Oggi, qualche secolo fa, nel 1874 un gruppo di artisti con idee nuove e tante incertezze fremeva per l’arrivo di una mostra che avrebbe cambiato gli esiti della storia dell’arte. Il 15 Aprile di quell’anno infatti veniva inaugurata la prima mostra impressionista a Parigi, destinata a sollevare non poche polemiche, ma anche a lanciare alcune tra le opere più amate e celebrate di tutti i tempi.
La prima esposizione nello studio di Nadar
E’ il 15 Aprile del 1874 quando, al civico 35 di Boulevard Des Capucines a Parigi, un gruppo di artisti espone delle opere nuove e dirompenti. Lo spazio di questa mostra, non è il canonico museo, ma uno studio fotografico. E’ lo studio di Gaspard- Félix Tournachon, meglio noto con lo pseudonimo di Nadar che per primo crede in quei quadri così nuovi e offre gratuitamente il suo spazio di lavoro per alcuni artisti emergenti. I pittori si presentano sotto il nome di “Societé Anonyme” e tra di loro ci sono alcuni dei grandi maestri dell’arte.
Monet, Degas, Sisley, Morisot, Renoir e molti altri, espongono le loro opere proprio qui, ma perché? Come spesso accade con le novità, le opere di questi artisti, che decidono di rompere con la tradizione pittorica ufficiale, non vengono comprese e sono accolte con grande polemica. Il nome stesso degli Impressionisti, è una sorta di vezzeggiativo. Monet presenta infatti un quadro intitolato Impression soleil levant e il critico Louis Leroy inizia a parlare di Impressionnisme, riferendosi proprio al carattere non finito e vago delle opere di questo movimento.
Dal rifiuto al successo
L’epiteto derisorio diventa ben presto il nome del gruppo. Nonostante ogni artista aggiunga dettagli soggettivi alle opere, c’è uno stile comune che lega tutti. Le nuove considerazioni sulla pittura, alla luce della scoperta della fotografia, portano i pittori ad abbandonare le tendenze realiste del tempo, per immergersi in opere più emotive. Le scoperte sul colore portate avanti da Eugène Chevreul, guidano gli Impressionisti verso sperimentazioni meno grafiche. I colori vengono accostati tra loro quasi saturi, creando effetti ottici innovativi.
Infine anche lo studio della luce e delle ombre viene reinventato. I pittori escono dalle loro botteghe per dipingere en plein air, all’aria aperta. Spesso i soggetti sono paesaggi e i preferiti anche quelli con dell’acqua, che li abbaglia con i suoi giochi di riverberi. Proprio per la necessità di dipingere all’aria aperta, spesso le tele di fanno più piccole e nasce il colore in tubetti, facile da trasportare in giro. Quel gruppo di Refusés, che tanto viene criticato all’epoca, costituisce oggi uno dei nuclei di artisti tra i più amati e celebrati dell’arte moderna.
Claudia Sferrazza
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