La pittura come gioia di vivere, questo è quello che vuole trasmettere Pierre-Auguste Renoir, un eccelso artista, troppo spesso trascurato. Con la rivoluzione pittorica dell’Impressionismo, la tradizione artistica cambia improvvisamente, lasciando non poco interdetta la critica. Le taches di colore denso, la pittura en plein air e quella magia pittorica che oggi incantano pressoché il mondo intero, hanno tenuto impegnati i pittori del XIX secolo nello sviluppo di una nuova poetica. Pierre-Auguste Renoir non è un’eccezione. Si misura anche lui con l’Impressionismo, ma il viaggio in Italia nel 1881, mette in crisi il suo stile e stravolgerà tutta la sua produzione matura.

Renoir e l’Impressionismo

Dalla provincia francese, Renoir arriva a tre anni a Parigi, accompagnato dal padre, un sarto in cerca di lavoro nella capitale. Si mostra incline alla pittura sin da adolescente, quando rende sbalorditive persino le decorazioni delle ceramiche prodotte nella bottega che lo ha assunto. Le porcellane prendono vita sotto le sue minuziose pennellate e papà si convince a segnarlo a un corso di pittura serale.

Da lì il passo è breve. Nel 1862 Renoir entra nella Scuola di Belle Arti e perfeziona anche la tecnica del disegno, che nella sua seconda fase produttiva ricopre un ruolo centrale. Come per molti suoi colleghi, le sue prime opere impressioniste sono rifiutate dalle esposizioni ufficiali. La critica detesta quelle pennellate confuse, approssimative e quei colori così vivaci e squillanti da far girare nella tomba i grandi maestri del passato. Ma in fondo si sa, le grandi rivoluzioni sono spesso difficili da accettare.

Pierre-Auguste Renoir, La Grenouillère, 1869. Photo credits: web.
Pierre-Auguste Renoir, La Grenoiullière, 1869. Photo credits: web.

Renoir e il sodalizio con Monet

Il Café Guerbois nella Parigi impressionista è più o meno il centro del mondo. Tra la miriade di artisti e intellettuali che qui si possono incontrare c’è anche il più chiacchierato del tempo: Claude Monet. Il sodalizio che Pierre-Auguste Renoir stringe con lui si forma però anche questo come la loro pittura, en plein air. I due dipingono spalla a spalla infatti alla Grenouillère, un ristorante all’aperto sull’isolotto di Croissy, che ramifica in due corsi la Senna.

Nel 1869, i due compagni si cimentano nella riproduzione di questo luogo così perfetto per le tematiche impressioniste e mostrano le loro iconiche differenze. Renoir da sempre è attratto dalla rappresentazione delle figure umane all’interno della scena, specialmente da quelle femminili, quasi un’ossessione che torna nella lunga serie delle Bagnanti. Monet invece crea una sintesi generale, un connubio quasi tra paesaggio e soggetti stanti, cristallizzati nelle sue ampie pennellate.

Pierre-Auguste Renoir, Bagnante seduta, 1883. Photo credits: web.
Pierre-Auguste Renoir. Bagnante seduta, 1883. Photo credits: web.

La svolta italiana

Qualcosa però è destinato a cambiare nella pittura di Renoir. Nel 1881 infatti, l’artista lascia la Francia e parte per un lungo viaggio che lo porta in Italia, passando per Napoli, Roma, Venezia e molti altri posti. Vedere le opere dei grandi maestri italiani dal vivo, rappresenta per gli artisti di tutti i tempi, un’esperienza quasi mistica e in ogni caso estremamente significativa per il loro lavoro.

Quando Renoir vede le Stanze Vaticane affrescate da Raffaello ha come un’illuminazione. Quella che chiama “saggezza” compositiva del maestro cinquecentesco infatti, mette in discussione la spinta impressionista, ormai quasi esaurita negli anni. La sua riproduzione di immagini fatta di istantaneità, movimento e frenesia, perde di interesse di fronte allo studio e alla compostezza di Raffaello. Un’opera emblematica di questa svolta è Bagnante seduta (1883), nella quale Renoir attenua la composizione, ridefinisce il disegno e si cimenta in un classicheggiante panneggio. Così dopo anni intensi, il suo stile cambia definitivamente, ponendo fine alla produzione di uno dei più grandi artisti di sempre.

Claudia Sferrazza

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