Secondo i dati dell’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), aggiornati all’anno scorso, il numero di italiani che sono residenti all’estero sono circa 6 milioni, circa il 10,1% dei quasi 59 milioni di italiani residenti in Italia, circa il 91% in più rispetto ai dati del 2006.
A gennaio 2023, secondo i dati dell’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), sono stai registrati quasi 6 milioni gli italiani residenti all’estero, circa il 10% della popolazione attuale con un incremento, dal 2006 a oggi, di circa il 91% totale della popolazione italiana residente fuori dai confini. Numeri molto importanti, con le donne aumentate fino al 99,3%, i minori del 78%, gli anziani over 65 del 109,8%, il 175% in più dei bambini italiani nati all’estero, il 144% nelle acquisizioni di cittadinanza e il 44,9% delle partenze per espatrio.
Il “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes vede anche un calo dello 0,2 annuo dei residenti in Italia mentre la comunità italiana all’estero continua a espandersi, lenta ma inesorabile. Sono, quindi, tanti i nostri connazionali all’estero che hanno deciso di provare questa avventura, tanti giovani, tanti laureati e post laureati, che hanno voglia di mantenere saldo il contatto con la propria terra. Contatto che, grazie alle tante piattaforme on-demand che è possibile trovare in rete o sul proprio smartphone, c’è anche attraverso l’intrattenimento e, perché no, anche con i siti di casinò italiani.
I nostri amici emigrati, infatti, possono giocare con siti italiani, a volte anche senza dover usare una VPN, e sentirsi più vicini a casa, trascorrendo del tempo di qualità sui tanti portali legali che si possono trovare in rete. Facciamo sempre in modo, anche attraverso controlli più che accurati, di avere a che fare con siti concessionari a distanza che siano, quindi, sotto l’egida dell’Agenzia Dogane e Monopoli , l’ente di Stato posto a verifica di quelle che sono le normative legate al gioco in Italia.
Un’emigrazione differente da quella dei primi del Novecento
Quando si parla di emigrazione si ha sempre quell’idea, certamente antiquata, di navi stipate di persone, in viaggio per le Americhe, analfabeti, poveri, con le valigie di cartone. Lo stesso pensiero che si può fare nella seconda ondata migratoria, quella che, negli anni Cinquanta e Sessanta, ha portato tanti giovani del sud a cercare fortuna nel nord più industrializzato. Anche lì poca cultura, pochi soldi, tanta speranza e treni notturni comprati con i risparmi di una vita. Adesso, gli italiani che provano l’esperienza all’estero sono, sì, per la maggior parte del Sud Italia (circa il 46% del totale) ma sono giovani con un diploma, con un mestiere fatto e finito, con una laurea, con un dottorato, i “cervelli in fuga” di cui ogni tanto sentiamo parlare.
Tanti giovani, quindi, che cercano condizioni lavorative migliori, opportunità di crescita con stipendi adeguati a quella che è la vita di là. In Italia, purtroppo, con la crisi economica che, da anni, affossa un po’ i sogni lavorativi di tanti, è molto più difficile ricevere un buono stipendio e, con quello stipendio, vivere dignitosamente. Speriamo che, con il passare del tempo, si possa ritrovare dignità e si possano creare opportunità lavorative degne di nota che permettano, ai tanti giovani, di poter restare nella propria città, senza sperare di trovare fortuna altrove.