Quarti di finale di Champions League: cosa dobbiamo aspettarci dalle magnifiche otto?

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Ci siamo. Domani si giocherà la giornata pre-pasquale di Serie A, dopodiché, scartato l’uovo, sarà il tempo di concentrarsi sulle emozionanti sfide dei quarti di finale di Champions League. Come arriveranno le magnifiche otto all’appuntamento?

Cominciamo dal replay della scorsa finale: Juventus-Real Madrid. I bianconeri, notoriamente e per stessa ammissione di Allegri, arrivano al periodo di marzo/aprile al massimo del loro splendore e giocano un calcio molto votato alla fase difensiva e alla ricerca della vittoria con il minimo sforzo. Se, da un lato, questo aiuta a preservare le energie nel corso dei 90 minuti, dall’altro ha spesso comportato un eccessivo abbassamento della linea difensiva a protezione dell’eventuale e momentaneo vantaggio nel risultato. In piena emergenza infortuni, con conseguente “spremuta” di forze in alcuni uomini, e con gli squalificati Benatia e Pjanic, Allegri dovrà scegliere quale dei tanti moduli dovrà vestire la sua squadra in campo. La Juventus gioca indifferentemente con il 4-3-3, il 4-2-3-1, l’albero di Natale, il 3-5-2 e il 4-4-2, modificando all’occorrenza la posizione dei giocatori tra fase offensiva e difensiva. Data proprio l’assenza del bosniaco è difficile immaginare un centrocampo a due; più probabile vederlo almeno a tre. Passando ai doppiamente campioni in carica, quello che maggiormente contraddistingue il Real Madrid è la preparazione atletica dei suoi uomini, che ha consentito a Zizou di arrivare all’appuntamento con la squadra in piena salute e senza infortuni. Favorito da una rosa vasta e ricca di talento, l’ex giocatore di entrambe le squadre ha la possibilità, più volte sfruttata nel corso della stagione, di modificare lo schieramento dei propri giocatori in campo per adattarlo all’avversario che si è trovato di fronte. Senza dimenticarci poi che, a -15 dalla vetta della Liga, i galacticos hanno ormai come unico obiettivo stagionale la coppa dalle grandi orecchie. Unico timore per i madrileni può essere rappresentato dai precedenti, nei quali in doppia sfida hanno quasi sempre soccombuto ai bianconeri.

L’ultimo e, per i tifosi della Signora, triste precedente fra Juventus e Real Madrid vede i galacticos trionfare nella scorsa finale di Cardiff

L’altra e attesissima sfida fra Italia e Spagna vede contrapposte le compagini di Barcellona e Roma. L’ultimo precedente fra le due squadre, risalente alla fase a gironi dell’edizione 2015-16, risulta essere impietoso per i giallorossi. Dopo l’1-1 dell’Olimpico, con l’indimenticabile eurogol di Florenzi, i blaugrana si impongono al Camp Nou con un tennistico risultato di 6-1. Oggettivamente improbabile una nuova umiliazione. Il modulo base di Di Francesco è il 4-3-3, che diventa 4-5-1 in fase di non possesso. La maggior parte della azioni parte naturalmente dalla fasce, che sono il vero punto di forza dei capitolini. Ciò a cui dovranno stare molto attenti gli interpreti in campo sono le verticalizzazioni, che la Roma sembra aver sofferto più di una volta nel corso della stagione e che possono rappresentare un importante sbocco verso l’area di rigore per giocatori del calibro di quelli che si troveranno di fronte. Per il resto, la Roma ha quasi sempre ben figurato nei match clou di quest’annata, il che può far sperare in un’inaspettata qualificazione in semifinale di Champions League. Inutile soffermarsi sul talento dei singoli giocatori catalani; guardiamo invece un’importante statistica: il Barcellona ha subito solo due gol in questa edizione della Champions League e non può essere un caso. L’idea di fondo è quella di non subire reti perché, prima o poi, qualcuno dei suoi marziani lì davanti provvederà a portare il vantaggio. In casa non sbaglia quasi mai e, al pari del Real Madrid, gode di una rosa ampia e con talento da vendere, che gli consente di cambiare disposizione in campo in base all’avversario.

Alessandro Florenzi si accinge a calciare il pallone del suo eurogol (photo credits: corriere.it)

Trasferiamoci in Inghilterra e commentiamo il derby Liverpool-Manchester City. I citizens sono ormai padroni indiscussi in patria e possono dedicarsi anima e corpo all’Europa. Guardiola è un allenatore a cui di certo non manca esperienza al riguardo, ma anche Klopp non è certamente uno con cui scherzare. Sarà un match interessante perché le filosofie di gioco dei due allenatori sono molto diverse. Il primo, da sempre, punta al dominio sul campo tramite il possesso palla, il secondo ha impostato la proprio squadra in chiave di contropiede. In più il suo Liverpool è l’unica squadra ad aver vinto contro il City in quel rocambolesco 4-3 di metà gennaio in Premier League.

Ultimo match, sulla carta il più scontato, quello fra Siviglia e Bayern Monaco. Più del City, il Bayern è prossimo a qualificarsi campione in patria ed ha la mente libera per concentrarsi interamente alla Champions League. Oltre che del primato in classifica in Germania, i tedeschi possono vantare uno score positivo con due sole sconfitte in tutta la nuova gestione Heynckes nonché una capacità di adattamento a tutte le situazioni grazie ad un’ampia rotazione degli interpreti di gioco. La Cenerentola Siviglia di Montella, dopo l’impresa all’Old Trafford, parte comunque sfavoritissima contro una delle squadre che negli ultimi anni ha sempre fatto tremare tutti i suoi avversari. Il suo 4-2-3-1 con tanto possesso palla fa spesso fatica in campionato e soffre la poca prolificità in attacco. Per l’ex allenatore del Milan sarà davvero un’impresa, ma in fondo anche l’essere arrivati a giocare i quarti di finale di Champions League può considerarsi un successo.