Cinema

“Quarto potere”, il magnifico esordio di Orson Welles

Nel 1939 Orson Welles ha soltanto 24 anni. La casa di produzione cinematografica RKO vuole assoldare ad ogni costo l’enfant prodige. Solo l’anno prima, Welles aveva terrorizzato l’America con la sua riduzione radiofonica de “La guerra dei mondi” di H. G. Wells; gli spettatori, presi dal panico, avevano realmente creduto che la Terra fosse vittima di un’invasione da parte dei marziani. Il contratto è il più vantaggioso mai offerto fino ad allora da una produzione di Hollywood: Welles, nei panni di regista, protagonista, sceneggiatore e produttore, ottiene il controllo artistico totale sui film da produrre con la RKO, assieme a un assegno di 50.000 dollari e il 20% degli incassi. Un accordo impensabile, dato che il ventiquattrenne non ha ancora mai girato un lungometraggio.

Il suo film d’esordio, scritto a quattro mani con lo sceneggiatore Herman J. Mankiewicz (protagonista del recente “Mank“), è un soggetto originale, oltre che scomodo. Welles intende raccontare l’ascesa e la caduta di un magnate della stampa, ispirandosi alla figura del tycoon William Randolph Hearst. Il potentissimo Hearst, il quale indirizza a suo piacimento i media americani, farà di tutto per impedire l’uscita del film (per fortuna senza successo).

La vita di Charles Foster Kane

Il titolo originale, “Citizen Kane“, centra l’attenzione sul protagonista della pellicola, il miliardario Charles Foster Kane (interpretato dallo stesso Welles). Una figura titanica, come presentata dal cinegiornale che all’inizio del film dà l’annuncio della sua morte: amato, odiato, sognatore, dispotico e fin troppo influente. Un mistero grava sui suoi ultimi istanti di vita, l’unica parola pronunciata da Kane in punto di morte: “Rosebud“.

Quarto potere” è il racconto di un’indagine a partire dalle ultime parole di un uomo morente: una persona così famosa da non essere, in realtà, mai stata conosciuta da nessuno. Attraverso la testimonianza di cinque personaggi vicini al magnate in vita, Welles circonda il suo Charles Foster Kane di fascino e ambiguità. Kane è un prisma che cambia faccia ad ogni angolazione, alimentando il dubbio su chi sia realmente stato. Nella storia del cinema esiste un prima e un dopo “Citizen Kane“: il montaggio innovativo, la profondità di campo della fotografia di Gregg Toland, la sapienza narrativa del giovanissimo Welles esplodono sullo schermo. Ciò che rimane di Charles Foster Kane è la parabola grandiosa di uomo potente, ricchissimo e, nonostante ciò, tremendamente solo. Una solitudine così tragica da averlo spinto a comprare il mondo intero per poterla alleviare. Fallendo.

Davide Cossu

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