“Ristoranti aperti ma tavoli vuoti”, la crisi delle imprese che vivono un nuovo lockdown

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Di Redazione Metropolitan

Si chiude con un bilancio negativo il primo giorno di super Green Pass per le imprese nel campo della ristorazione. Nonostante la riapertura, i tavoli rimangono vuoti, stimando che la categoria continuerà ad essere fortemente compressa. Il presidente di Tni Italia dichiara: “Senza aiuti fioccheranno i licenziamenti”

I ristoranti chiedono l’aiuto del governo

Continuano ad essere in crisi la categoria dei ristoratori che nel primo giorno di super Green Pass si sono ritrovati aperti ma con pochissime entrate.
Assenti non solo i non vaccinati, che non potrebbero usufruire del servizio senza certificazione verde, ma anche i turisti, un altro settore fortemente danneggiato dalla pandemia.
La situazione è stata simile anche per quanto riguarda i vaccinati però, a causa dello stato di quarantena e isolamento in cui si trovano molte famiglie.

Uno scenario tragico per la ristorazione che non auspica a migliorare ma anzi c’è motivo di credere che rimarrà fortemente compromessa anche a livello economico.
In merito a questo il Tnt Italia dichiara: “Mediamente da oggi le imprese della ricettività e della ristorazione perderanno una nuova fetta del loro fatturato: un -20 per cento ulteriore che si va a sommare al -40 per cento perso da Natale in poi.”

Aumentano le perdite, dimostrando che non è bastato riaprire per cominciare a risollevarsi dal punto di vista economico, ma che si può vivere un altro tipo di lockdown e di crisi che bisogna arrestare con ogni mezzo.
Si cerca l’aiuto del governo per evitare licenziamenti che altrimenti sarebbero inevitabili nelle aziende.
Siamo al disastro economico. Per questo torneremo con una delegazione a Roma, per un presidio, mercoledì a partire dalle 12, in piazza dei Santi Apostoli.” Sono le parole di Raffaele Madeo, presidente di Tutela Nazionale Imprese (Tni), che conclude: “Il Governo deve intervenire con misure urgenti.”

Un’iniziativa che si sta diffondendo in tutta Italia e che ha uno scopo ben preciso, non solo farsi ascoltare dai vertici, ma l’associazione punta a “cassa integrazione Covid, credito d’imposta perché ha locali in affitto e la moratoria sui finanziamenti”.
Viene ricordato come molte imprese si sono ritrovate costrette a chiudere e come migliaia di persone siano state licenziate, un pezzo di storia che sarà costretto a ripetersi se non si interverrà subito.
All’Ansa il direttore generale della Fine (Federazione Italiana Pubblici Servizi), Roberto Calugi, spiega appunto: “Solo nel 2020 hanno chiuso in Italia 20mila aziende tra i pubblici esercizi e nel 2021 ne stimiamo altrettante. Mancano i turisti, il ritorno dello smart working impatta e le attività chiudono. E a questo vanno aggiunte le chiusure temporanee a causa di Covid o quarantene” e continua “Stiamo chiedendo al governo almeno la proroga della Cig Covid.”

Una situazione che sembra preoccupare molto di più nei grandi centri, come spiega Calugi, piuttosto che nei piccoli quartieri dove la situazione rimane un po’ più stabile.
Il ritorno allo smart working, le discoteche chiuse, la crisi del turismo, sono tutti fattori che continuano a danneggiare le imprese competenti. A Roma ad esempio sono precipitate le riduzioni del tempo di lavoro a causa delle quarantene e dell’isolamento dei lavoratori. Si tratterebbe del “15% circa dei pubblici esercizi. Il 4%, 600, stimiamo abbia dovuto chiudere temporaneamente per gli stessi motivi.” Lo riporta Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti di Roma, che parla anche del calo dei consumi “della semplice tazzina del caffè, con 30% in meno di consumi rispetto alla media. Questo per un mix di fattori, dalla paura di entrare nei locali all’aumento dello smart working fino ai contagi”.

Un nuovo lockdown per le imprese che rischia di danneggiarle molto di più e in modo permanente se non si riesce ad agire in modo tempestivo e se non si è disposti ad ascoltare le richieste dei lavoratori.

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