
Quando uscì nel 1996, Scream divenne immediatamente un successo. Siamo di fronte a uno slasher fortemente innovativo poiché, cambiando la generazione di adolescenti a cui è rivolto, cambia anche il campo e il modo di agire del serial killer.
La tecnologia ha infatti introdotto il telefono cordless e i cellulari, strumenti utilissimi affinché i giovani del periodo si tenessero in contatto tra di loro e di cui l’immaginario cinematografico dell’epoca è saturo. Ed è proprio il telefono che diventa l’arena in cui Ghostface, il cattivo della vicenda, agisce, seminando il panico tra i ragazzi.
Tramite delle chiamate infatti crea un terrore psicologico che è privato di un senso importante: la vista. Le vittime infatti sono osservate ma non sanno da dove la minaccia può provenire: ciò acuisce la loro paura ed è una riflessione ante litteram sulle potenzialità ma anche i rischi della tecnologia.
Il villain di Scream è anche ispirato a un killer realmente esistito, ovvero Danny Rolling, lo squartatore di Gainesville, che nei primi anni ’90 uccise e mutilò cinque studenti della cittadina in Florida, crimini che gli valsero la pena di morte per iniezione letale avvenuta nel 2006.
Chiara Cozzi
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Ph: cinematographe.it