Robert Frost, l’eterno poeta della natura

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Di Giusy Celeste

Robert Frost, l’eterno poeta della natura. Tra gli autori dimenticati in Italia c’è lui, Robert Frost, uno dei più importanti poeti americani. La sua maggiore qualità era quella di catturare la vita di un paesaggio nel verso di una poesia, permettendo così alla natura di esprimere i suoi sentimenti intrinseci lasciando un segno indelebile ed eterno nella storia poetica mondiale.

La vita e la poetica di Frost: una simbiosi eterna

Robert Frost nacque a San Francisco il 26 Marzo 1874 da madre scozzese e padre discendente di una importante famiglia di coloni stabilitisi nel New Hampshire nel 1634. La sua esistenza fu piena di lutti e tragedie che segnarono il suo animo sensibile e la sua poetica. Ad undici anni, infatti, perse il padre il quale lasciò nel testamento solo otto dollari costringendo la famiglia a trasferirsi dalla California al Massachusetts.

Si iscrisse al Dartmouth College ed in seguito ad Harvard senza mai laurearsi. Dopo aver svolto numerosi lavori (calzolaio, insegnante ed editore) si sposò nel 1895 con Elinor Miriam White, esattamente un anno dopo la stesura della sua prima poesia dal titolo “My Butterfly”. La moglie sarà per tutta la vita la sua più importante fonte di ispirazione. Nel 1900 la madre di Frost morì di cancro e nel 1920 sua sorella fu da lui mandata in un ospedale psichiatrico dove morì dopo nove anni. Come sua mamma anche lui soffrì di depressione così come anche sua moglie. Frost ebbe 6 figli; tra questi solo due assistettero alla sua morte. Il primo, Elliot, morì di colera; la terza, Carol, suicida; la quinta, Marjorie, di febbre puerperale e l’ultima Elinor Bettina morì tre giorni dopo la nascita.

Sebbene la sua biografia sia tutt’altro che felice le sue liriche contengono dolcezza e speranza mediante la presenza di immagini legate alla flora boschiva, in particolare ai paesaggi naturali del New England. Il metro utilizzato è il giambico libero, fondamentale per la creazione del ritmo tipico delle sue rappresentazioni poetiche; le sue immagini, infatti, trovano totale espletazione nel movimento derivante dall’alternanza ritmica. Nonostante l’utilizzo di una forma tradizionale può essere considerato un unicum del suo tempo, completamente staccato dalle mode letterarie. Alcuni lo considerano come il discendente del romanticismo Wordswothiano, con elementi trascendentalisti che lo legano a R.W. Emerson ed Emily Dickinson.

Nel 1912 egli si trasferì in Inghilterra e strinse amicizia con il poeta Ezra Pound che fu d’aiuto per la pubblicazione dei suoi lavori. Tra il 1924 e il 1943 ricevette ben quattro Premi Pulitzer e successivamente la medaglia d’oro del Congresso, ma mai il Premio Nobel nonostante le sue candidature. Si spense nel 1963 onorato dalle glorie dei suoi colleghi tra cui Wystan Hugh Auden: “Era duro, irriverente con la vita…Era duro ma non si è mai risparmiato…Fortunatamente per noi, ha avuto il tempo di forgiare la sua grandezza”. Si tratta della storia di un uomo legato alla vita nonostante le numerose tribolazioni, un uomo che ha reso le sue debolezze e fragilità elementi di bellezza poetica inaudita. Un “innamorato del mondo”, come si definirà lui stesso nell’epitaffio presente sulla sua lapide, “ma in lite con esso”.

Giusy Celeste

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