fotoeweb.it

“Sembrava un bambolotto, un bambolotto…”, esordisce. E racconta la tragedia di una straziante mattina sul Tevere, quando dalle acque torbide – in un tratto del fiume poco frequentato – è emerso un corpicino senza vita. E’ il mistero di un macabro ritrovamento, opera di un ignaro pescatore, ancora sconvolto dall’esperienza che mai più potrà dimenticare.

“Era una normale e assolata mattinata come tante: qualche ora di pesca con l’amico di sempre e poi il rientro a casa”, racconta singhiozzando l’anziano Raffaele, ancora sotto choc per ciò che hanno visto i suoi occhi.

“Sono anni che vengo quì, conosco questo posto meglio di chiunque altro”, continua. “Ho capito subito che c’era qualcosa di strano, ho visto quel corpicino trasportato dalla corrente dirigersi sempre più vicino a noi… Una cosa orribile…”.

Attimi concitati, poi l’allarme

IL Tempo

Attimi concitati, poi è scattato subito l’allarme. Per recuperare il cadavere della piccola neonata è stato necessario l’intervento di una squadra di sommozzatori dei vigili del fuoco. Anche loro, purtroppo “abituati” a scene del genere, non hanno potuto trattenere le lacrime di fronte all’accaduto.

Adesso bisognerà attendere l’esito dell’autopsia, che avverrà non prima della prossima settimana, per stabilire se la piccola sia stata gettata al fiume già morta oppure se sia stata soppressa e poi nascosta fra le acque putride del Tevere, in forza di un disegno criminale premeditato.

Il magistrato Vincenzo Barba ha intanto aperto un fascicolo per omicidio e le indagini sono seguite dal comando dei carabinieri di Ostia.

Infanticidi in Italia, una triste realtà

Sono circa 243 i bambini uccisi negli ultimi dieci anni nel nostro Paese.

Un dato allarmante che spesso non trova l’opportuna attenzione. Ancora più inquietante il dato che emerge da alcuni studi, che segnalano come i principali accusati e spesso colpevoli siano proprio i genitori. Violenze che si consumano tra le mura domestiche. Il posto per eccellenza più sicuro per un bambino si trasforma così in un incubo senza via d’uscita.

La legge sull’anonimato

Napisan

Spesso la paura, la vergogna, il sentirsi sole, spinge molte donne ad abbandonare o ancor peggio a procurare la morte del nascituro. Eppure forse non tutte sanno che esiste una legge apposita per partorire in totale anonimato, lasciando così che il piccolo o la piccola appena venuti al mondo possano trovare amore là dove non è stato possibile.

In passato questa possibilità era offerta dalle cosiddette Ruote degli Esposti, delle semplici ruote appunto, messe a disposizione in conventi e monasteri, dove i neonati non desiderati (oppure ai quali non potevano essere garantite le attenzioni meritate), venivano lasciati in silenzio per poi essere dati in adozione. Oggi la legge fornisce un ulteriore aiuto a tutte quelle mamme che non possono, per qualsiasi motivo, restare accanto al proprio figlio.

Il DPR 396/2000, articolo 30, consente alla mamma di non riconoscere il bambino,e di lasciarlo nell’ospedale dove è nato, affinché sia assicurata l’assistenza e la tutela giuridica che lei non è in grado di fornire.

Dal momento preciso in cui la madre sceglie di avvalersi di tale diritto, scatta una segnalazione al Tribunale dei Minori, che dà il via per la procedura di adozione. Una nuova vita, quella che purtroppo è stata strappata a questa piccola stella.