La Roma vince agevolmente il derby della Capitale contro la Lazio dando una leggera, ma fondamentale, continuità al trend positivo: dopo aver massacrato il Frosinone (4-0), i giallorossi regolano 3-1 i biancocelesti di Inzaghi che, alla vigilia del match, recitavano il ruolo dei favoriti. 

La rivalità cittadina che alberga a Roma, lo sappiamo, è fonte di preoccupazione da ambo le parti: una vittoria nel derby può elevare una compagine alle stelle mentre una sconfitta, non importa il tipo di campionato generato fino a quel momento, potrebbe rovinare tutto il buon lavoro fatto. Un’improvvisa ventata fresca in una torrida giornata estiva oppure un buco in un’opera d’arte meravigliosa ed impegnativa. L’eco del derby romano riecheggia beffardo nello sviluppo della stagione: chi porta a casa la vittoria è consapevole di aver messo basi solide per il futuro, chiamatela “polizza assicurativa sull’autostima”. Cosa succede quando la vincitrice del derby coincide con la squadra che, forse frettolosamente, recitava il ruolo di vittima sacrificale? Vi dirò di più: cosa succede quando la compagine in difficoltà rivendica la supremazia cittadina grazie alle giocate dei calciatori più criticati? L’apoteosi romanista. 

La gioia dei calciatori della Roma dopo il 3-1 siglato da Fazio (foto dal web)

Nelle incantevoli favolette della buonanotte che ci propinavano prima di cadere, placidamente, nelle braccia di Morfeo per la somma gioia dei nostri genitori, l’eroe dopo varie peripezie sconfiggeva sistematicamente il cattivone di turno fertilizzando il nostro senso di giustizia. A volte, il risolutore finale recitava il ruolo dell’eroe insospettabile, quello che dopo numerosi fallimenti fragorosi si conquistava la moneta luccicante del riscatto con una singola azione positiva ben riuscita. Ieri, nel coloratissimo scenario dello stadio Olimpico, si è sviluppata una trama difficilmente pronosticabile: la Roma dei criticati batte nettamente la Lazio (LEGGI LA CRONACA DI ROMA-LAZIO) dei calciatori esaltati. Incredibilmente fiabesco, non vi pare? Invece no. È la vita reale che è riuscita, con il suo violento pugno, a destare dal torpore una città intera. I pronostici, questo lo sappiamo tutti, possono essere sovvertiti da chi ha la buona volontà di farlo ed il derby di sabato scorso ha certificato, clamorosamente, questa assoluta verità. La squadra di mister Di Francesco ha costruito la netta vittoria contro la Lazio di Inzaghi sulle macerie di una squadra che, solo qualche mese fa, sedeva all’esclusivo tavolo delle migliori quattro d’Europa.

Avvio di campionato stentato (per utilizzare un eufemismo) con due vittorie, due pareggi e due sconfitte brucianti in virtù di prestazioni scialbe e crisi aperta in quel di Trigoria. La gara contro i lanciatissimi biancocelesti era il primo, inderogabile, spartiacque della stagione: uscire sconfitti dalla stracittadina poteva decretare la morte sportiva dei capitolini. Come squadra, staff tecnico e dirigenziale e singoli. Proprio i singoli nell’occhio del ciclone, però, sono riusciti a risollevare una società in piena difficoltà scacciando, forse definitivamente, le nuvole temporalesche che imperversavano sui giallorossi. I singoli hanno un nome ed un cognome, ovviamente. I singoli, probabilmente, sono la vera vittoria del tecnico abruzzese. Dopo un inizio titubante o, addirittura, nell’anonimato della panchina, gli eroi inattesi hanno snudato i denti ed affilato gli artigli nell’occasione più delicata: ecco chi potrebbe aver voltato in positivo la stagione della Roma…

L’abbraccio giallorosso dopo la punizione di Kolarov (foto di LaStampa)

PELLEGRINI:
Lorenzo Pellegrini è il manifesto della rinascita dei calciatori romanisti criticati. Prestazioni negative a profusione (anche in Nazionale) per il centrocampista ex Sassuolo trasformate, con un colpo di spugna ristoratore, in una gara da incorniciare. Forse, la miglior prestazione di Pellegrini con la maglia della squadra che prima lo ha cresciuto e poi coccolato dopo il suo ritorno dalla provincia dorata dei neroverdi. Non era assolutamente facile per il numero sette giallorosso: le scelte iniziali di mister Di Francesco, infatti, lo avevano escluso dall’undici titolare in favore di un centrocampo muscolare e di Javier Pastore. Proprio l’infortunio patito dal calciatore argentino, getta nella mischia Pellegrini: il suo ingresso è la chiave di volta del match. Il goal di tacco che sblocca il match, pensate, è la giocata meno spettacolare della grande partita del centrocampista: pressing asfissiante su Leiva, palloni recuperati, provoca il fallo sulla punizione magistrale di Kolarov e recapita sulla testa di Fazio il pallone del definitivo 3-1. Partita pazzesca di un calciatore che, fino al derby, sembrava slegato dal contesto. Sulla sponda giallorossa del Tevere stava serpeggiando, da giorni, una domanda assassina: “È un calciatore da Roma oppure è adatto solo per le piccole realtà?” Da oggi, lo sappiamo. 

Il tacco risolutore di Pellegrini (PHOTO CREDITS: Corriere dello Sport)

KOLAROV:
Altro giro, altra corsa. L’avvio balbettante di Kolarov, dopo aver disputato un’ottima stagione lo scorso anno, aveva intristito molti tifosi romanisti. Il terzino serbo, infatti, fu uno dei segreti della fantastica cavalcata in Champions League della Roma e la sua esperienza forniva uno degli ultimi baluardi giallorossi nei periodi di magra. Il derby, però, ha ripristinato le vecchie abitudini per la gioia di tutti i supporters capitolini: granitico, attento e decisivo, l’ex calciatore della Lazio ha il merito di spedire in fondo al sacco la punizione del nuovo vantaggio giallorosso. Punizione che pesava tantissimo, non dimentichiamolo: il grave errore di Fazio, infatti, aveva rimesso in linea di galleggiamento i rivali già arresi all’inevitabile possibilità di incassare il doppio svantaggio a breve giro di posta. Kolarov non ci sta, si traveste da acchiappafantasmi scaricando tutta la frustrazione accumulata nella porta che risiede sotto la Curva Sud. Partita nuovamente (e meritatamente) nelle mani della Roma che soffoca, sul nascere, qualsiasi moto rivoluzionario della banda Inzaghi. Dittatoriale ed energico: è tornato il terzino di ferro. Finalmente.

Passato sullo sfondo, presente nel cuore: Kolarov si è ripreso la Roma (foto Alfredo Falcone – LaPresse)

SANTON:
Monchi fu aspramente criticato, l’ex Inter vessato d’insulti prima di sbarcare a Fiumicino per iniziare l’avventura con il suo nuovo club, la Roma. Questa è la storia di un professionista esemplare messo alla berlina perché, senza alcuna colpa, è rientrato nell’affare di calciomercato che ha portato Radja Nainggolan all’Inter, dal nemico numero uno di un ex capitano: Spalletti. Dopo aver sfoggiato una buona prestazione contro il modesto FrosinoneDavide Santon si è preso le luci della ribalta nel derby contro la Lazio: gamba, solidità, precisione nelle chiusure difensive, qualità nella fase offensiva e tanto, tantissimo cuore. La scelta dell’ex mister del Sassuolo è felicissima: lo spostamento di Florenzi nei tre trequartisti dietro Dzeko, favorisce l’equilibrio chiamando in causa l’ex pupillo di Mourinho, mica uno qualsiasi. Santon, di professione terzino di ruolo, snocciola una prestazione caparbia che culmina con la presa della punizione che decreterà il 3-1 in virtù della zuccata a centro area di Fazio. Da criticato oggetto misterioso, Santon si sta prendendo la sua porzione di Roma a fari spenti, senza far rumore: benvenuto nella Capitale, Davide. Una freccia in più nella faretra di Di Francesco

Davide Santon con la maglia della Roma (foto dal web)

FAZIO:
La difesa è il reparto più martirizzato della Roma, almeno nelle polemiche di questo inizio di stagione. Gli haters non hanno poi tutti i torti: la fragilità del reparto difensivo dei giallorossi ha permesso agli avversari di trovare, a volte con estrema semplicità, la via della rete decretando il magro bottino in campionato. Una tendenza sconosciuta, almeno nello scorso anno: la solidità del pacchetto arretrato (guidato straordinariamente da Alisson, Fazio e Manolas) era il perfetto mastice dei successi romanisti. Quest’anno, invece, i movimenti della difesa hanno lasciato a desiderare e le prestazioni dei singoli non hanno “quasi” mai convinto l’attento occhio dei tifosi. Sabato, invece, la linea difensiva che proteggeva Olsen sembrava reggere magnificamente all’onda d’urto laziale finché Fazio, sfortunato eroe negativo, ha deciso di addormentarsi sul pallone facilitando la corsa folle verso la porta di Immobile che, puntualmente, ha sfruttato la ghiotta occasione per riequilibrare un match che sembrava sepolto nelle sabbie giallorosse. Questa, però, non è una favola che lascia il retrogusto amaro dell’errore al valente eroe. Assolutamente no. Il “Comandante” argentino, infatti, si è riscattato dalla defaillance mettendo in rete, di testa, il magico cross di Pellegrini. Come nella più scontata delle fiabe a lieto fine: il protagonista in estrema difficoltà risolve le sue turbe grazie ad un’eroica azione. Tradotto: goal del 3-1 e chiusura del derby capitolino. Non male, alla fine…

Fazio abbracciato da Cristante (foto dal web)

Non possiamo stilare una menzione di merito per Eusebio Di Francesco, mister bistrattato dopo l’avvio di campionato balbettante della sua Roma: le scelte tattiche, le pedine schierate in campo hanno incartato le idee cristalline di Inzaghi determinando, senza mezze misure, la netta vittoria dei giallorossi sui più quotati rivali. Doveva essere una mattanza, si è trasformata nel godimento romanista. Il tutto, gentilmente offerto dagli uomini ombra di questa Roma. Eroi incompresi o dimenticati che, con le loro azioni poco eclatanti, potrebbero traghettare il club nelle tranquille acque della normalità. Una schiera di antieroi valenti per gettare uno sguardo verso un futuro migliore. Una vittoria nella vittoria per Di Francesco…

ANDREA MARI

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