In un periodo in cui la riflessione sul femminile sta tornando al centro dell’attenzione nella cultura pop, Rose Byrne è un nuovo volto dell’empowerment femminile: dopo una lunga carriera nel cinema, la star hollywoodiana torna sul piccolo schermo interpretando donne con una gran voglia di riscatto.

Percorrendo il tempo a ritroso, vediamo che le vie che che porteranno l’attrice alla fama mondiale hanno origine dall’altra parte del mondo: nata a Sidney nel 1979, prende parte a soli 15 anni alla sua prima produzione professionale in “Dallas Doll“. Ancora in Australia studia gender studies al college, si laurea in arte all’University of Sidney e nel 1999 si trasferisce negli States per studiare recitazione all’Atlantic Theatre Company di New York.

Rose Byrne, nuovo volto dell'empowerment femminile in tv, Credits: The Movie Database
Rose Byrne, nuovo volto dell’empowerment femminile in tv, Credits: The Movie Database

Rosy Byrne: una carriera cinematografica all’insegna della versatilità

Sempre nel 1999 Rose Byrne recita accanto ad Heath Ledger nel noir “Two Hands” di Gregor Jordan e l’anno successivo le verrà riconosciuto un posto d’onore nel mondo del cinema: per la sua interpretazione in “La dea del ’67” vince la Coppa Volpi come Migliore Attrice al Festival di Venezia.

Nel 2002 approda nel mondo delle produzioni americane con il suo primo ruolo ad Hollywood nel film “Star Wars Episodio II: Attacco dei cloni“, dove interpreta Dormè. Seguono numerosi ingaggi in film molto diversi fra loro, che le permettono di esplorare più generi: dal kolossal “Troy” (2004), al cinema d’autore di Sofia Coppola in “Marie Antoinette“, all’horror, alla commedia, per tornare poi alla fantascienza interpretando Moira MacTaggert nel reboot degli X-Men nel 2011 e nel 2016. Un curriculum che mette in risalto la sua versatilità e la voglia di non fossilizzarsi su un singolo genere cinematografico o una tipologia di ruolo.

Rose Byrne, nuovo volto dell'emancipazione femminile, Credits_ MyMovies.it
Rose Byrne, nuovo volto dell’emancipazione femminile, Credits: MyMovies.it

Rose Byrne sul piccolo schermo: verso un modello di empowerment femminile

Per Rose Byrne il piccolo schermo non è una novità: già agli esordi della sua carriera, ancora in Australia, appare in prodotti televisivi. I lavori ad Hollywood le aprono le porte della serialità televisiva americana, così che dal 2007 al 2012 viene coinvolta nelle riprese della serie pluricandidata ai Golden Globe “Damages“.

Rose Byrne, nuovo volto dell'empowerment femminile, Credits: Apple Tv +
Rose Byrne, nuovo volto dell’empowerment femminile, Credits: Apple Tv+


Scorrendo tra i progetti più recenti troviamo invece “Mrs America“, serie ideata da Dahvi Waller (noto come ideatore di “Mad Men”) e rilasciata nel 2020. Il period drama è incentrato sulla figura dell’antifemminista Phyllis Schafly (Cate Blanchett): la narrazione ci proietta nel pieno della seconda ondata del femminismo e ci mostra lo scontro tra l’attivismo politico a supporto dell’ERA (Equal Rights Amendament) e il movimento “Stop the ERA“. Rose Byrne è la femminista Gloria Steinem, personaggio forte e pacato, parlando del quale l’attrice confessa di sentire la pressione di dover rendere onore ad una personalità di tale spessore, tanto più dal momento che è l’attivista è ancora in vita.

Lo scorso febbraio Apple Tv+ ha invece annunciato che nell’estate 2021 Rose Byrne sarà al centro del dramedy “Physical” nei panni di Sheila Rubin. Le puntate ci mostreranno il percorso che porta Sheila da casalinga devota ad imprenditrice di successo attraverso un incontro inaspettato: quello con l’aerobica. Gli ultimi passi della carriera di Rose Byrne si inseriscono in un percorso della serialità televisiva che cerca di muoversi verso una maggiore rappresentanza del mondo femminile, dando anche modelli di empowerment.

Debora Troiani

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