Salvador Dalì e Amanda Lear: il rapporto artistico

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Di Martina Puzone

Nel 1965 in un locale parigino, Le Castel, Salvador Dalì incontra Amanda Lear per la prima volta. A quei tempi, la modella era fidanzata con Tara Browne, che quella sera la accompagnò. Dalì fu immediatamente colpito e profondamente ispirato dal fascino androgino di Amanda, quindi invitò la coppia a pranzo il giorno successivo; tra i due nacque una forte sintonia.

Una storia d’amore anticonvenzionale

In quegli anni le figure androgine erano del tutto opposte a quel che era in voga, ma colpivano gli artisti. Dalì, infatti, la volle subito come modella, ma divenne molto più di questo: amante e musa. Tra loro si venne a creare una incredibile affinità spirituale (lei stessa lo definì “matrimonio spirituale“), nonostante Amanda fosse più giovane di circa quarant’anni, lui ne aveva sessantuno ed era sposato con Gala.

Dalì si innamorò del corpo di Amanda: era scheletrica, presentava una fisicità maschile e una voce profonda, la chiamava “Mi àngel” (mio angelo); ma non viene colpito solo dal suo aspetto, capì subito di trovarsi avanti una donna intelligente, con un gran talento da tirare fuori e con il suo stesso gusto della provocazione. Per il suo fisico androgino fu scelta, infatti, per la copertina dell’album dei Roxy Music for my Pleasure.

Dalì, Amanda Lear e Gala

Dalì, definito “L’enfant terrible” dell’arte, era sposato con Gala la quale era molto più vecchia di lui. La modella entrò a far parte della coppia, diventando non solo la loro amante ma anche la migliore amica di Gala. Quest’ultima era abituata ai ménage à trois dai tempi del suo matrimonio con Paul Éluard, in cui venne incluso per un periodo il pittore Max Ernst.

Amanda ha accompagnato la coppia per ben sedici anni, definendo il loro rapporto come un legame di valore altissimo che non hanno nulla a che vedere con quelle storie in cui il marito ha un’amante e racconta le bugie a sua moglie. In quegli anni, Amanda accompagna la coppia ogni estate in vacanza, la differenza di età non fermò la passione e l’ossessione che si venne a creare; era un rapporto in cui il sesso non c’entrava, era tutto basato sulla sintonia, amore spirituale e arte. Dalì era innamorato spiritualmente di Gala e amava anche Amanda. Il Surrealista, infatti, è stato a suggerire il nome “Amanda Lear” basato su un gioco di parole francesi “l’amant Dalì” (l’amante di Dalì).

Progetti artistici di Dalì e Amanda

Dalì la educa all’arte portandola dei musei più famosi d’Europa e le insegna il gusto del lusso nell’arte, nella moda, nella fotografia e nella musica. La Lear ha posato per alcune opere dell’artista: Hypnos (1965), Vénus aux fourrures (1968), Bateau Anthotropic e Vogue. Ha preso parte a molti dei suoi progetti cinematografici ed è stata al suo fianco durante le conferenze stampa e gli incontri con i media.

La magia si conclude con la morte di Gala nel 1982, mentre nell’89 muore Dalì. Amanda diviene una star della musica, sentendosi eternamente grata al suo maestro al quale rende omaggio con la pubblicazione di un libro intitolato “La mia vita con Dalì“.

Martina Puzone

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