Salvador Dalì: “Il Surrealismo sono io”, tre opere per raccontare il maestro

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Di Redazione Metropolitan

Salvador Dalí, uno dei più importanti esponenti del Surrealismo, è considerato uno dei più importanti artisti del XX secolo. Per la Rubrica Arte di questa settimana, racconteremo il genio del maestro spagnolo attraverso tre delle sue opere.

Salvador Dalì, vita e formazione

Salvador Dalí, nato nel 1904, fu iniziato all’arte fin da giovane. È molto legato alla madre, che muore nel 1921, e ha un rapporto estremamente conflittuale con il padre, rigido e autoritario. In seguito Dalì si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Madrid ma fu cacciato nel 1926 perché si rifiutò di dare l’esame finale dichiarando che nessuno dei membri della commissione era abbastanza competente per giudicarlo.

All’università  incontra quelli che saranno i suoi migliori amici: Federico Garcia Lorca e Luis Buñel. Nel 1926 si reca per la prima volta a Parigi, dove va a trovare Picasso prima ancora di visitare il Louvre. Tornato in patria per poi ritornare a Parigi nel 1929, accompagnato da Mirò, dove trova ad attenderlo l’intero gruppo dei surrealisti. L’adesione al movimento surrealista significa per Salvador Dalì il riconoscimento internazionale. Nello stesso periodo incontra anche Gala, l’amore della sua vita, musa ispiratrice e protagonista di moltissimi dei suoi quadri.

Anno della vera svolta, per la sua arte, è però il 1930. Salvador Dalì teorizza il suo nuovo metodo “paranoico-critico” che consiste nella ripetizione ossessiva di elementi che alludono alla parte più profonda dell’inconscio. Pochi anni dopo però, nel 1939, Dalì è costretto a rompere definitivamente con il movimento dei surrealisti. A seguito di numerose divergenze il pittore viene espulso dal gruppo, probabilmente cacciato a seguito del suo rifiuto di prendere posizioni politiche nette contro Francisco Franco o contro Adolf Hitler.

Nel 1940, con l’inasprirsi della Seconda Guerra Mondiale, Salvador Dalí lascia l’Europa per volare a New York con Gala. Negli Stati Uniti venne accolto come una star. Nel 1982 con la morte dell’amata Gala si spense però anche Salvador Dalí. Smise di mangiare e bere, si chiuse in casa e rinunciò a frequentare persone. Muore nel 1989.

Il Movimento Surrealista

Per surrealismo si intende il movimento artistico e letterario d’avanguardia, nato dopo la Prima Guerra Mondiale che afferma l’importanza dell’inconscio nel processo di creazione, in contrapposizione al dominio della ragione. Il Surrealismo, di cui Dalí ha fatto parte per un periodo, è un movimento artistico che mette in luce, attraverso le opere, un nuovo modo di vedere la realtà, enfatizzando il surreale e il sogno. Ai surrealisti piace definire lo stile come un “automatismo psichico”, in cui l’inconscio domina l’opera d’arte senza lasciarsi influenzare da luoghi comuni o dai freni inibitori. Le tematiche quindi più rappresentate sono l’amore, il sogno, la follia e la liberazione dell’individuo.

La persistenza della memoria

La persistenza della memoria, 1931_© Fundació Gala-Salvador Dalí
La persistenza della memoria, 1931_© Fundació Gala-Salvador Dalí

Dipinta nel 1931 e conservata al Moma di New York, è probabilmente l’opera più celebre di Salvador Dalì. La scena è ambientata su una spiaggia deserta, poco prima dell’alba. Si racconta che il pittore dipinse il quadro in due ore, dopo aver avuto l’ispirazione tornando da una serata al cinema con la sua Gala. Rifletteva sulla mollezza del formaggio e da qui la caratteristica principale di rappresentare gli orologi che si “sciolgono”. La rappresentazione del quadro nasce dall’inconscio e dallo stato di sogno, rappresentato dalla creatura distesa a terra e che potrebbe essere la deformazione fisica dell’artista. L’idea sarebbe quella di sottolineare come la realtà in sogno o in stato di veglia sfugga sia nella definizione oggettiva del tempo che passa sia nella definizione fisica dello spazio.

Gli Elefanti

Gli elefanti, 1948_photocredit:arthive
Gli elefanti, 1948_photocredit:arthive

Nel dipinto ci sono due elefanti che camminano l’uno verso l’altro. Gli animali hanno lunghe gambe sottilissime. Sullo sfondo di un cielo al tramonto di colore intenso rosso-giallo, si svolge la scena. Ai piedi degli elefanti, i contorni delle figure umane sembrano incontrarsi. Una delle figure ricorda la sagoma di un uomo, l’altra una donna o un angelo. Le loro ombre sono quasi grottesche. Sullo sfondo si intravede una casa traslucida, illuminata dai raggi del sole al tramonto. L’elefante, come l’orologio morbido, è un tema ricorrente nell’opera di Dalì. Gli animali personificano la distorsione dello spazio. Le loro fragili gambe sono in contrapposizione con l’immagine collettiva di forza che si ha degli elefanti. Violano così il senso di costruzione e assenza di gravità, contrapponendo peso e spazio. Purtroppo il quadro è raramente esposto, in quanto si trova in una collezione privata.

Ritratto di mio fratello morto

ritratto di mio fratello morto, 1963_photocredit:web
ritratto di mio fratello morto, 1963_photocredit:web

Durante tutta la sua vita Dalì viene perseguitato dal pensiero di essere la reincarnazione di suo fratello, morto prematuramente per una meningite nove mesi prima della sua nascita. Il suo sospetto è anche indotto dai suoi genitori che lo chiamano Salvador, proprio come il fratello defunto. In merito a questo il pittore dichiarò: “Ci somigliavamo come due gocce d’acqua, ma rilasciavamo riflessi diversi. Probabilmente lui era una prima versione di me, ma concepito in termini assoluti”. Lo dipinge in un quadro del 1963.

Ilaria Festa

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Rivista Digitale Gennaio 2022