La paura nell’arte, inquietudine e macabro nelle rappresentazioni artistiche

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Di Redazione Metropolitan

Il periodo più pauroso dell’anno è ormai alle porte. Che si tratti di Halloween, del Dia de los Muertos, di Samhain o della commemorazione dei Defunti, la matrice di questa festività è più o meno la stessa. L’atmosfera si fa buia e la già sottile linea che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, si rompe del tutto in questi giorni. Per la Rubrica Arte di questa settimana ci occuperemo del macabro, del mostruoso ma soprattutto della paura.

Nella storia dell’Arte troviamo tantissimi dipinti inquietanti che rappresentano scene spaventose e mostruose. Il tema dell’orrore, della paura, dell’ansia e della sofferenza è stato indagato a fondo dagli artisti di tutti i secoli. Che si rappresentino guerre, mostri mitologici, belve, scene di terrore e paura scaturite da sogni ed immaginazioni, il terrore e la paura ha spesso trovato spazio nelle rappresentazioni artistiche. Vediamo insieme, attraverso alcuni esempi più caratteristici, come gli artisti nel corso dei secoli hanno raccontato la paura, l’horror e la morte.

L’orrido scaccia l’orrido

Si dice che rendere manifeste le paure dell’inconscio sia un ottimo modo per ridimensionarle. Forse proprio per esorcizzare la paura, troviamo fin dall’antichità numerosissime rappresentazioni di esseri mitologici, mostruosi, con sembianze animalesche. Uno dei mostri più “famosi” è senza ombra di dubbio Medusa. Trasforma in pietra chiunque la guardi e con la sua grande bocca ghignante dalle zanne sporgenti, la grossa lingua ben in vista, gli occhi spalancati a mandorla e i capelli a forma di serpente è sicuramente uno degli esseri mitologici più rappresentati in antichità. Era una delle tre Gòrgoni. che per mano di Perseo fu decapitata.

Medusa, Gorgone, Museo Orsi, Siracusa


Nelle più antiche rappresentazioni, che risalgono anche al VIII sec. a.C., il volto è frontale ma il resto del corpo, con grandi ali, è visto di profilo mentre compie la tipica corsa in ginocchio. Spesso il volto di Medusa era utilizzato sui tetti dei templi greci ed etruschi, proprio perché, nonostante il suo aspetto pauroso, come tutti gli esseri mostruosi dell’antichità, aveva un preciso scopo apotropaico cioè protettivo contro i malefici.

Il macabro inconscio

L’incubo, Fussli, 1781

Facendo un grande balzo temporale (non mancano anche in età medievale rappresentazioni di scene di panico e paura scatutite dall’ignoto e da manifestazioni dell’occulto), tanti sono gli artisti a cavallo tra ‘700 e ‘800 che hanno rappresentato il sentimento più irrazionale di tutti. Uno degli esempi più belli è “L’incubo” di Johann Heinrich Füssli. Il dipinto fu realizzato nel 1781. La scena è ambientata in una stanza cupa e in penombra. Una donna addormentata e riversa verso il basso sta facendo un incubo. L’incubo è rappresentato sotto forma di mostro che, posizionato accovacciato sul suo petto, le toglie il respiro. In penombra si intravede anche la testa di una cavalla, con gli occhi spalancati e vitrei, che rappresenta l’ignoto e la paura che si prova durante le manifestazioni di incoscienza. 

Una delle Pitture Nere di Goya, 1819

Un altro artista di questo periodo, poco posteriore, che ha magistralmente rappresentato la paura e l’inquietudine è sicuramente Francisco Goya. L’artista ha realizzato le c.d. “Pitture nere”. Una serie di quattordici opere murali, create come decorazione delle pareti della Quinta del Sordo, una casa da lui acquistata a Madrid nel febbraio del 1819. Scene di stregoneria, esorcismi, volti deformati. Scene allegoriche, soggetti inquietanti ed angoscianti resi con tinte fosche.

La paura della Guerra e i suoi orrori

Il volto della Guerra, Dalì, 1940

La paura può avere tanti volti e non sempre è scatenata dall’ignoto. Una paura concreta è quella della guerra. Lo sa fin troppo bene Salvador Dalì che nel 1940 realizza “Il Volto della Guerra”. Un dipinto realizzato in seguito allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, che rappresenta gli orrori e le morti causati dalle guerre, appunto. Un volto spaventoso corrugato in una smorfia di dolore e disperazione, si innalza all’interno di un paesaggio desertico. All’interno delle due orbite oculari e della bocca sono inseriti dei teschi che a loro volta ne racchiudono altri. Serpenti minacciosi si lanciano in avanti e avvolgono il viso. A destra, su di una roccia è impressa l’impronta di una mano.

L’angoscia del contemporaneo

Beksiński

Se si parla di paura e di angoscia nelle rappresentazioni artistiche, non si può non nominare Zdzisław Beksiński. Artista polacco, contemporaneo, che tra il 1960 e il 1980 ha realizzato una serie di rappresentazioni in cui il tema cardine è il macabro. In questi suoi dipinti predominano volti grotteschi con fisionomia esasperata. L’arte di Beksiński trasmette un intenso senso di soffocamento. Le sue opere sono tutte legate dal tema della disperazione e della morte. La sua arte ci mostra la desolazione di ciò che non è più umano. I quadri sembrano infatti richiamare un’epoca indefinita nel futuro, nel quale non è rimasto nient’altro che oblio e angoscia. I tratti umani, interamente svaniti, vengono soppiantati dalle ossa sporgenti di figure grottesche e macabre. Questi esseri sono immersi in scenari e paesaggi dalle atmosfere apocalittiche, dalle tinte cupe, soffuse e buie.

Beksiński

Ilaria Festa

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