Salvador Dalì, l’universo femminile nei quadri del maestro del Surrealismo

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Di Redazione Metropolitan

Salvador Dalì, uno dei più influenti esponenti del Surrealismo, è considerato uno dei più importanti artisti del XX secolo. Da giovane era una persona insicura ed ossessionata dalle donne e dalla sessualità. La sensualità femminile, insieme al tempo e al cibo, è infatti uno dei temi ricorrenti nelle sue opere. Dalì fu, a modo suo, un grande rappresentante dell’universo femminile e per questo abbiamo scelto per voi cinque delle sue opere che ritraggono l’essere donna.

Le donne di Dalì e la rappresentazione femminile per i Surrealisti

Dalì ebbe un rapporto con l’altro sesso, non sempre felice ma per lui era quasi necessario. Le donne erano la sua prima fonte d’ispirazione e a queste dedicava tutta la sua vita. Un esempio è l’amore totalizzante e a volte anche disfunzionale che il pittore aveva con quella che sarebbe poi diventata sua moglie: Gala. La conobbe nel 1929 quando lei era già sposata al noto pittore Paul Eluard. La donna, di 10 anni più grande di Salvador Dalì, rimane folgorata dal giovane artista e molla marito e figlio per seguirlo. Gala aveva sul pittore un influsso totalizzante e nonostante siano noti il carattere difficile di lei, quasi al limite della sociopatia, Dalì aveva per lei un’adorazione e una dipendenza totale.

Lo stesso si può dire dell’altra sua nota “musa ispiratrice”, Amanda Lear. Il pittore la conosce nel 1965 in un locale notturno di Parigi. Ne rimane affascinato e diventa così la sua amante per ben 16 anni, con anche il volere placido della moglie, anch’ella non fedele. In generale però, possiamo dire che per i surrealisti, la donna usciva finalmente dal suo ruolo tradizionale di moglie e madre per diventare fonte di rivelazioni, sogni e libertà. Essi, quindi, superarono l’idea borghese di famiglia per praticare libere unioni di spiriti. Venivano così raffigurate figure anticonvenzionali e archetipiche che superarono lo stereotipo di donna buona, pia, timorosa e angelo del focolare al servizio della figura maschile.

Ritratto di Anna Maria

Ritratto di Anna Maria_photocredit:web
Ritratto di Anna Maria_photocredit:web

La prima musa femminile di Salvador Dalì, fu la sua amata sorella Anna Maria. Qui vi proponiamo uno dei ritratti che l’artista fa alla sorella. Il ritratto della ragazza, realizzato nel 1925, è una delle prime opere del surrealista. A quel tempo, Dalì aveva già deciso la sua direzione nella pittura, ma i suoi lavori erano ancora calmi ed equilibrati. Era molto legato alla sorella, ma il rapporto si incrina quando conosce Gala, la donna che diventerà il centro del suo mondo.

Monumento imperiale donna-bambino

Monumento imperiale donna-bambino_photocredit:web
Monumento imperiale donna-bambino_photocredit:web

il dipinto, databile al 1929, è una tela verticale, piena di dettagli. Il monumento ha una forma fallica, e la scultura centrale si piega a destra, rivelando allo spettatore una catena di immagini inquietanti e idee ossessive. Alla base del monumento c’è un busto di una donna a seno nudo che si appoggia su un fiore aperto. Le palpebre della donna sono chiuse, la bocca è semiaperta. Sul terreno ai piedi del monumento si trovano le rovine di un antico tempio. Questo quadro rivela tutta l’inquietudine che  l’artista stava vivendo all’epoca. Il 1929 è, infatti, l’anno in cui incontra Gala. Incontro che lo ha completamente scioccato.

Donna che dorme in un paesaggio

donna che dorme in un paesaggio_photocredit:web
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Realizzato nel 1931, è uno dei dipinto più cupi dell’artista. La scena si svolge nel deserto. Anche la sabbia è scura e si estende quasi fino all’orizzonte. Il cielo, senza nuvole è sfocato e si intravede all’orizzonte solamente una rovina indefinita. La donna è chiaramente morta e anche da diverso tempo, come suggerisce la ferita aperta all’interno del quale ci sono vermi e lumache. Ha una mano legata ad un albero. Con questo dipinto Dalì si è servito del corpo femminile per rappresentare il trionfo della “non-esistenza”.

Donna con una testa di rose

Donna con una testa di rose_photocredit:web
Donna con una testa di rose_photocredit:web

Questo dipinto, del 1935, è forse uno dei dipinti più ricchi di simboli dell’artista. Nella poetica artistica di Salvador Dalì la rosa è stata spesso scelta per rappresentare concetti simbolici dai diversi significati. Due donne, una di spalle, l’altra, con la testa di rose, di fronte. Sembra stiano conversando, o scegliendo o consultando qualcosa. La donna di prospetto sembra, in realtà, più un manichino. La testa è tessuta da fiori e sottolinea l’affascinante, ma anche e soprattutto l’illusorietà del modello in posa. La scultura di Dalì attinge spesso al mondo della fantasia. Rappresenta la figura femminile accanto ad elementi reali ed esterni alla fantasia che, a loro volta, uniti agli elementi simbolici e surreali, acquistano nuovi significati, diversi da quelli per cui sono riconosciuti nella realtà.

Mia moglie, nuda, guarda il suo stesso corpo

Mia moglie, nuda, guarda il suo stesso corpo_photocredit:web
Mia moglie, nuda, guarda il suo stesso corpo_photocredit:web

Realizzato nel 1945, è uno degli innumerevoli dipinti nel quale Dalì rappresenta la moglie Gala. Il nome completo del quadro è “Mia moglie, nuda, guarda il suo stesso corpo, che è diventato una scala, tre vertebre della colonna, del cielo e dell’architettura”. Gala è raffigurata due volte. In primo piano una bella donna con un corpo perfetto, in secondo piano la sua proiezione geometricamente idealizzata. Alla sua sinistra c’è un muro con una maschera di gesso. Un dente di leone cresce accanto a una donna: soffice, non ancora volato. La figura in proiezione perde l’aspetto umano e si trasforma quasi in un’architettura, in un edificio. Il significato intrinseco di questa rappresentazione è proprio la dualità che può avere la natura umana in generale e quella della moglie e femminile, in particolare.

Ilaria Festa