Saman Abbas e le altre uccise per un No

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Di Redazione Metropolitan

Le indagini e le intercettazioni sulla sparizione di Saman Abbas, 18enne pachistana di Novellara (provincia di Reggio Emilia), sembrano andare verso la direzione peggiore. Dalle intercettazioni e dalle testimonianze del fratello sedicenne sembra prendere corpo la tesi secondo cui Saman sia stata uccisa dai suoi familiari dopo aver rifiutato un matrimonio combinato.

La storia di Saman Abbas

Accusato del delitto lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq che secondo le ipotesi tenevano ferma la ragazza. La famiglia di Saman non poteva accettare il comportamento della figlia che aveva una relazione con un ragazzo pachistano che vive in Italia ma che non era stato scelto dalla famiglia per lei. La ragazza da Dicembre si trovava in un centro protetto nel bolognese dopo aver rifiutato il matrimonio combinato dai familiari. L’11 Aprile era però tornata a casa per prendere i suoi documenti, che i familiari si rifiutavano di darle, e le tensioni sono scoppiate la sera del 30 aprile. Tra le intercettazioni ai familiari si sente dire infatti che “quando una ragazza smette di essere musulmana viene uccisa tramite lapidazione”.

“Mamma stava male e il papà l’ha portata in Pakistan, ok? Non devi dire nient’altro”, si sente in uno degli audio in cui la madre istruisce il figlio sul cosa dire agli inquirenti. Qualsiasi persona ti chieda qualcosa, figlio mio, non devi dire niente. Ok? Anche nella tua testa dev’essere così”. Il fratello 16enne di Saman invece sta raccontando agli inquirenti ciò che ha visto e sentito, rivelando particolari spesso inquietanti. “Secondo me l’ha uccisa strangolandola, perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano”. Le testimonianze del fratello stanno avendo un ruolo fondamentale nel chiarire cosa sia successo davvero.

22 vittime in 3 anni: le altre Saman

Secondo il rapporto sul codice rosso che ogni anno si occupa di stabilire il ruolo della normativa a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, tra il 2019 e il 2020 ci sono stati 32 procedimenti penali iscritti nella procure della Repubblica e/o Tribunali Ordinari relativi a casi di costrizione o induzione al matrimonio. Non c’è stata però alcuna condanna, mentre i rinvii a giudizio sono 2. Secondo i dati della polizia negli ultimi 3 anni oltre a Saman sono state uccise altre 22 ragazze per aver detto di no ad un matrimonio combinato.

Nel 2006 aveva fatto scalpore il caso di Hina Saleem, ragazza di origine pakistana arrivata in italia 14enne e uccisa dai propri familiari perchè si era uniformata troppo allo stile di vita occidentale. Un’altro caso quello di Sana Cheema nel 2018, 25enne cresciuta a Brescia e uccisa in un viaggio nel suo paese, in Pakistan, colpevole di volersi sposare con un uomo italiano rifiutando il matrimonio combinato dai parenti. Storie troppo simili con quella di Saman.