Qualche anno fa, la Francia presentò un film agli Oscar 2016 da pelle d’oca. Il film s’intitola Mustang e racconta la storia di cinque sorelle turche che lottano per la loro libertà contro un potere patriarcale e religioso soffocante. Le cinque sorelle, tutte in giovane età, vengono punite brutalmente per aver passato un pomeriggio in spiaggia con ragazzi della loro scuola, subito dopo la fine dell’anno scolastico. Ad affermare con violenza il potere patriarcale all’interno della famiglia è lo zio (le ragazze sono orfane) che le punisce per le azioni compiute rinchiudendole in casa e ritirandole da scuola. A Lale, Nur, Ece, Selma e Sonay, questi i nomi delle giovani donne, iniziano ad essere organizzati i matrimoni, una alla volta a tutte tranne alla più piccola perché troppo piccola. Così com’è accaduto a Saman.
Mustang: un film che racconta la dura vita di queste ragazze
In questo film vengono mostrati tutti i lati oscuri di una società con delle usanze troppo rigide: una sorella riesce a sposarsi con la persona che ama, una ha un matrimonio infelice perché non è innamorata dell’uomo che ha sposato e due si ribellano, una suicidandosi e una scappando. Quest’ultime tra le altre cose, subivano violenze da parte dello zio.
Negli ultimi giorni si parla tanto di Saman Abbas, la diciottenne di Novellara scomparsa nel nulla dopo essersi rifiutata di sposare un cugino pachistano con cui i genitori avevano preso accordi per le nozze. Ad oggi, gli inquirenti ipotizzano che Saman sia stata uccisa e per questo stanno cercando il suo corpo ovunque inserendo nella lista degli indagati 5 familiari della ragazza. Un cugino è stato già arrestato da qualche giorno mentre si trovava in Francia.
Come Saman ci sono molte donne che hanno bisogno d’aiuto
Ma purtroppo Saman non è la sola. Come ci ha mostrato anche in Mustang Deniz Gamze Ergüven, regista turca nazionalizzata francese, in Turchia così come probabilmente in Pakistan e in molte altre nazioni, sono molte le ragazze a cui vengono limitate le libertà di condurre una vita a loro piacimento per soddisfare i voleri e i valori dei loro padri o delle loro famiglie. Sono ragazze a cui vengono privati diritti di vita fondamentali.
E’ una realtà che nei film si cerca spesso di raccontare. Ma per chi è veramente protagonista di una vita così, certamente non sarà affatto semplice. In Italia esiste un’associazione che si prende cura della salute mentale e fisica di queste ragazze: l’associazione “Trama di Terre“.
Trama di Terre: un’associazione per aiutare le giovani donne
Trama di Terre è un’associazione interculturale di donne nata ad Imola nel 1997 dall’incontro di quattordici donne provenienti da Somalia, Algeria, Italia, Marocco e Argentina. Come viene raccontato sulla pagina principale del sito web dell’associazione, l’esperienza di Trama di Terre si rifà al pensiero femminista e alle lotte per l’autodeterminazione sviluppate dalle donne in tutti i Paesi del mondo. Il valore portante dell’associazione è l’intercultura di genere intesa come spazio di relazione tra donne di diverse provenienze geografiche, culturali, sociali e generazionali, orientata al pieno godimento dei diritti di tutte.
Trama di Terre è molte cose: centro antiviolenza, centro interculturale delle donne, accoglienza abitativa e progetto rifugiate. Tiziana Del Pra, psicologa e presidente dell’associazione ha lasciato delle dichiarazioni a Vanity Fair: “Non ci sono dati, purtroppo, che raccontino questo fenomeno […] Come stiamo vedendo con il caso di Saman è una situazione ancora molto rischiosa che deve essere indagata e presa in carico sia società civile ma in primis dalla politica. È una delle violenze da contrastare in questo momento, dobbiamo dare risposta a queste ragazze […] Il matrimonio forzato è considerato reato ma non c’è nessuna campagna di sensibilizzazione, non si fanno interventi nelle scuole, manca un lavoro di rete vera“.
E sul caso di Saman aggiunge: “Il Pakistan è il terzo Paese al mondo per insicurezza, violenza e mancanza di diritti per le donne. È una questione di controllo patriarcale del corpo e della vita delle donne“. Per queste ragazze bisogna fare di più: “Al compimento dei 18 anni, se il rischio di restare a casa è valutato troppo alto dagli organi competenti, deve essere trovata insieme ai tribunali la possibilità di stare in un luogo protetto. Se questo non è possibile ogni situazione va monitorata da subito en giorno dopo giorno con visite a domicilio. Dobbiamo dimostrare alla famiglia che non siamo disposti come società civile a lasciare queste ragazze nelle loro mani perché venga impedita loro una crescita e una vita libera“.