Shakespeare, se Amleto incontra a teatro Don Chisciotte della Mancia

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo narrativo di StoryLine. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a William Shakespeare e Miguel de Cervantes in occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Una giornata che si celebra lo stesso giorno della morte dei due illustri autori. Abbiamo anche strizzato l’occhio alla nostra attualità.

Di fronte a lui di nuovo le luci soffuse di un sipario chiuso mentre tutt’intorno si poteva sentire il brusio del pubblico in attesa del gran finale. Persino i suoi amici Carlo e Guido gli facevano cenno insistentemente di entrare in scena. Eppure Giacomo Florio, noto nella sua piccola cittadina di provincia come Shakespeare, decise di prendersi del tempo per gustarsi quegli attimi. Momenti che nei precedenti mesi difficili sembrava non dovessero più tornare. Si rivide qualche tempo prima passare per il vecchio teatro degli Autori e vegliare sulla sua porta chiusa dalla grave pandemia.

Shakespeare, i tre riders, e lo spettacolo itinerante

Abbiamo dedicato questa puntata a Shakespeare e de Cervantes in occasione della Giornata mondiale del libro
Sarebbe stato vestito da rider con un teschio sulla bici, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

Shakespeare si ritrovò dopo un turno massacrante di consegne sotto casa a parlare con gli inseparabili Guido e Carlo. “Tre mesi fa stavamo preparando un Amleto ed anche ideando una pièce teatrale su Don Chisciotte ora invece prepariamo consegne per pizza e birre”, sentenziò. “Beh cosa pretendi adesso a quanto pare lo stato ha bisogno di riders per uscire dalla pandemia non di attori”, ironizzò Carlo mentre Shakespeare si guardava pensieroso intorno. “Io non voglio morire vestito da una persona che non sono”, disse Shakespeare fissando improvvisamente la sua pettorina da rider, “io sono un artista che mette in scena la realtà. Lo stato ha chiuso i teatri ma si può chiudere la vita di una persona? Toglierle il respiro? .”Rilassati in teatro c’è il virus”, lo calmò Guido. “Allora se il pubblico non può andare a teatro porteremo il teatro al pubblico”, concluse Shakespeare.

Fu così che decisero di improvvisare uno spettacolo itinerante alla fine delle consegne per mettere in scena i loro progetti. Il pubblico si sarebbe collegato con loro assistendo ad una loro ipotetica consegna presso il teatro degli Autori chiuso. Una cosa che avrebbero fatto dopo il lavoro usando una normale piattaforma per le videochiamate. Il primo ad entrare in scena era Guido che sarebbe stato vestito da rider con un teschio sulla bici per ricordare il suo personaggio: Amleto.

“Essere o non essere”, attaccò Guido qualche minuto dopo, “e più nobile stare chiusi e in silenzio oppure rispondere al dolore con la gioia? Io sono Amleto e vivevo nel palcoscenico ora dormo e null’altro nell’attesa che un attore mi dia vita”. Nel frattempo andava per la città con la bici dirigendosi verso il teatro e fermandosi a di tanto in tanto in qualche luogo. Ad esempio si fermò al parco recitando: “Chi sarà mai forte come questi alberi davanti all’ingiuria del tempo, all’offesa subita da chi si trova a vivere un esistenza come la sua. Avrei voluto morire sotto le assi polverose di un palcoscenico non portando pizza e kebab”.

Non smettete mai di sognare

Aveva in mano una lancia da cavaliere che richiamava il suo personaggio, immagine realizzata dal pittore Sergio Totaro

Alcuni minuti dopo la parola passò a Carlo. Anche lui era vestito con la sua pettorina da rider ma aveva in mano una lancia da cavaliere che richiamava il suo personaggio: Don Chisciotte. “Sancho arrivano i giganti corri a portarmi scudo ed elmo. Son don Chisciotte, il re della scena. Una volta facevo ridere e divertire e nonostante non abbia più un palcoscenico non ho mai smesso di vivere”, attaccò mentre anche lui si dirigeva verso il teatro degli Autori. “Resto qui in piedi”, continuò indicando il cielo vicino al lungomare, “ nonostante sulla scena sia calata la notte e il tempo mi faccia vivere solo nella memoria. Voglio ricordarvi che la miccia che accende l’anima, la luce che illumina il palcoscenico non si potrà mai spegnere finchè la gente continuerà chiedere di sognare “.

In quegli istanti Shakespeare, che attendeva vicino all’ingresso del teatro per entrare in scena, si chiedeva se il pubblico stesse seguendo lo spettacolo. Tuttavia decise di non darsi risposta ritenendo di sentirsi in quella sera più vivo che mai. Era in fatti ritornato in scena, per un attimo, a sentirsi ciò che veramente era ,a fare quello che per lui valeva la pena di vivere. Magari quello spettacolo non lo avrebbero visto molte persone ma certo qualcuno avrebbe udito quel grido di chi non vuole più tacere, di chi non si rassegna a lasciare trucco e copione per una borsa piena di cibo e birra.

Epilogo

Dopo quella sera alcuni video dello spettacolo divennero virali così qualche mese dopo, quando tutto venne finalmente riaperto si trovarono in scena in un teatro gremito. Shakespeare attese qualche attimo prima di entrare e chiudere lo spettacolo poi finalmente si decise. Di fronte a lui il pubblico che lo fissava in attesa spasmodica di ogni sua parola. Ancora non riusciva a credere che ci fossero nuovamente persone e non semplici poltrone. Poi si fece coraggio e disse: “Il mondo è un grande palcoscenico e quale posto migliore del teatro per raccontare la vita? Noi non abbiamo smesso e non smetteremo mai di farlo “.

Stefano Delle Cave