ShorTS Film Festival, la serata di apertura di Maremetraggio

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Di Redazione Metropolitan

Come annunciato in conferenza stampa, quest’anno lo ShorTS International Film Festival è interamente online sulla piattaforma Mymovies. La sezione principale, naturalmente, è costituita dai quarantacinque corti di “Maremetraggio“, disponibili on demand per ventiquattr’ore dall’orario di programmazione.

I corti sono raggruppati per diverso genere e durata in ogni serata, in modo da garantire al pubblico la più ampia scelta possibile. La prima serata, per esempio spazia dal dramma intimo al documentario, dallo stop motion all’animazione a matita, un’immersione in mondi totalmente diversi.

“Inverno”, primo e pluripremiato corto del Festival

Christian Petaroscia nel ruolo di Timo in Inverno, di Giulio Mastromauro - Photo credit: web
Christian Petaroscia nel ruolo di Timo in Inverno, di Giulio Mastromauro – Photo credit: web

Già David di Donatello 2020, Inverno è una piccola poesia di sedici minuti, da guardare e riguardare. Una dichiarazione d’amore di un figlio alla madre, “giovane per sempre” e il racconto di una stagione metaforica, di profonda tristezza. Protagonista silenzioso è Timo (Christian Petaroscia), bambino dagli occhi indimenticabili e teneri e con un’attitudine già “adulta”, pur vivendo in mezzo ai giochi. È il fatti il membro più piccolo di una famiglia di giostrai, interpretati da uno splendido cast: Babak Karimi, Giulio Beranek ed Elisabetta De Vito.

Molta della bellezza del corto. oltre che nella figura di Timo e nel carisma di Beranek, sta nella scelta di mostrare una microrealtà, così specifica culturalmente da non sembrare nemmeno italiana. La lingua parlata dai giostrai, infatti, è un misto fra il gergo segreto degli antichi mestieranti e il greco di Calabria (la cui Film Commission ha sostenuto il corto). Un mondo impossibile da penetrare, se non attraverso le immagini, così intime, di Mastromauro.

“Lost & Found”, il coraggio e la pazienza dell’amore

Lost & Found di Andrew Goldsmith e Bradley Slabe - Photo credit: web
Lost & Found di Andrew Goldsmith e Bradley Slabe – Photo credit: web

Dentro un deposito di oggetti smarriti, Volpe e Godzilla, due pupazzi, si innamorano. Un giorno Volpe si trova in pericolo e Godzilla si lancia in suo soccorso. “Lost & Found” è uno di quei corti che in poco tempo gira il mondo conquistando ogni cuore. Non ha dialoghi, non ha lingua di appartenenza, è di tutti. È una storia universale sull’Amore, sul sacrificio, sul coraggio e la pazienza che il vero amore comporta.

La tecnica mista di stop motion e VFX (ossia Passo Uno ed effetti digitali) lo rende ancora più adorabile, tanto da essere uno dei corti che circola maggiormente ai festival ultimamente. Andrew Goldsmith e Bradley Slabe sono riusciti a concentrare un perfetto arco narrativo in solo sette minuti, un film brevissimo che però non si dimentica facilmente.

Altre visioni dal mondo

Oltre a questi due titoli più noti, il programma della prima serata ha proposto un’interessante animazione “vecchia scuola”, con disegni bidimensionali a matita. Intermission Expedition, di Wiep Teeuwisse, è un corto olandese che racconta l’alienazione fra uomo e natura. Lo fa però con uno stile totalmente irrealistico ed enigmatico.

Molto diversi ancora sono Piña Colada, corto danese di David Grove Draad, e I created memories, del canadese Sammy Gadbois. Entrambi durano solo tre minuti, ma mentre il primo ha un arco ben definito, sintetico ed efficace, il secondo sembra più un trailer o un vlog, stonando quasi fra gli altri film.

Una grande varietà di generi

Mars, Oman di Vanessa del Campo - Photo Credit: web
Mars, Oman di Vanessa del Campo – Photo Credit: web

Più tempo e attenzione richiedono invece gli ultimi due titoli della lista. Mars, Oman è il film-documentario di Vanessa del Campo (Belgio). Si tratta di venti minuti fra i beduini e gli astronauti che improvvisamente irrompono nel deserto dell’Oman. Il parallelismo fra il deserto e il pianeta rosso è una bella scoperta, chiave che connette chiaramente le due realtà narrate.

Infine, Limbo, dello spagnolo Daniel Viqueira, ammicca certamente al cinema splatter, ma vira anche sul thriller, al cui centro c’è il tormento personale del protagonista. Non riuscendo ad accettare la sua condizione, l’uomo entra appunto in un limbo di follia. Molto interessanti sono i giochi della regia e dei movimenti di macchina. Trasmettono immediatamente l’instabilità e l’inquietudine necessarie alla storia.

Limbo di Daniel Viqueira - Photo credit: web
Limbo di Daniel Viqueira – Photo credit: web

Articolo di Valeria Verbaro

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