Soffitto di cristallo e pavimento di cemento, una metafora del femminismo di classe?

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Di Giorgia Bonamoneta

Con lo sguardo rivolto al cielo, con il naso che sfiora il soffitto, la domanda in apertura è: voi lo vedete il cielo da sotto il soffitto di cristallo?

In teoria questo soffitto di vetro o di cristallo (in inglese glass ceiling) dovrebbe essere invisibile, dovrebbe garantire la discriminazione subdola e silenziosa. Dovrebbe essere l’estensione di quei fili trasparenti del patriarcato che tutto controllano e tutto muovono. Quanto suona complottista quando una donna parla o scrive contro un “presunto” sistema creato sull’esigenze maschili?

Che cos’è il soffitto di cristallo (glass ceiling)?

Partiamo dalla definizione della Treccani:

L’insieme di barriere sociali, culturali e psicologiche che si frappone come un ostacolo insormontabile, ma all’apparenza invisibile, al conseguimento della parità dei diritti e alla concreta possibilità di fare carriera nel campo del lavoro per categorie storicamente soggette a discriminazioni.

Ecco qualche dato per scendere nella realtà dei fatti. Secondo lo studio di LeanIn.org e McKinsey del 2019, su un campione di 68.500 dipendenti di 329 grandi aziende, una donna ogni 130 uomini supera il soffitto di cristallo. Una donna ogni 130 uomini non è cambiamento, è accondiscendenza. Per non parlare del post pandemia, quando “dopo il primo via libera del 4 maggio, su 10 italiani tornati al lavoro, 7 erano uomini. Sono andati persi 84mila posti di lavoro, di cui 65mila donne” descrive Michela Murgia. Festeggiare per la vittoria individualista di una è ipocrita. Basterebbe guardare in basso per vedere le altre donne schiacciate tra un soffitto di cristallo e un pavimento di cemento.

E se è vero che il discorso sul soffitto di cristallo è importante perché mette in primo piano il problema della rappresentatività delle donne in ruoli di potere; è altrettanto vero che il soffitto di cristallo rimane un problema della classe privilegiata. Invece di guardare in alto e festeggiare il risultato di una, mi piacerebbe che a sfondare il soffitto di cristallo siano tante mani quantз sono le persone discriminatз.

Scrive Giulia Blasi che “il femminismo non si siede al tavolo con il patriarcato: il femminismo lo rovescia, il tavolo“. Allo stesso modo il soffitto di cristallo non può essere superato da poche fortunate e privilegiate, perché questo non può essere infranto senza considerare chi rimane a terra a raccogliere i pezzi.

Soffitto di cristallo, una metafora del femminismo di classe?

Mi sono domandata, in prima persona, quanto mi interessasse raggiungere il vertice di una società patriarcale. La risposta che mi sono data è “zero”. Alle donne non dovrebbe interessare sedersi sullo stesso scranno prima occupato da un uomo. Non si tratta di sostituire i ruoli, i generi al potere, si tratta di cambiare la definizione stessa di potere, si tratta di cambiare il sistema di potere.

Pensare che superare il soffitto di cristallo sia una battaglia di tutte le donne è una bugia bella e buona, che ci raccontiamo per semplificare il fenomeno della discriminazione di genere o per tentare di trovare una risposta alla volta, partendo dalla più semplice: aiutiamo chi è in vantaggio. La maggior parte delle donne non raggiungerà mai l’obiettivo di superare il soffitto di cristallo. Non è una prova fisica, mentale, d’intelligenza, di caparbietà o di aggressività (cit. Alessandro Barbero). La maggior parte delle donne rischiano di rimanere incastrate in altri ruoli e sotto ben altri soffitti.

Quanti soffitti ci sono? Uno di vetro e uno di cristallo

Non esiste un solo soffitto di cristallo, ma esistono svariati ostacoli per le donne. Immaginiamo che ci siano almeno due ostacoli, due soffitti: uno di vetro e uno di cristallo. Se si ha il privilegio di nascere in una famiglia amorevole, con capacità economiche che permettono lo studio presso università o corsi privati, se si ha il privilegio di nascere nella zona ricca del mondo, in città, allora forse l’unico ostacolo è il soffitto di cristallo. Comunque impegnativo, ma è uno solo.

Chi proviene da una periferia del mondo, per chi non è conforme a determinati standard (etnia, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità) non ha un solo soffitto da superare, da infrangere. Chi è sotto il soffitto di cristallo, sedutз a terra su cocci, asfalto, brecciolino, sull’eternit e sulla terra contaminata, il cielo quasi non lo vede. Il soffitto di cristallo è in alto e prima di questo ci sono una serie di altri ostacoli, uno più sporco dell’altro; fino a quando, con la testa all’insù, con la punta del naso, si può sfiorare il primo dei tanti.

Soffitto di cristallo, pavimento di cemento

Credere di dover lottare tutta la vita per superare il soffitto di cristallo e raggiungere il posticino al caldo alla tavola dei potenti, è una visione distorta della realtà, è una visione distorta della lotta, è una visione distorta della società.

Il soffitto di vetro è una gabbia e per abbatterla si deve teorizzare un’azione di forza: infrangere il vetro, non superarlo. È vero, bisogna avere rappresentanti, esempi di donne in luoghi ancora abitati principalmente da uomini. Vero, verissimo, ma una volta raggiunto il vertice si deve guardare in basso, si deve aiutare il prossimo a salire e non adeguarsi al sistema dove l’aria è più leggera, più pulita, più dolce.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta.