Cos’è la solitudine? E’ una condizione umana nel quale l’individuo si isola per scelta propria, per vicende personali o perché allontanato dagli altri esseri umani. Talvolta è il prodotto della timidezza o dell’apatia, talaltra di una scelta consapevole. Nella lingua inglese, infatti, vi sono due differenti vocaboli, solitude e loneliness, che si riferiscono rispettivamente al piacere e al dolore provati in condizioni di esclusione.
La letteratura, il cinema, l’arte, ecc, nel corso della storia, hanno saputo rappresentare queste emozioni producendo opere di grande bellezza. La storia dell’arte, ad esempio, è piena di artisti le cui opere altro non sono che la loro personale, audace e talvolta solitaria visione della vita. Ecco come la solitudine viene rappresentata e addirittura suscitata negli occhi di chi guarda. Di seguito verranno elencate alcune delle opere realizzate fino ad oggi il cui tema è la solitudine.
Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia, 1818
Il Viandante sul mare di nebbia è considerato l’opera più importante di Friedrich e il manifesto della pittura romantica. I temi rappresentati nel dipinto sono quelli dell’infinito, della natura sublime e dello smarrimento empatico, tipici del romanticismo. In primo piano, un viandante solitario si staglia in controluce su un precipizio roccioso, dando la schiena all’osservatore e rivolgendo lo sguardo verso la valle.
Il viandante in questo caso, è solo e indifeso di fronte al meraviglioso infinito naturale che ha di fronte. Si perde così nella contemplazione della natura immedesimandosi in essa. Il mare di nebbia, rappresenta questa condizione di solitudine e di smarrimento, tipiche dell’uomo. Ed è proprio l’eroico isolamento del viandante, che diventa il suo viaggio della vita.
Edgar Degas, L’assenzio, 1875-76
Degas è passato alla storia per essere stato un grande pittore impressionista. Ma a differenza degli appartenenti al suo gruppo stilistico non dipinge bellissimi scorci della campagna francese. Preferiva di gran lunga la chiassosa e vivace Parigi, ricca di storie da raccontare. Nell’Assenzio riproduce questo caffè parigino, luogo di incontro e di conversazione ma anche ambiente in cui la solitudine e la tristezza sono i padroni incontrastati.
Nel caffè appaiono due personaggi, una prostituta e un barbone, seduti al tavolo che bevono. Si tratta di una scena molto forte e di cruda realtà. L’alcool consumato dai protagonisti li devasta fisicamente e psicologicamente, facendoli diventare quasi dei gusci vuoti, senza anima. Anche se vicini tra loro, sono soli, abbandonati a se stessi.
Amedeo Modigliani, Il giovane apprendista, 1918
Posa simile viene ripresa anche da Modigliani nell’opera Il giovane apprendista. Con l’atteggiamento proprio da riposo, gli occhi socchiusi o propizi alla meditazione, la figura dà un’impressione di fermezza e tranquillità. Attraverso l’artista però sappiamo che si tratta di un giovane operaio, che finito il suo stancante lavoro si ritira nella sua casa e nella sua solitudine quotidiana.
Le mani enormi che fanno contrasto con la delicatezza del volto, la camicia senza colletto, le maniche della giacca troppo corte sono sufficienti a descrivere la condizione operaia del ragazzo. Il soggetto però rimane anonimo, come a sottolineare la generalizzazione di questo ritratto che descrive la quotidianità e la vita di quel periodo. La società di inizio novecento, infatti, era completamente concentrata sul lavoro, tanto che una volta rientrati a casa dopo il turno lavorativo si doveva far i conti con noia e solitudine.
Edward Hopper, The morning sun, 1952
L’ultimo artista è Hopper, esponente del realismo americano, forse colui che rappresenta al meglio l’emozione presa in analisi. Nel corso della sua produzione artistica, infatti, realizzerà una serie di opere del tutto incentrata sulla “poetica della solitudine”. Di questa serie ricordiamo l’opera più famosa, The morning sun. In essa, emerge chiaramente l’essenzialità di Hopper, tutto appare fermo, immobile, privo di vita.
La ragazza si trova sul suo letto, dopo essersi svegliata da poco, e scruta quello che si trova fuori nel mondo grazie alla sua finestra. La solitudine permea nell’intera scena, attraverso lo sguardo della ragazza, circondata da un estremo silenzio. Il letto è rifatto bene, ciò lascia intuire che abbia dormito da sola, senza poter condividere le sue angosce e le sue gioie con qualcuno. La solitudine è predominante, a dimostrare come ci si possa sentire soli anche in una grande metropoli, filo conduttore di tanti quadri di Hopper.
Federica Minicozzi