Un nuovo film per la leggendaria e indiscussa Sophia Loren, dieci anni dopo, per un motivo preciso: la storia intima e universale che un regista speciale le ha proposto; quella del figlio Edoardo Ponti (che già l’aveva diretta in “Cuori Estranei” e nel mediometraggio “Voce Umana“). “Era la storia giusta, una storia bella, che meritava di essere portata sullo schermo”. Il film s’intitola “La Vita davanti a sé” ed è da oggi disponibile sulla piattaforma Netflix, perfettamente in tempo per la stagione degli Oscar, per quest’anno aperti anche ai film non usciti in sala.
“La vita davanti a sé” è uno dei titoli più interessanti proposti dalla piattaforma Netflix nell’ultimo anno, non solo per la presenza della più grande diva italiana ma anche per la delicatezza nel trasporre una storia amatissima che, mai come in questo periodo, potrebbe aiutarci a scongiurare la paura del diverso e ariconoscere le somiglianze anziché le differenze.
Le dichiarazioni del regista
Ponti ha rivelato a Deadline che realizzare “La vita davanti a sé” era un sogno condiviso da entrambi:
In un mondo sempre più polarizzato, sempre più diviso da così tante forze, social media, politica, fare un film in cui due persone, che non potrebbero essere più distanti tra loro, si uniscono grazie al potere dell’amore e della comprensione, credo sia molto importante.
“La Vita davanti a sé”: trama
Il film diretto dal figlio dell’attrice, Edoardo Ponti, e scritto da Ugo Chiti e dallo stesso Ponti, con protagonista Sophia Loren, è l’adattamento contemporaneo del bestseller internazionale “La Vie devant soi” di Romain Gray, infatti, l’attrice premio Oscar per “La Ciociara“ ha confermato la passione per questa storia e l’importanza di raccontarla: “Sono sempre stata una grande fan del romanzo di Romain Gary. Quando mio figlio mi ha proposto il ruolo, era un sogno diventato realtà. Ho colto l’occasione”.
Ad affiancare la Loren, fanno parte del cast: Ibrahima Gueye, al suo primo debutto, Renato Carpentieri e Massimiliano Rossi . La pellicola narra la storia di Madame Rosa (Sophia Loren), superstite dell’Olocausto che si prende cura dei figli delle prostitute nel suo modesto appartamento a Bari in un asilo per bambini in difficoltà.
Tolleranza, perdono e amore
Il messaggio della tolleranza, del perdono e dell’amore fanno da sfondo per l’intero film, come afferma la stessa Loren: “tutti noi abbiamo il diritto di essere ascoltati, amati, se no è impossibile vivere e che i nostri sogni si realizzino”, come esprime anche l’essenza di una frase profonda di Madame Rosa, “è proprio quando non ci credi più, che succedono le cose più belle”, che l’attrice commenta spiegando essere: “ frase a cui era molto attaccata mia madre, che con mio padre aveva avuto esperienze non molto belle: lei la diceva nei momenti in cui era molto giù di morale, e vedeva tutto nero”, e, rispondendo a chi, oltreoceano, parla già di Oscar per questo ruolo, risponde: “Il mio Oscar è lavorare a questo film, non ci voglio nemmeno pensare. Vedremo, vedremo”.
Momò
Superando arrabbiatura e resistenza, Rosa accetta di prendersi carico di un turbolento dodicenne senegalese di strada, di nome Momò, che l’ha appena derubata. E tra i due, che sono diversi in tutto, dall’età, all’etnia, alla religione, nascerà una profonda amicizia, supereranno la loro solitudine, formando un’insolita famiglia.
Giuliana Aglio
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