Stasera in tv “Scuola di ladri” insegna a non fidarsi di nessuno

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Di Redazione Metropolitan

È il 1986 e Neri Parenti dirige tre volti notissimi del cinema comico italiano in “Scuola di ladri: Lino Banfi, Massimo Boldi e Paolo Villaggio. I tre attori sono i tre protagonisti di una (mancata) trasformazione.

Come suggerisce il titolo dovrebbe essere l’apprendimento della fine arte del rubare a tracciare la via di questa trasformazione. Tuttavia, la stessa inettitudine e ingenuità che scopriamo nei personaggi nelle prime sequenze, segneranno la loro condanna a veder crollare ogni aspirazione, speranza e fiducia nel cambiamento.

“Scuola di ladri”, storia di tre inetti senza gli occhi per piangere

Il film inizia con le immagini di rapinatori pronti ad effettuare una rapina a mano armata. Nella sequenza è presente anche uno dei protagonisti, ma non è tra gli attori di questo colpo andato a buon fine

Al contrario, Dalmazio (Paolo Villaggio), è la guardia giurata che, in una costruzione surreale dei movimenti scenici, non si rende conto della minaccia dei ladri ed anzi, picchia violentemente una povera signora di passaggio prendendola, arbitrariamente, per una criminale.

Una scena da "Scuola di Ladri", Credits: Il Sussidiario
Una scena da “Scuola di Ladri”, Credits: Il Sussidiario

Già è chiara la scelta di una comicità grossolana come tono dominante della pellicola. Questa scelta viene confermata nella sequenza immediatamente successiva, in cui viene presentato il personaggio di Amalio (Lino Banfi), un dog sitter che non è in grado di gestire i cani che dovrebbe sorvegliare.

Il terzo elemento di questa banda ancora da costituire è Egisto (Massimo Boldi), venditore ambulante che pulisce vetri ai margini delle strade di Roma e combatte quotidianamente con gli abusivi e una concorrenza spietata.

La proposta per una fuga dalla miseria

Tutti e tre vengono contattati da uno zio, Aliprando Siraghi (Enrico Maria Salerno) con un biglietto consegnato da un giovane aiutante (Antonio Barros) la cui uniforme permette di presagire la ricchezza del misterioso parente.

L’anziano zio, dalla sua sedia a rotelle nella lussiosa villa di proprietà, vanta un passato da ladro di una certa fama e propone ai tre disgraziati di dare seguito alla sua attività. Qui nasce quella “scuola di ladri” che dà il titolo alla commedia: Nero, il giovane aiutante, prende in carico la formazione dei tre nipoti alla truffa e al furto, facili vie di fuga dalla povertà e dalla fame.

La carriera criminale dei tre cugini non procederà come previsto da loro: alti e bassi, battute d’arresto, innamoramenti e truffe a loro danno, condurranno ad un finale che paleserà definitivamente, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’inettitudine dei tre sciagurati di mezza età.

Debora Troiani

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