Stefano Gheller, è stata accolta la richiesta per il suicidio assistito

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Di Mariapaola Trombetta

La richiesta di Stefano Gheller per il suicidio assistito, è stata accolta. Stefano ha voluto mostrare la sua felicità in un post su Facebook: «Buongiorno amici vicini e lontani, oggi sono felicissimo ed è un gran bel giorno. È stato qui, il direttore sanitario della Aulss 7 Pedemontana a cui io il 30 giugno avevo inoltrato la mia richiesta di suicidio assistito, vi informo che la mia richiesta è stata accolta, e ora sono libero di decidere quando vorrò mettere fine alle mie sofferenze». 

Stefano Gheller ha incontrato il direttore sanitario dell’Usl Pedemontana, Antonio Di Caprio. Il 49enne di Cassola, nel vicentino, affetto fin dalla nascita da una rara forma di distrofia muscolare. Il direttore sanitario vive sulla sedia a rotelle e utilizza il respiratore. Per l’incontro Stefano Gheller ha indossato una maglia con lo slogan dell’associazione Luca Coscioni«La mia vita appartiene a me».

Chi è Stefano Gheller, la storia

Stefano Gheller -Photo Credits:vicenzatoday.it
Stefano Gheller -Photo Credits:vicenzatoday.it

Stefano Gheller è un 49enne, e vive da solo nel vicentino, a Cassola. A causa di una malattia degenerativa, la distrofia muscolare, vive su una sedia a rotelle dall’età di 15 anni. Inoltre, è tenuto in vita da un respiratore. La mamma di Stefano Gheller era affetta dalla sua stessa malattia, che l’ha portata via.

La richiesta di Stefano per chiedere l’accesso legale al suicidio assistito, risale al 27 giugno. Stefano ha scritto all’Ulss 7 Pedemontana: “Poiché le mie condizioni evolvono peggiorando velocemente non voglio essere sottoposto a ulteriori sofferenze per me intollerabili”. Dopo questa decisione Stefano ha ricevuto molte chiamate. Stefano ha anche incontrato Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni, e l’ex vescovo di Vicenza, monsignor Beniamino Pizziol. Finalmente per Stefano, è giunta una notizia positiva.

Il suicidio assistito in Italia

In Italia, per avere accesso al suicidio assistito, è necessario soddisfare quattro condizioni che sono state indicate dalla Corte costituzionale nella sentenza relativa al caso Dj Fabo: Cappato-Antoniani. Le condizioni per l’accesso sono: «Proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente».

Gheller è il primo malato in Veneto a ottenere l’autorizzazione al suicidio medicalmente assistito e il terzo in Italia. Come da sua richiesta, Gheller riceverà un macchinario che sarà installato a casa.

«Sono contento che questo diritto mi sia stato riconosciuto e spero possa in parte servire per altre eventuali persone che ne faranno richiesta, la mia Aulss devo dire è stata veloce rispetto ad altri casi a darmi risposta, e sosterrà tutte le spese per quando deciderò di farlo. Sul quando dipenderà da due fattori, il primo ovviamente sul decorso della mia malattia e cosa ancora mi toglierà più di quanto mi ha già tolto finora, poi dipenderà da quanto lo stato Italiano e la Regione Veneto mi aiuterà economicamente a fare una vita dignitosa, potendo pagare un Assistenza adeguata ai miei bisogni. Doversi alzare ogni mattina e affrontare la giornata è già dura così, ma oltre al peso della malattia, dover pensare a come pagare l’assistenza adeguata, diventa un ulteriore peso continuo che ti consuma le poche forze che uno ha. Ovviamente quando deciderò di mettere fine alla mia vita ve lo dirò, mi scuso se ultimamente non ho interagito molto con voi ma non sono stato bene sia fisicamente che mentalmente, vi voglio bene e vi ringrazio tutti voi che mi state sempre vicino».

Il caso analogo di Dj Fabo

Un caso al centro di un polverone mediatico, fu quello che vide protagonistaFabiano Antoniani, in arte Dj Fabo. Era un italiano che scelse di morire con il suicidio assistito in una clinica svizzera il 27 febbraio 2017. Protagonista del caso di Dj Fabo, fu anche Marco Cappato, esponente dei Radicali Italiani,e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. Marco Cappato era con lui nel momento in cui scelse di togliersi la vita. Il giorno dopo Marco si autodenunciò. Cappato fu denunciato dalla procura di Milano con l’accusa di aiuto al suicidio. Il processo si concluse con l’assoluzione totale, il 23 dicembre 2019.

Dj Fabo, rimase paralizzato a seguito di un incidente in auto, nel 2014. La sua decisione di voler porre fine alla sua vita, giunse a seguito di anni di terapie senza esito. Lanciò diversi appelli, a seguito dell’incidente, al presidente Mattarella. È diventato il simbolo di un tema etico di primaria importanza, come il suicidio assistito. In Italia non ha trovato risposte. La decisione di recarsi in Svizzera, fu presa a seguito dell’ennesimo rinvio in Parlamento della legge sul testamento biologico. Il 27 Febbraio 2017, in una clinica svizzera, Dj Fabo ha realizzato il suo desiderio, quello di mettere fine alla sua vita. Il 19 dicembre entrò in vigore la legge. 

Mariapaola Trombetta

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