Originario di Bolzano, su Stefano Parolin non abbiamo moltissime informazioni dal momento che ha deciso di non volerle condividere sui propri social. Per chi si stesse chiedendo che lavoro svolge ve lo diciamo noi. Parolin è un commercialista e cerca di ritagliarsi del tempo da dedicare non solo ai tanti hobby che ha ma soprattutto alla famiglia.
Stefano Parolin: chi è il marito di Tania Cagnotto
Non è uno sportivo di professione anche se non si è mai perso una gara di sua moglie Tania Cagnotto. Stiamo parlando di Stefano Parolin, appunto marito dell’ex tuffatrice italiana con cui da anni condivide la sua vita. Parolin, inoltre, non è un volto noto della televisione, anzi, lo è diventato nel momento in cui si è spostato con la Cagnotto.
Nel 2016, ha sposato la compagna Tania Cagnotto. La proposta di matrimonio è stata fatta da lui, durante un romantico weekend trascorso a Venezia. Le nozze da sogno sono state celebrate all’Isola D’Elba. I due sono diventati genitori di una bambina che si chiama Maya e nell’autunno 2020 hanno annunciato di aspettare il secondo figlio, anche questa volta sarà una bella femminuccia.
La sua più grande passione, oltre ovviamente al suo lavoro, è il calcio a 5, in cui si diletta spesso con gli amici. Ma non solo: la ragazza ha confessato che è un uomo davvero molto dolce che è sempre molto attento a lei, nel darle una mano, in casa magari con piccoli lavoretti.
Tania Cagnotto è nata a Bolzano, il 15 maggio 1985. Anche i suoi genitori sono degli atleti, infatti, il padre Giorgio Cagnotto, ha vinto numerose medaglie in campo mondiale ed europeo e la madre Carmen Casteiner è stata anche lei una famosa tuffatrice.
Fin da piccola si avvicina alla disciplina dei tuffi e a 7 anni inizia a partecipare a competizioni dimostrando un forte talento. Ecco cos’ha dichiarato in un’intervista sul suo primo tuffo:
“Il primo tuffo? L’ho fatto quando avevo due anni, sono scivolata dentro il laghetto del centro sportivo dell’Acquacetosa, a Roma. Se volete, un segno del destino. No, non sono rimasta traumatizzata, anzi. Quando a 6 anni ho fatto il primo tuffo vero nell’acqua di una piscina, mi è sembrato il gesto più naturale del mondo. Proprio come se fossi nata per fare quello. Eppure i miei genitori ce l’avevano messa tutta per portarmi a scegliere un altro sport. Mi hanno iscritto al corso di tennis, hanno cercato di farmi innamorare dello sci. Ero anche bravina, una piccola promessa. Ma io mi volevo tuffare e basta. Volevo imitare quello che avevano fatto loro, mio padre e mia madre, e al tempo stesso mi divertivo come una matta. Ecco, tuffarmi per me voleva dire giocare. E sognare. Sì, perché fin da bambina sognavo tanto, sognavo di andare alle Olimpiadi…”