Steve Jones ed i successi con i Sex Pistols          

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Di Alessandro Carugini

Stephen Philip “Steve” Jones è nato a Londra il 3 settembre del 1955. La sua non è stata un’infanzia felice: il padre lo ha abbandonato quando aveva due anni e il patrigno abusava regolarmente di lui. L’unica fuga da quella vita era la musica. A soli 11 anni conobbe Jimi Hendrix: un vicino di casa comprò il singolo “Purple Haze” ed il ragazzino urlava contro il muro, implorandolo di rimettere su il pezzo.

L’amicizia con Paul Cook   

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Steve Jones era esperto nel rubare qualsiasi cosa e passava i suoi giorni tra la casa ed il riformatorio. La musica la faceva comunque da padrona: Faces, Roxy Music, Mott The Hoople e Bowie, insieme al fido Mick Ronson, erano i suoi gruppi preferiti. Proprio ad uno dei concerti di Bowie/Ziggy, Steve Jones rubò alcuni timpani al batterista degli Spiders From Mars, Mick Woodmansey.

Insieme al suo amico Paul Cook, Jones decise di formare un gruppo rock insieme all’amico chitarrista Wally Nightingale. Cook suonava la batteria, Nightingale la chitarra e Jones cantava. Si chiamano The Strand.

Nel frattempo Jones e Cook avevano cominciato a frequentare il negozio di vestiti gestito da Malcolm McLaren e Vivienne Westwood, il “Too Fast to Live” e fecero amicizia con Glen Matlock, che lavorava il sabato in negozio ed era anche un bassista.

La nascita dei Sex Pistols   

Matlock diventa un membro ufficiale della band e Jones chiede a McLaren di fargli da manager. Quest’ultimo accettò e pagò loro la sala prove. Vedeva il gruppo come un catalizzatore per la sua nuova clientela di giovani sboccati.

Qualche mese dopo McLaren andò a New York. Assiste al nascente movimento punk e quando torna a Londra, la prima cosa che fa, è licenziare Wally, mai stato all’altezza della situazione.  

Jones faceva il cantante ma non era molto convinto del ruolo. Fecero alcune audizioni e la scelta cadde su un altro frequentatore del negozio: John Lydon. Capelli verdi ed una maglietta dei Pink Floyd alla quale aveva dipinto la frase “I Hate”, fu battezzato subito come Rotten, a causa dello stato dei suoi denti. Il nuovo cantante, oltre ad essere un provocatore, è molto intelligente ed ha una penna tagliente. Lui e Steve Jones divennero la versione “punk” di Bowie e Ronson sul palco. Nascono così i Sex Pistols.

I successi dei Sex Pistols con Steve Jones

I Sex Pistols sono stati un gruppo punk fra i più influenti della storia e grande icona della prima ondata punk. Andiamo a (ri)scopire i loro più grandi successi e qualche chicca.

Anarchy in the U.K.

Brano con i quali i Sex Pistols si fanno conoscere al Regno Unito eseguendolo dal vivo al programma TV ‘So It Goes’ il 28 Agosto del 1976. La base strumentale è composta quasi per intero da Glen Matlock, i testi sono scritti da Johnny Rotten con la collaborazione di Steve Jones. Il cantato di Rotten è molto duro, e sfrutta tutte le qualità abrasive della sua voce.

God Save The Queen

Pubblicato come singolo il 27 maggio del 1977, durante il Giubileo d’Argento della regina Elisabetta II. La leggenda popolare secondo la quale questo brano è stato scritto appositamente per il Giubileo, è sempre stata negata dalla band, che intendeva intitolare la canzone ‘No Future’.  Malcolm McLaren, sapendo dell’imminente Giubileo d’Argento, convinse la band a cambiare il nome in God Save the Queen, e ne ritardò l’uscita per farla coincidere con la manifestazione.

Pretty Vacant

Pubblicato dalla Virgin Records come singolo il 2 luglio del 1977, questa canzone portò i Sex Pistols alla loro prima ed ultima apparizione al programma Top of the Pops. Il riff di basso è ispirato ad “S.O.S.” degli ABBA, dopo che la band lo aveva ascoltato alla radio. La tematica del brano si fa beffe della disoccupazione giovanile dilagante.

Holidays in the Sun

Pubblicato il 15 ottobre del 1977, fu l’ultimo singolo della band con Rotten. L’ispirazione per il brano avvenne durante un viaggio: “Cercammo di fare le nostre vacanze al sole sull’isola di Jersey ma non funzionò. Ci buttarono fuori” ha detto John Lydon, che prosegue “Essere a Londra in quel periodo ci faceva sentire come dei prigionieri in un campo di concentramento. C’erano odio e continui atti di violenza nei nostri confronti. La canzone nacque da ciò”.  In questo brano, il riff di basso, ricorda molto il pezzo “In the City” dei Jam.

Silly Thing

Scritta da Paul Cook e Steve Jones, è stata registrata dopo senza Rotten e senza Vicious. Lo stesso Jones suona le parti di basso. Possiamo dire che è una registrazione di Cook e Jones più che un lavoro della band. Il batterista canta nella versione presente nell’album “The Great Rock ‘n’ Roll Swindle” mentre nella versione presente sul CD singolo, è Jones che canta.

No One Is Innocent

No One is Innocent è incisa da Paul Cook e Steve Jones ed alla voce c’è il latitante Ronnie Biggs, noto per aver preso parte alla “grande rapina al treno” del 1963. All’epoca Biggs viveva in Brasile, ed era ancora ricercato dalla giustizia britannica, ma immune all’estradizione. La canzone è accreditata a Cook, Jones e Biggs, autore del testo.

Il brano comincia con la frase: “God save..”, seguita dal nome di svariati personaggi, iniziando dai Sex Pistols stessi. Vengono poi elencati Bill Grundy, Martin Bormann e altri “nazisti in fuga”, gli infanticidi Myra Hindley e Ian Brady, la classe politica e la polizia, il dittatore Idi Amin ed infine lo stesso Biggs. La strofa finale recita: “Dio salvi il buon samaritano e anche la gentaglia inutile”, e vengono accomunati tutti i personaggi della canzone, buoni e cattivi, per affermare che “nessuno è innocente”, in perfetto stile nichilista.

Il titolo del brano avrebbe dovuto essere Cosh the Driver, chiaro riferimento al quasi fatale ferimento del conducente del treno rapinato da Biggs anni prima. La Virgin vietò la cosa ed il titolo venne cambiato in No One Is Innocent (A Punk Prayer by Ronnie Biggs).

Alessandro Carugini

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