Dietro la leggendaria immagine punk dei Sex Pistols c’è la visione della designer Vivienne Westwood. Da quando il manager della band Malcolm McLaren e la stilista hanno iniziato a cooperare, i capi della loro boutique londinese, “Sex” di King’s Road, come le magliette, le giacche di pelle e i pantaloni bondage sono diventati i capisaldi dello stile alternativo.

Le spille diventano un accessorio iconico per lo stile punk, presenti in quasi tutti i capi, un simbolo di rappresentazione e identificazione. Questo oggetto è stato reso famoso dai Sex Pistols, per un’intuizione di Malcolm McLaren, che durante un soggiorno a New York vide il musicista Richard Hell, “riparare” uno strappo sul vestito con una spilla da balia. Ciò ha indotto la prima ondata di giovani punk-rock a Londra a strapparsi i vestiti e ricomporli di nuovo con le spille.

Vivienne Westwood: provocare per attrarre

Sex Pistols
Sex Pistols

Il contributo di Vivien Westwood alla moda è unico e ineguagliabile. Le sue creazioni hanno ispirato non solo il modo di vestire ma è stata una dei principali artefici del punk anni Settanta, dall’ideologia all’estetica. Se prendiamo come esempio le t-shirt con la stampa “Destroy”, tale termine stava ad indicare il “distruggere lo status quo”. Uno stile che ha come mantra quello di infrangere i valori e i tabù. La visione di Vivienne Westwood include l’inarrestabile desiderio di opporsi alle convenzioni. Ad oggi collabora ancora con il suo compagno di vita Andreas Kronthaler, con il quale la stilista continua la sua crociata contro il prevedibile, l’ovvio, preferendo farsi una propria opinione.

Prima di dedicarsi alla moda Vivienne Westwood ha lavorato per cinque anni come maestra elementare, e ancora oggi trasmette il suo sapere e la sua visione attraverso non solo la parola, ma soprattutto con gli abiti. Controcorrente, ma soprattutto contro le mode. Genera nuove tendenze non appena un concetto o uno stile diventa mainstream. Quando il minimalismo conquistò il vasto pubblico, lei iniziò a proporre collezioni barocche, colme di eccessi. Lo stile Westwood ha dell’imprevedibile. Quando a metà degli anni Novanta gli abiti venivano decostruiti e gli orli sfrangiati, la stilista tornò al rigore e alla sartorialità, recuperando l’haute couture francese.

Il consolidamento della “subculture” britannica

Vivienne Westwood e il produttore Malcolm Mclaren aprirono insieme, nel 1974, “Sex”, negozio d’abbigliamento, nonché luogo iconico, fonte di ribellione e nascita dello stile punk anni Settanta. La scelta del nome della band trae ispirazione dallo store londinese, al quale però fu aggiunta anche la parola “pistols” donandogli un senso più arcaico rispetto al termine diffuso “gun”. La nascita e diffusione dei Sex Pistols sembra essere opera proprio di Malcom Mclaren, il quale per pubblicizzare il negozio d’abbigliamento, decise in accordo con Westwood di creare una band a tavolino.

Mclaren scovò tra i suoi clienti e non dei talenti emergenti, che potessero non solo avere successo in ambito musicale, ma che a loro volta potessero attribuire del potenziale alla boutique. I componenti della band erano vestiti con capi esclusivamente provenienti dal negozio, donando non solo un’identità solida e ben strutturata ma pubblicizzando e diffondendo lo stile punk proposto dal duo Mclaren-Westwood. In questo periodo è possibile risalire alla nascita del punk rock, non solo come genere musicale ma anche come stile di vita.

Prima di Vivienne Westwood e Malcom Mclaren il punk-rock non esisteva

I Sex Pistols potrebbero essere il migliore esempio di riuscita piano marketing di tutti i tempi. Nati dalla visione di Malcom Mclaren e riconoscibili grazie allo stile di Vivienne Westwood. Il successo della band vanta di una scarsa produzione musicale che vede all’attivo un album ed una manciata di singoli. Parlare di truffa è errato poiché la band ha conquistato il pubblico di tutto il mondo, non solo con la sua musica, ma anche con lo stile di vita proposto. Non convenzionale, liberatorio, che si distaccava dal quotidiano e dalla massa.

Il punk-rock si propone al pubblico come una tendenza anti-mainstream ma che allo stesso modo, come tutti i trend, una volta diffusi, se apprezzati e vissuti dalle subculture, diventano moda.

Silvia Colaiacomo

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