Strage di Natale, la storia del Rapido 904

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Di Redazione Metropolitan

Era il 23 dicembre del 1984, il treno Rapido 904 stava percorrendo la tratta Napoli-Milano.
Alle 19.08, mentre attraversava la Grande Galleria dell’Appennino, ci fu un’enorme esplosione.
A causarla fu un ordigno collocato in una grande valigia situata nella nona carrozza della seconda classe. Era stata portata sul treno da un uomo salito alla stazione di Firenze, il quale era poi sceso dopo aver terminato il suo compito. È una tragedia, si tratta di quella che passerà alla storia come Strage di Natale.

Dopo la deflagrazione vennero ritrovati 15 corpi senza vita, una sedicesima vittima ci fu ad un anno e mezzo di distanza dall’accaduto. I feriti furono 267.
Non venne risparmiato nessuno, a morire furono persone innocenti. Persero la vita anche quattro bambini di età compresa tra i 4 e i 14 anni.

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I soccorsi

Una figura fondamentale fu quella di Gian Claudio Bianconcini, un controllore nel suo ultimo viaggio che rimase ferito. Fu lui a chiamare i soccorsi, e si mise in prima persona ad aiutare i feriti della detonazione. I primi aiuti arrivarono oltre un’ora dopo l’esplosione, ed ebbero non poche difficoltà ad intervenire.

Gli attentatori avevano pianificato il tutto all’apice della loro cattiveria: dieci anni prima un altro evento era avvenuto nello stesso posto e con le stesse modalità, la strage dell’Italicus. Questa volta però si aspettò che il treno fosse penetrato fino a metà della galleria, per fare in modo che le conseguenze fossero massime.
Molti feriti vennero portati alla stazione di San Benedetto in Val di Sambro, mentre i più gravi a Bologna.
Le cure durarono fino alle cinque di mattina.

Le indagini della strage di Natale

In seguito all’attentato vennero seguite due diverse piste: quella romana e quella napoletana. La prima portò all’arresto di Guido Cercola, braccio destro del noto mafioso Giuseppe Calò, mentre la seconda portò sulle tracce di Carmine Esposito, membro della gang camorrista del Rione Sanità.
Importanti per quanto riguarda la pista campana furono le testimonianze di Mario Ferraiuolo e Lucio Luongo, che iniziarono a collaborare con la giustizia. Furono loro a riferire il nome di Carmine Lombardi, l’uomo che il 23 dicembre era salito sul Rapido 904 con la valigia contenente l’ordigno.

Ciò che emerse dalle indagini fu un quadro mai visto prima: per la strage di Natale Cosa Nostra, la Camorra, la Banda della Magliana e l’estrema destra avevano unito le forze.
Tra tutti il mandante della strage venne ritenuto Totò Riina, considerato “il capo dei capi”. L’uomo venne però assolto il 14 aprile 2015 per mancanza di prove.

La strage del Rapido 904 fu solo una delle numerosissime che avvennero in quel periodo di profonda tensione. Solo nel 1984 avvennero altri quattro atti terroristici.

Ludovica Nolfi

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