Nadal prova a stringere i denti ed essere tra gli otto che si giocheranno le ATP Finals di Londra. Intanto si sono delineati i due gironi.
Matteo Berrettini
Come quello a Mordor per Frodo, il viaggio di Matteo a Londra verso le ATP Finals è stato costellato di ostacoli, battaglie, cadute e vittorie, e alla fine è terminato come tutti speravamo. E proprio come il portatore dell’anello, anche il romano aveva all’inizio ben poche chance di riuscita. Dal basso della sua 52esima posizione, infatti, tutto si aspettava fuorché essere tra gli otto tennisti migliori dell’anno. Ma nella vita nessuno regala mai niente e quello che ha ottenuto Berrettini viene tutto da talento, tenacia e duro lavoro.
Nel circuito ATP quest’anno, tra 250, 500, Master 1000 e Major, ha centrato 8 volte la semifinale e 3 volte la finale, portandosi a casa 2 titoli. Il traguardo più grande resta la semifinale a Flushing Meadows contro Nadal, con cui riscrive le pagine di storia del tennis italiano. Da segnalare anche gli ottavi di Finale nella sua Roma e a Wimbledon, dove esce con il padrone di casa e idolo personale, Roger Federer. Un percorso memorabile a coronamento di un altro traguardo storico per il tennis tricolore: Berrettini è il terzo italiano dopo Panatta e Barazzutti (l’ultimo a riuscirci, 41 anni fa) a terminare la stagione in Top 10 e riuscire a qualificarsi per The Masters.
A Londra non sarà uno dei favoritissimi, ma, come dichiarato da lui stesso, non andrà a fare la comparsa. La dea bendata non è stata però sua amica ai sorteggi che hanno deciso i due gruppi delle ATP Finals. Nel gruppo Borg troverà Djokovic, Federer e Thiem. Non proprio un girone semplicissimo. L’obiettivo è comunque quello di chiudere in bellezza l’anno ed entrare definitivamente nell’Olimpo del tennis italiano.
Rafael Nadal
Ritiratosi prima della semifinale di Parigi-Bercy contro Shapovalov, Rafa era in dubbio per le finali di Londra. Il problema all’addome accusato durante l’allenamento tre giorni fa lo aveva messo in allarme e, per non rischiare di dare l’ennesimo forfait alle ATP Finals (il maiorchino ha disputato il Master solo 3 volte in carriera), ha preferito recuperare il vista del 10 novembre. Oggi ha dichiarato che volerà a Londra, sosterrà gli allenamenti e che proverà a partecipare. Sicuramente farà di tutto per non perdere l’occasione di coronare una stagione splendida.
Quattro i titoli complessivi vinti quest’anno: due Master 1000 (Roma e Montreal) e due Slam (Us Open e l’immancabile Roland Garros). Anche se siamo abituati a vederlo vincere sulla terra rossa di Parigi, ogni trionfo di Nadal in quest’evento è un mattone posato in quello che sta diventando un muro che difficilmente nella storia verrà scavalcato. E quello di quest’anno ha un sapore diverso, perché con il 12esimo titolo a Parigi Nadal diventa il primo tennista a vincere così tanti trofei di una stessa manifestazione. Prima di lui Margaret Smith Court, con 11 successi agli Australian Open.
Con la vittoria a New York, poi, mette a segno la quarta doppietta US Open-Roland Garros della sua carriera (2010, 2013, 2017, 2019). Dovesse prendere ufficialmente parte al Master di Londra, Rafa sarebbe sicuramente tra i favoriti per una vittoria che vuole centrare per la prima volta in carriera. Il sorteggio l’ha voluto nel gruppo Agassi, insieme a Medvedev, Tsitsipas e Zverev. Un girone che, almeno sulla carta, il maiorchino può superare senza troppe difficoltà.
Roger Federer
Chi l’ha vinto più di tutti, invece, è il più grande rivale di Nadal, Re Roger. Lo svizzero detiene sia il record di successi (6) che di finali giocate (10) alle ATP Finals. Abbiamo già discusso dei numeri a cui è arrivato (e a cui potrebbe arrivare), e questi ci parlano di un giocatore che nonostante le 38 primavere e i problemi fisici continua a esprimere un tennis ad alti livelli. 5 trofei alzati in questo 2019, tra cui un Master 1000 (sul cemento di Miami) e il decimo titolo a Basilea. Quest’anno nessun torneo del Grande Slam (prima volta dopo tre anni), anche se all’All England Club ha sfiorato il nono successo.
Chissà se ci pensa ancora a quei due match point non trasformati. Quello rappresenta allo stesso tempo la punta più alta e la delusione più grande del suo 22esimo anno di carriera. Una vittoria al torneo dei Maestri non gli farebbe dimenticare Wimbledon, ma addolcirebbe ulteriormente quest’annata. Dopo il trionfo a Basilea aveva spiegato che avrebbe potuto partecipare al Master di Parigi, ma che l’obiettivo principale era quello di arrivare a Londra al 100%. Considerando che alla fine ha rinunciato all’ultimo Master 1000 della stagione, ci si aspetta un Federer pronto a livello fisico per un grande torneo.
L’ultima vittoria di Roger a Londra risale al 2011, contro Tsonga. All’epoca la metà degli otto finalisti di quest’anno nemmeno era tra i professionisti. Nel gruppo in cui è stato smistato, tuttavia, solo uno di questi all’epoca non era ancora entrato nel circuito ATP, Matteo Berrettini. Insieme a lui troverà Dominic Thiem (già nel suo stesso girone lo scorso anno) e Nole Djokovic (contro cui ha perso tre finali a Londra).
Novak Djokovic
Finalista lo scorso anno, quest’anno Nole medita vendetta e parte da favoritissimo per la vittoria finale (soprattutto in caso di assenza di Nadal). Come Federer anche per lui quest’anno sono 5 i titoli, ma a differenza dello svizzero la caratura dei trofei portati a casa è di un altro livello. Per il serbo questa stagione un ATP 250 (a Tokyo), due Master 1000 (Madrid e Parigi-Bercy) e due Major (Australian Open e Wimbledon). Per lui difficile dire quale sia stato il successo più grande.
A Melbourne è diventato il giocatore con più titoli sul cemento australiano superando i 6 titoli di Roy Emerson e Federer; contro quest’ultimo, invece, ai Championships ci ha resi testimoni di una delle più belle partite nella storia del gioco, conquistandosi un quinto titolo dal sapore davvero speciale. Da non sottovalutare le prestazioni ai Master 1000. In particolare, dopo quello di pochi giorni fa Djoker diventa il terzo (insieme agli altri due dei Big Three) a disputare 50 finali di questo livello. Inoltre con il titolo a Parigi-Bercy il serbo raggiunge John McEnroe per titoli vinti in carriera (77) portandosi al quinto posto nella classifica all-time.
A Londra Djokovic tenterà di superarlo vincendo il suo sesto titolo alle ATP Finals (con cui andrebbe a eguagliare il record di vittorie di Federer). In tutto questo una vittoria servirebbe anche per provare il controsorpasso a Nadal e chiudere un grande 2019 da numero 1. Un girone non troppo agevole potrebbe metterlo in difficoltà, ma Nole in questo momento è sicuramente il giocatore più in forma tra gli otto. Resta dunque lui il primo nome sulla lista dei favoriti.
Daniil Medvedev
Del russo abbiamo già parlato tante volte, e ogni volta che se ne parla non si possono che spendere parole di elogio. Al posto suo, d’altronde parlano i numeri: 12 semifinali giocate, 9 finali (di cui 6 consecutive) e 4 titoli (i 250 di Sofia e San Pietroburgo e i Master 1000 di Cincinnati e Shanghai). Un uragano che ad agosto si è abbattuto sul circuito spazzando via tutti (o quasi). Nel periodo tra il torneo di Washington e quello di Shanghai, infatti, Medvedev ha realizzato un parziale di 66 set vinti e solo 12 persi. Pazzesco.
E se parliamo di successi e disfatte in questa stagione, leggiamo alla voce “vittorie” un bel 59 e a quella “sconfitte” 18. Numeri da Top 5, se consideriamo le manifestazioni a cui ha preso parte e i risultati ottenuti. Quello che gli è mancato (se proprio vogliamo trovare un neo in un anno superlativo) sono stati i risultati nei Major. A parte il fantastico risultato agli US Open, non è uscito benissimo dagli altri Slam. Per Londra in molti gli cuciono addosso il ruolo di guastafeste per i primi tre, ma la brutta eliminazione al secondo turno del 1000 di Bercy potrebbe essere il segnale di spia rossa del serbatoio.
Dopo due tre mesi giocati al massimo senza quasi mai fermarsi sarebbe anche comprensibile un calo dal punto di vista fisico. Quest’anno però l’Orso si è divertito parecchio a stupire tutti. Tra questi c’è stato anche Zverev (con lui nel gruppo Agassi) che dopo la sconfitta al Master di Shanghai aveva dichiarato di non aver mai visto nessuno giocare come lui. E sullo stile del russo si era pronunciato anche un altro del girone (con cui i rapporti però non sono proprio idilliaci), Stefanos Tsitsipas. Molto attesa la sfida tra i due.
Dominic Thiem
Il 2019 è stato il miglior anno della carriera di Thiem (a detta sua, gran parte del merito va all’arrivo di Nicolas Massú al suo angolo). Per lui un career-high di 5 titoli stagionali: il 250 di Kitzbüel, i 500 a Barcellona, Pechino e Vienna e il Master 1000 a Indian Wells. Quest’ultimo è il primo Master vinto in carriera, e per questo sarebbe da considerarsi il successo più importante di quest’anno, ma non è necessariamente così.
Ci provava da 7 anni, ma non era mai riuscito a raggiungere quel traguardo che tanto agognava: si tratta di un ATP di livello inferiore, ma il 500 di Vienna è stato l’obiettivo centrato più importante per Dominic. Vincere nel torneo di casa è stato un sogno che finalmente è riuscito a realizzare. Una stagione da 46 vittorie e 20 sconfitte, tra cui le pesanti eliminazioni nei tornei del Grande Slam. Agli Australian Open ha salutato il pubblico di Melbourne già al secondo turno, e a Wimbledon e Flushing Meadows addirittura al primo turno.
Ancora troppo poco per uno da cui ti aspetti prestazioni come quelle avute invece sulla terra di Parigi. Al Roland Garros, infatti, solo il re della terra Nadal era riuscito a fermarlo. Per l’austriaco si tratta della seconda finale consecutiva persa contro il maiorchino a Parigi. A Londra non è capitato nello stesso gruppo di Rafa ma in quello più tosto. C’è però da considerare che l’austriaco negli scontri diretti si trova in vantaggio con due dei tre del gruppo Borg: sia contro Federer che contro Berrettini Thiem ha ottenuto più vittorie che sconfitta. Chissà se sarà capace di ripetersi.
Stefanos Tsitsipas
Un altro che ha attraversato la sua migliore stagione in carriera è il greco, che ha portato a casa risultati davvero importanti, alcuni storici. Per lui 56 vittorie e 27 sconfitte, tra 9 semifinali, 5 finali e 2 titoli (sul duro di Marsiglia e la terra di Estoril). Con questi due trionfi Tsitsipas va a quota 4 e diventa il primo tennista greco a riuscirci nell’era Open. Ma il successo principale di quest’anno resta la storica semifinale a Melbourne.
Mai un tennista proveniente dalla culla della democrazia era riuscito a raggiungere un simile risultato in un torneo del Grande Slam. E questo a soli 21 anni. Sì, perché Stefanos è il più giovane in queste ATP Finals, ma non per questo dev’essere preso sotto gamba. Lo sanno bene Nadal, Federer e Djokovic. Tutti e tre sono stati battuti dal greco: il primo alle semifinali di Madrid, il secondo agli ottavi degli AO e il terzo ai quarti di Shanghai. Anche per lui luci e ombre nei Major, in cui a parte la semifinale in Australia, è uscito ai quarti al Roland Garros e non ha passato il primo turno ai Championships e New York.
Ovviamente ha ancora tanti anni per dimostrare il suo valore agli Slam, e per quello che ha saputo dimostrare già ora, ci aspettano anni di spettacolo. E a rivaleggiare con lui nel prossimo futuro ci saranno anche gli altri due giovani terribili del gruppo Agassi: Daniil Medvedev e Sascha Zverev. Già alle ATP Finals di Londra potremo avere un assaggio di quello che ci attenderà più avanti nel tempo.
Alexander Zverev
A Londra dovrà difendere il titolo vinto l’anno scorso, ma Sascha viene da quella che è probabilmente la peggior stagione degli ultimi anni. È vero, quest’anno ha centrato nuovamente i quarti al Roland Garros, ma per il resto non è stata una grande annata per un tennista del suo livello e potenziale. Solo 45 vittorie, tre finali disputate (due ATP 250 e il Master di Shanghai) e un solo titolo vinto a Ginevra. Un anno nero che ha visto anche le dimissione del suo allenatore, Ivan Lenld, e una disputa legale con il manager che lo ha portato al successo, Patricio Apey.
Non esattamente il contesto migliore per esprimere un tennis di alto livello, sopratutto per lui che ha sempre peccato un po’ di incostanza. Il talento però c’è, e a dimostrarlo sono i risultati ottenuti i due anni passati. Se il tedesco dovesse arrivare a un benessere fisico e mentale, in pochi sarebbero quelli in grado di batterlo. Tra gli otto che partiranno per Londra è sicuramente quello dalla condizione peggiore (tralasciando il problema all’addome di Nadal); per questo in molti si aspettano una disfatta quasi totale. Fortunatamente per Sascha, però, il sorteggio delle ATP Finals poteva andare peggio: nel gruppo Agassi affronterà Nadal, Medvedev e Tsitsipas.