Un cittadino tunisino di 25 anni, su cui pendeva un mandato di arresto internazionale è stato arrestato a Venezia con l’accusa è quella di presunta collaborazione con il gruppo terroristico dell’Isis. Le dichiarazioni del dirigente della Digos di Venezia.
Il presunto coinvolgimento nell’Isis a Venezia
Sul venticinquenne tunisino pendeva un mandato di cattura internazionale emesso dal tribunale di Tunisi per “partecipazione ed associazione terroristica e atti di terrorismo.”
Il suo nome è R.F e la sua cattura è stata eseguita dai poliziotti della Digos di Venezia e Gorizia, coordinati dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione.
L’uomo era sbarcato in Italia alla fine di agosto ed era stato ricollocato in una struttura di accoglienza a Venezia.
A ottobre l’Interpol aveva comunicato alle autorità italiane la presenza di un cittadino tunisino membro della cellula terroristica dell’Isis.
L’uomo è stato individuato in R.F, e il suo provvedimento di cattura è stato emanato il 24 novembre.
L’uomo è oggi rinchiuso nel carcere di Gorizia.
Il dirigente della Digos di Venezia, Carlo Ferretti ha lasciato delle importanti dichiarazioni a Fanpage:
“Non sappiamo se abbia effettivamente preso parte ad atti terroristici nel suo paese”, precisando però che in Tunisia faceva parte “di una cellula dell’Isis specializzata nella preparazione di attentati con uso di esplosivo.”
Quel che è certo è che in Italia non ha fatto nulla, ed anzi è stato tenuto sotto stretta osservazione e “non ha mai avuto atteggiamenti che denotassero una deriva di carattere integralista.”
Durante le indagine è emerso che l’uomo aveva intenzione di lasciare l’Italia, ma devono essere svolti ulteriori accertamenti per comprendere quali fossero effettivamente le sue intenzioni future.
Ferretti ha voluto inoltre fare una precisazione riguardo la funzionalità del sistema italiano nel controllo e nell’identificazione delle persone che sbucano nel nostro paese.
Ha infatti affermato: “A scanso di equivoci, e nella speranza che il caso non venga strumentalizzato politicamente, specifico che questa vicenda dimostra che il sistema di controllo funziona”.
“I migranti che sbarcano nel nostro paese sono persone che hanno bisogno di aiuto: vengono tutti tempestivamente identificati e costantemente controllati, se qualcuno commette un reato siamo subito in grado di rintracciarlo e intervenire, come avvenuto in questo caso”.
Sono però in corso ulteriori indagini per capire il livello di coinvolgimento dell’uomo con il gruppo terroristico.
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