Testimone dei Testimoni: fuoriuscita dalla “setta” più diffusa d’Italia

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Di Redazione Metropolitan

Sono circa ottocento le “sétte” presenti in Italia. Tra queste, sicuramente la più diffusa e nota è quella dei Testimoni di Geova. Cosa c’è dietro queste figure apparentemente tiepide e mansuete che suonano i campanelli sempre in coppia?

Ne ha parlato ai microfoni del dottor Marco Crepaldi c’è Letizia, una ragazza che porta avanti il suo progetto “Aurea aetas: contro i culti abusanti, settarismo e controllo mentale”. La giovane vive lontana dalla famiglia. Fin da piccola, da sola e immersa in una religione che le diceva “sei donna e non puoi insegnare”, ha preso decisioni molto mature.

Testimoni di Geova, davvero una setta?

Secondo quanto riporta Letizia, usando il modello B.I.T.E. (Behavior, Information, Thoughs, Emotions) si potrebbe riscontrare nel culto geovista tutti i punti che caratterizzerebbero una setta. Stando alla testimonianza vi è infatti «un controllo sull’informazione» che passa attraverso la censura capillare di ciò che si può vedere o leggere. In effetti, dato che esistono pubblicazioni interne al culto, sarebbe meglio leggere solo quelle. «Se proprio vuoi leggere altro – prosegue Letizia – non deve avere assolutamente a che fare con la magia (ad esempio Harry Potter) o con l’amore. Insomma, commenta la ragazza: «Ogni scusa è buona per non farti leggere, così succede che rimani ignorante». Anche su come ci si veste c’è una nutrita serie di regole.

Donne nel culto geovista

A quanto riporta Letizia, anche la lunghezza delle gonne è sempre sotto controllo. Ad ogni adunanza c’è chi guarda come sei vestita e può andare a dire agli anziani di averti visto con la gonna corta. Questi, ti interrogano anche entrando molto nello specifico e nel privato ma non chiedono prove delle accuse di “immoralità” che ti vengono mosse. Capelli troppo lunghi vanno tagliati o legati ma la coda alta può suscitare pensieri strani negli uomini. «Una ragazza – spiega Letizia – in questo ambiente sa che non combinerà mai nulla. Non c’è ruolo di responsabilità o insegnamento per le donne». Non solo. Le donne non possono nemmeno fare attività pratiche come portare il microfono o fare l’usciere nelle adunanze. Non sarebbe nemmeno potuta andare all’università. «Dato che tutto il tuo tempo deve essere incentrato sul culto, meglio trovare un part time, anzi, sei donna ti mantiene tuo marito che va a lavorare».  «Le donne – continua la ragazza – se lavorano, anche solo per pagarsi la benzina per fare predicazione, fanno i capelli o le unghie alle altre sorelle della congregazione». «Ogni lavoro è nobile ma non puoi essere ambiziosa». Per un uomo è un po’ più facile. Devi vestire in un certo modo, indossare certi colori di cravatta. «Certo, non c’è un obbligo ma se non ti sposi entro una certa età forse, forse sei omosessuale»

Omosessualità

Cosa succede se si è omosessuali tra i TdG è presto detto, stando a quanto riportato da Letizia ai microfoni di Crepaldi: «Innanzitutto se sei omosessuale stai zitto. Non devi assolutamente dirlo; se anche lo confidi ad una persona fidata, stai tranquillo che la cosa finirà dagli anziani». Il séguito ha dell’inquisitorio: «Gli anziani verranno da te a visitarti cercando di farti cambiare idea perché, secondo il culto, l’omosessualità non è l’identificazione della propria sessualità ma un comportamento e un peccato. Quindi devi solo smetterla». «Se non riesci a cambiare – prosegue Letizia – devi stare zitto, non parlare agli altri di questo tuo “problema” e soprattutto rimanere single a vita oppure fare un matrimonio di facciata».

Regole

Per essere TDG devi fare predicazione. Anzi, una riunione infrasettimanale è incentrata sull’insegnamento dei metodi per attirare le persone. Non è chiusa del tutto al pubblico ma se un TDG vuole invitare qualcuno all’adunanza lo invita a quella del fine settimana. «Una grande differenza – precisa Letizia – tra un TDG e un credente medio è che il TDG è per forza praticante». Compleanni e ricorrenze sono abolite perché.  Ma la principale tra le regole riguarda le emotrasfusioni. Il problema nasce perché, dai TDG, sono state travisate le scritture che vietano di mangiare il sangue. Il passo, preso alla lettera, li ha portati ad escludere qualsiasi altro uso di sangue. Per quanto riguarda i bambini la cosa viene risolta dai Tribunali. Se un bambino viene ricoverato ed ha bisogno di trasfusione, i genitori sicuramente negheranno tali cure mediche quindi i medici contatteranno il tribunale che sospenderà la responsabilità genitoriale consentendo così di somministrare la cura medica salvavita.

Infanzia e culto geovista: tra indottrinamento e solitudine

All’indottrinamento, al servizio di predicazione e alle adunanze partecipano tutti i bambini della congregazione, che – oltre a non poter festeggiare i compleanni – non possono frequentare coetanei non geovisti. Da figlia unica in una famiglia rigida, Letizia non ha potuto frequentare né i bambini fuori dalla congregazione, né quelli inseriti nella stessa. Poi, a scuola, «ho iniziato a vedere che la mia realtà pervasiva era una in mezzo a tante altre. L’insegnamento è sempre stato: ci siamo noi e ci sono loro che stanno di là mentre noi dobbiamo restare separati». Sola per tutto il periodo delle medie, Letizia era mentalmente fuori dall’indottrinamento geovista fin dalle superiori. Spiega infatti: «Ero al punto di non condividere nulla. Ho cercato di legare con i miei compagni durante le medie. Tranne la scuola, sono stata isolata e mi è stato buttato via tutto: televisione, riviste e radio». Poi è andata ancora peggio «perché mi hanno sequestrato matite e pennarelli. Provavo a ribellarmi ma finiva con litigate o peggio con botte». In effetti molti ragazzi in contatto con il progetto di Letizia hanno riscontrato gli stessi problemi. La cosiddetta “verga della disciplina” per tenere dritto il ragazzo diventava vera e propria violenza domestica.

Una brillante idea

L’allontanamento dipende dal coinvolgimento del gruppo ma Letizia aveva avuto una felice intuizione, fin da piccola: sostenere anche davanti ai genitori che si sarebbe battezzata solo una volta maggiorenne perché a quel punto sarebbe stata una scelta autonoma per tutti, anche per i non geovisti. In ogni caso l’uscita la persona notifica alla famiglia e poi agli anziani che parlano cercando di far cambiare idea alla persona. Infine gli stessi anziani cercano una motivazione per sbattere fuori la persona (es. immoralità sessuale che può consistere anche nel tenersi per mano). Nel caso di Letizia, considerato il ruolo dello studio in generale e per le donne in particolare la colpa era che andava troppo bene a scuola e che le piaceva leggere.

L’uscita e la rinascita

Due giorni dopo il mancato compleanno dei 18 anni, Letizia si è seduta con la famiglia dicendo: «Questa è la mia ultima adunanza, non mi vedrete mai più entrare in una Sala del Regno». Dopo un paio di settimane è cominciato a capitare che passasse gente in casa o che la tartassasse scrivendole. Poi sono arrivati gli anziani. Visto che era cresciuta nella comunità dei TDG e l’avevano vista crescere pensava che avrebbero voluto sentire le sue ragioni. «Ho accettato di incontrarli – spiega Letizia – dicendo che negli anni c’erano state domande a cui non avevano risposto e cose che non avevo sopportato tipo la posizione della donna, il linguaggio usato verso persone non etero o il fatto che le persone dovessero essere isolate». In questi incontri con gli anziani, Letizia aveva il testo sacro in mano e lo sfogliava motivando le sue posizioni. Tuttavia, «ad un certo punto – conclude la giovane – il ragionamento li aveva spiazzati quindi hanno risposto: bisogna avere fede e tu non ne hai, ecco perché non capisci. Non hai studiato abbastanza, non hai pregato abbastanza e non sei andata abbastanza in predicazione. Sei una donna non puoi insegnare». Due anni e qualche soldino da parte dopo quel compleanno di 18 anni, la giovane è riuscita ad andare via di casa e a trovare un suo ruolo nel mondo, da donna libera.

di Serena Reda