Siamo praticamente alla fine di questa terza stagione di The Mandalorian, che ci regala con questo settimo episodio sicuramente il migliore della terza parte e uno dei migliori della serie in generale. È innegabile che il ritorno di una figura così carismatica e potente come Moff Gideon possa solo che giovare alla serie. Si, per qualcuno potrebbe essere un more of the same per la terza volta consecutiva. Soprattutto nei finali di stagione. Ma la proporzione degli eventi e l’importanza del villain per eccellenza di The Mandalorian fanno risalire l’asticella delle aspettative per il futuro della serie tv.

The Mandalorian stagione 3: lunga vita all’Impero

The Mandalorian stagione 3: Din catturato

Questo penultimo episodio si apre proprio con la figura del generale imperiale che partecipa al consiglio d’ombra, che riunisce gli ufficiali dell’impero sparsi per la galassia. Viene citato il progetto Negromante, ovvero il piano segreto per la rinascita dell’imperatore Palpatine, e la volontà di distruggere una volta per tutte Mandalore. Gideon richiede poi al consiglio tre guardie pretoriane e una squadra di intercettatori e bombardieri proprio per sterminare i mandaloriani. In questa scena, ancora una volta, viene sottolineata la volontà di interconnessione tra i prodotti di Star Wars. E, soprattutto, la volontà di mettere una pezza e ricucire quello che è stato fatto con Episodio IX. Vi è la voglia di riunire quella galassia di film e serie basate sulle guerre stellari sotto un’unica narrazione, dato che, fino ad ora, gli interventi erano sporadici e sembravano più pianeti lontani anni luce tra loro più che universi connessi.

L’episodio sposta la narrazione su Navarro, dove il piccolo Grogu riceve un simpatico upgrade motorio: un esoscheletro basato sui pezzi di IG-11. L’idea di Bo Katan è semplice: un gruppo andrà in avanscoperta sulla superficie di mandalore, formare un perimetro e solo dopo far sbarcare gli altri. Si offrono volontari mandaloriani sia dal gruppo del credo sia dai rinnegati. E ovviamente i nostri Din Djarin e Grogu. Sul pianeta scopriamo nuovi dettagli sulla Notte delle Mille Lacrime sia da parte di Bo che da parte di sopravvissuti incontrati dopo l’atterraggio. Durante il viaggio, un enorme creatura attacca il gruppo, distrugge la nave e costringe i nostri a fuggire verso i resti della Grande Forgia. Qui, avviene il primo plot twist di puntata: gli stormtroopers dotati di armature di beskar che abbiamo visto ad inizio episodio attaccano. Riescono a mettere in trappola i mandaloriani e a catturare Din, al cospetto di un Moff Gideon tornato in pompa magna con un’armatura da mandaloriano anche lui. Dopo un discorso con Bo Katan sulla Spada Oscura, da l’ordine agli soldati di decimare i mandaloriani rimasti. Bo, con la spada, apre un varco nella parete per permettere a tutti di scappare, anche attraverso il sacrificio di Paz Vizsla, che si chiude la porta alle spalle per permettere al gruppo di fuggire. Qui, dopo essersi liberato dei troopers, combatte contro le tre guardie pretoriane che per la prima volta vediamo nella serie. Con il suo sacrificio si chiude l’episodio.

Questa è la Via

Questo settimo episodio di The Mandalorian permette alla serie di ritornare ai fasti delle prime due stagioni. Gli ridona linfa, la fa respirare e la alimenta. Diversamente da tutto quello che avevamo visto in questa terza stagione. E forse il problema è proprio qua: un episodio del genere è arrivato solo al settimo appuntamento. O al penultimo, se suona meglio. Gli episodi precedenti sfigurano ancora di più in una stagione che, tirando le somme in attesa dell’ultimo episodio, è stata molto al di sotto delle aspettative. Tagliuzzando qua e là sarebbe stato possibile narrare questa parte di storia molto prima, così da permettere un racconto molto più intenso. Attendiamo l’ottavo e ultimo episodio con trepidazione per concludere il viaggio con il mandaloriano e Grogu.

Alessandro Libianchi