Tintoretto, pseudonimo di Jacopo Robusti è un pittore del Rinascimento Italiano, figlio di un tintore di panni da cui deriva il soprannome. Nato a Venezia nel 1519, trascorre tutta la vita nella sua città natale, tranne che per un viaggio a Roma e una visita a Mantova. L’unico documento ufficiale da cui ricavare dati sulla sua vita è il necrologio custodito a San Marziale. Qui è riportata la data della sua morte, avvenuta il 31 maggio 1594. Oggi, 427 anni fa.

Tintoretto è uno dei più importanti pittori italiani del XVI secolo ed esponente di spicco del manierismo. Il suo uso drammatico della prospettiva e della luce, lo fa considerare anche precursore dell’arte barocca. Una personalità forte e vivace che si è espressa con anima e corpo negli ambienti della Venezia dell’epoca. Il filosofo Jean-Paul Sartre dice: “Tintoretto è Venezia anche se non dipinge Venezia“.

Tintoretto: vita e formazione di un artista dalla forte personalità

Tintoretto, Autoritratto, 1546 - 1547_Photocredit: Philadelphia Museum of Art
Tintoretto, Autoritratto, 1546 – 1547_Photocredit: Philadelphia Museum of Art

Ha una vita privata movimentata, molte donne e molti figli legittimi e illegittimi. Nato probabilmente nel 1518, a Venezia, inizia ad interessarsi subito al mondo dell’arte. Figlio di un tintore di seta, utilizza fin da piccolo i colori che trova nel laboratorio del padre. Il fatto di avere a disposizione, sin da bambino, tinture e pennelli, permette al giovane Jacopo di mostrare il suo talento. Il padre, per incoraggiarlo, lo manda a bottega dal grande Tiziano. Tuttavia non si hanno fonti documentate certe. La “leggenda” vuole che il maestro veneziano manda via il suo apprendista dopo pochi giorni perché lo ritiene troppo bravo.

Continua così a studiare da solo, con sacrifici e fatica. Utilizza i modelli di Michelangelo e diventa esperto nella modellazione in cera e argilla. Già nel 1539 realizza le sue prime opere firmandosi come “maestro” e dunque è in possesso di una bottega propria a Venezia. L’indole irrequieta e versatile lo porta in poco tempo a distaccarsi dal classicismo veneto. Tanti i palazzi veneziani che Tintoretto decora con le sue opere nel corso della sua lunga carriera. Una vita artistica piena di tanti successi. L’artista continua a ricevere commissioni fino a oltre settant’anni. Viene a mancare, dopo due settimane di febbre, il 31 maggio del 1594.

Un pittore capriccioso e tenace

Tintoretto, Miracolo di san Marco, 1548 circa_Photocredit: Gallerie dell'Accademia, Venezia
Tintoretto, Miracolo di san Marco, 1548 circa_Photocredit: Gallerie dell’Accademia, Venezia

La produzione artistica di Tintoretto è vastissima. Le sue opere, quasi tutte a tema religioso, hanno reso meravigliosi i palazzi della Serenissima, contribuendo a renderla uno dei centri artistici più vivaci e innovativi del Cinquecento. Tintoretto stesso è un grande innovatore. Egli elabora un’arte di forte impatto visivo. I suoi quadri mirano ad emozionare e turbare lo spettatore. Lo stile di Tintoretto si caratterizza proprio per la notevole abilità nell’utilizzo della luce, in particolare nelle scene cupe.

Squarci di lampi luminosi attraversano la tela e trasmettono la potenza dell’intervento divino. Il pittore usa il colore per accendere di luce il disegno e la luce evidenzia i personaggi staccandoli dal contesto generale per proiettarli in uno spazio più scenografico che reale, tipico dello stile barocco. Oltre ai capolavori che abbellivano i più importanti e maestosi palazzi veneziani, Tintoretto è anche rinomato per i ritratti. 

Tintoretto, Ultima cena, 1592-1594, Basilica di San Giorgio Maggiore, Venezia_Photocredit:ADO

Ama rappresentare scene affollate, di composizioni anche mitologiche, arricchite da particolari effetti luminosi che coinvolgono emotivamente lo spettatore. Tintoretto interpreta il Manierismo attraverso una nuova luminosità. Lavoratore instancabile, trasmette la stessa energia alle sue tele, realizzate in brevissimo tempo.

Tintoretto è soprannominato “Il furioso“ proprio per i colori violenti e pastosi che utilizza nelle sue opere e per l’energia che queste emanano. Lo stile dei suoi dipinti è inoltre caratterizzato da un uso esasperato della prospettiva, che conferisce alle opere una profondità a volte quasi innaturale. Viene descritto da Giorgio Vasari, nella sua opera “Vite” come un artista “stravagante, capriccioso, presto e risoluto: il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura“.

Ilaria Festa

Seguici su:
Instagram
Facebook
Metropolitan
Rivista Digitale n.02