Toronto Raptors, we the north

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Di Redazione Metropolitan

25 anni fa, le emozioni della NBA ritornavano a riabbracciare la città di Toronto 50 anni dopo la breve storia triste dei Toronto Huskies. Insieme agli allora Vancouver Grizzlies, i campioni in carica rappresentavano una franchigia espansione della lega. Il general manager era un certo Isiah Thomas. I Raptors non si sono più guardati alle spalle. Sono diventati simbolo di un Canada, da sempre in ombra rispetto ai Grandi Stati Uniti d’America. Un anno fa raggiungevano il massimo splendore della loro storia, di cui noi abbiamo ricostruito le tappe principali.

Toronto Raptors, the Carter effect e l’arrivo di Bosh

I primi anni di questa nuova franchigia furono di vera e propria transizione. 4 anni di record negativi e roster poco competitivi. Poi, però, nel 1998, con la quinta scelta assoluta viene presentato in Canada un ragazzo interessante, che già si era fatto notare per le grandi doti atletiche a North Carolina. Il suo nome è Vince Carter, scelto dopo Mike Bibby, ma prima di Dirk Nowitzki e Paul Pierce… Poco meno di 20 anni dopo uscirà un docu-film dal titolo The Carter Effect, tanto per intenderci. La prima stagione è condizionata dal lockout, ma già un anno dopo il talento da Daytona Beach, supportato da Tracy McGgrady (cugino di terzo grado di Carter), Charles Oakley e Sean Marks su tutti guida con 25 abbondanti di media i Raptors ai primi playoff della loro storia. Saranno 3 anni consecutivi di post season, dove però Toronto non riesce mai ad andare oltre il secondo turno.
Vince Carter saluterà nel 2004 la squadra con cui ha vinto il premio di rookie dell’anno e una storica gara delle schiacciate.
Fortunatamente, un anno prima, nel draft del 2003, probabilmente il più importante della storia della lega, viene scelto Chris Bosh alla numero 4, il quale raccoglie l’eredità di go to guy. Saranno altri anni non indimenticabili in Ontario. Infatti, il due volte campione Nba con Miami, porterà ai playoff la franchigia soltanto in due occasioni, dal 2006 al 2008, uscendo sempre al primo turno.

Toronto Raptors
Chris Bosh nell’anno da rookie, insieme a Vince Carter e il play Rafer Alston
(photo credits: Reddit)

Toronto Raptors, gli anni da contender

Per considerare la squadra più a nord dell’NBA una contender, bisogna andare avanti fino all’epoca recente. Dal 2013 in poi, Toronto raggiungerà sempre i playoff. I primi anni la squadra è guidata da Demar Derozan, Rudy Gay e Kyle Lowry su tutti, con un Jonas Valanciunas alle prime armi negli USA, ma già determinante. Dal 2015 al 2018 l’unico ostacolo che separa Toronto dalla storia è Lebron James. Infatti i Cleveland Cavaliers infrangono i sogni dei canadese per tre anni, prima alle Finali di Conference e poi alle Semifinali. Derozan è senza dubbio l’uomo franchigia, ma paradossalmente sarà proprio il suo addio a cambiare in meglio la storia dei Raptors. Verrà coinvolto nella trade che porterà Kawhi Leonard in Canada e in qualche modo contribuirà all’ingresso nella storia della sua ex squadra.

Kawhi e l’appuntamento con la storia

C’è una sottile differenza tra chi diventa leggenda e chi viene dimenticato. L’NBA ci ha insegnato come possa essere un panorama tanto meraviglioso quanto crudele. Perchè alla fine dei conti, nei libri di storia compare solo chi ha vinto.
L’esempio di Toronto è più che mai significativo. Kawhi giocherà un anno soltanto in Canada, ma porterà un anello storico, indimenticabile ad una franchigia con meno di 25 anni di esistenza. Kawhi si presenta proprio come l’uomo del destino. E’ lui a mandare a casa i 76ers, in una delle Semifinali di Conference più belle di sempre, con un buzzer beater tra i più iconici degli ultimi anni. E’ lui a limitare Giannis Antetokoumpo e guidare Toronto alle Finals. Vincerà ovviamente l’MVP delle finali.
In questo sport non si vince mai da soli. Fondamentale sarà il ruolo di tutto il supporting cast del cyborg ex Spurs. Da Lowry a Siakam, passando per Ibaka, Green e Van Vleet.
Tra tutti, Pascal, mip della stagione, tirerà fuori dal cilindro prestazioni tanto clamorose quanto inaspettate, tra cui 32 in gara 1 delle Finals. Toronto dopo anni di dominio Warriors e Lebron, riesce a portare a casa un titolo leggendario, ricordando all’NBA che we the north è molto più che un paese che ha paura del buio, per citare uno dei più classici sfottò americani.

Toronto Raptors
Kawhi Leonard decide gara 7 vs 76ers
(photo credits: NBC Sports)

Toronto Raptors, il rapporto con gli italiani

La franchigia nata nel 1995 ha sempre avuto un feeling particolare con il nostro paese. A cominciare dal primo anno della loro storia, del cui roster faceva parte anche Vincenzo Esposito. L’attuale allenatore di Brescia è stato il primo italiano della storia ad entrare a referto in Nba.
L’anno più importante per questo asse Italia-Canada è sicuramente il 2006. Maurizio Gherardini assume la vice presidenza dei Raptors e indirizza la sua franchigia alla prima scelta assoluta del draft: Andrea Bargnani. Il mago ha raggiunto fino ai 21 di media con la maglia dei Raptors e ha preso parte per due volte alla post season. Anche Marco Belinelli è passato dall’Ontario e chissà che il futuro italiano in Nba non sia ancora da quelle parti.

Toronto Raptors
Andrea Bargnani a Toronto
(photo credits: Raptors HQ)

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