Il 15 aprile 1967 se ne andava Antonio de Curtis, conosciuto da tutti semplicemente come Totò. Stiamo parlando di un grande attore italiano definito comunemente “il principe della risata”. È un artista che è stato capace di conquistare generazioni e generazioni di spettatori anche dopo la sua morte. Nino Manfredi, che ebbe la fortuna di collaborare con lui, disse il giorno del suo funerale che se ne era andata “l’ultima delle grandi maschere della commedia dell’arte”.
Totò, il genio e la recitazione
Totò era un genio da molti definito imprevedibile. Il copione rappresentava spesso un timido canovaccio che gli serviva per estrarre dal suo cilindro geniali ed imprevedibili battute, recitando spesso a braccio. Ad esempio è completamente improvvisata la famosa scena della lettera dei fratelli Capone in “Totò, Peppino e La Malafemmena”. Sfruttava molto il suo bagaglio culturale che proveniva dal Teatro e dall’Avanspettacolo a cui fu sempre molto legato. È stato anche un raffinato compositore e poeta regalandoci gli immortali versi di “Malafemmena” e di “A’Livella”. Un artista a tutto tondo che non si è mai risparmiato nonostante la perdita di un figlio di soli 8 mesi e la grave malattia che lo portò alla cecità e alla morte.
I grandi film del principe della risata
Tanti sono i film realizzati da Totò che molto spesso sono stati dei veri record ad incassi. Tante sono le gag leggendarie che questo artista ci saputo regalare grazie anche a quelle che furono le sue due più famose spalle, Aldo Fabrizi e Peppino De Filippo. Basti pensare ad esempio alla scena della caffè nel film “La banda degli onesti”, al memorabile inseguimento in “Guardie e ladri” o al comizio elettorale dal bagno ne “Gli onorevoli”. Grandi sono state anche le sue interpretazioni più drammatiche come in “Siamo uomini o caporali” o in “Uccellacci e uccellini” di Pier Paolo Pasolini con cui ricevette una Menzione ad onore a Cannes per la sua interpretazione.