Cultura

Trilussa, grande poeta dialettale romanesco

Passeggiando per i vicoli di Roma, vi sarà di certo capitato di imbattervi in un monumento o in qualche murales, dedicato a questo grande poeta romano: parliamo di Trilussa. La Capitale, ancora oggi omaggia uno dei suoi padri, perché così veniva visto il poeta di Via Ripetta. La sua specialità? Era la satira politica. Pungente, ironica, raccontò decenni della scena politica italiana, la prima metà del 900, anche durante il ventennio fascista.

Sotto il Regime di Mussolini, la penna di Trilussa continuò a scrivere e pur non essendo un tesserato del partito del Duce, il poeta veniva rispettato e aveva rapporti distesi e di stima con la stampa fascista. Decise di affidare il registro delle sue pungenti satire al dialetto romanesco. Troppo spesso sbeffeggiato, reputato dall’élite rozzo e volgare, il dialetto era ormai parlato principalmente nei quartieri popolari della capitale. Ma Trilussa lo nobilita, usandolo in modo borghese, elegante e ironico all’occorrenza.

murales a roma dedicato a trilussa-photo credits:picuki.com
murales a Roma dedicato a Trilussa-photo credits:picuki.com

Trilussa eletto senatore a vita

Trilussa volle continuare quella che era stata la produzione letteraria romanesca di un altro grande maestro: Gioacchino Belli. Il destino dicono che sia beffardo e pensate che entrambi questi due poeti romani, vennero a mancare lo stesso giorno di anni differenti, il 21 dicembre. Malato ormai da tempo, Trilussa il 1 dicembre del 1950, riceve una delle più grandi onorificenze del mondo politico del nostro paese. Fu eletto senatore a vita. Come poi ironizzerà lo stesso:” Mi hanno nominato senatore a morte“; ormai convinto che il presagio della morte fosse vicino. Infatti poche settimane dopo, venne a mancare.

Nella sua carriera letteraria, rimangono celebri le favole romanesche scritte dal poeta romano. Oggi ancora vengono studiate sui banchi di scuola, non solo dei giovani romani, ma dell’Italia intera. Perché le favole? Trilussa le scelse come genere prediletto perché attraverso metafore e paragoni, spesso con il mondo degli animali domestici, riusciva a descrivere e raccontare meschinità, vizi e debolezze della società che viveva. La morale non era mai semplice o scontata, celava sempre sotto l’ironia e la satira, numerosi spunti di riflessione da suggerire al lettore.

satira di Trilussa-photo credits:lacooltura.com
Satira di Trilussa-photo credits:lacooltura.com

La storica Piazza Trilussa

Oggi Trilussa riposa nel monumentale cimitero del Verano, nella sua amata Roma. Ci ha lasciato un’importante eredità poetica. Ha sdoganato l’uso del diletto romano, che nei suoi versi è tutt’altro che rozzo. In modo raffinato ed incisivo quando serve, ci insegna come usare il colorito romanesco che già di suo ha tanto di ironico. Chi lo avrebbe mai pensato che dai popolosi quartieri popolari di Trastevere e Testaccio, quei modi di dire in dialetto che ancora oggi sentiamo nei mercati rionali o nelle botteghe del centro, potessero diventare poesie e letteratura eterna?

Trilussa continua ancora a rivivere, in una delle piazze più famose di Roma a lui dedicata nel cuore del rione Trastevere. La più amata dai giovani della capitale, che all’ombra della statua del poeta, amano riunirsi sulla scalinata per passare del tempo insieme. La sua satira politica è ancora spunto di ispirazione per i giovani giornalisti e scrittori, esempio di come si possano esprimere critiche pungenti senza mai scadere nel volgare o nell’insulto gratuito.

a cura di Chiara Bonacquisti

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