Tullia Zevi, il giornalismo, l’antifascismo e l’ebraismo laico

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Nella puntata di oggi fare un viaggio nel tempo dalla vergogna delle leggi razziali ai giorni nostri. Parleremo di una grande giornalista ebrea che fu la prima ed unica donna a diventare presidente dell’UCEI. Abbiamo dedicato questa puntata a Tullia Zevi.

L’impegno politico e il giornalismo di Tullia Zevi

“Quel giorno abbiamo scoperto la diversità che cosa volesse dire essere considerati e apparire come ‘diversi’. E direi che abbiamo misurato sulle nostre vite, quasi sui nostri corpi, questa sensazione: ci è entrata nella pelle”. Con queste parole Tullia Zevi raccontò il momento in cui quando era in Svizzera venne a sapere della promulgazione delle leggi razziali in Italia. Ebrea d’origine la Zevi si rifugiò prima in Francia e poi a New York. Durante l’esilio conobbe molti esuli antifascisti come Gaetano Salvemini e abbracciò l‘antifascismo esprimendo il suo impegno politico con il giornalismo.

Attraverso il lavoro giornalistico racconterà momenti importanti per la questione ebraica e la shoah come il processo di Norimberga e il processo ad Adolf Heichmann. A questo affiancò il suo impegno per la comunità ebraica. Fu dal 1978 vice presidente e poi come unica donna nella storia presidente dal 1983 dell‘Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Fu lei a stipulare con Bettino Craxi un importante accordo per i rapporti tra Stato e UCEI.

Enzo Biagi intervista Tullia Zevi, fonte Accasfilm

Ti racconto la mia storia

Nel 2007 Tullia Zevi pubblicò insieme alla nipote Nathania la sua biografia intitolata “Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull’ebraismo”. Qui sotto forma di dialogo con la nipote racconta la sua vita divisa tra storia personale ed universale partendo da quel drammatico 1938 e dalle leggi razziali che cambiarono per sempre la sua vita. Una storia mondiale che si intreccia con quella personale segnata dall’esilio e dal successivo ritorno in Italia nel dopoguerra e all’attività giornalistica. Bellissime sono poi le foto che testimoniano gli incontri della Zevi con le personalità importanti del suo tempo come papa Paolo VI e Yasser Arafat.

Quello che traspare da libro della Zevi è un ebraismo vissuto ed interpretato in modo laico evidenziando soprattutto l‘importanza di non dimenticare affinchè gli errori del passato siano di monito per un futuro in cui vi sia posto per un confronto sereno. Un futuro cercato dalla Levi attraverso l’impegno politico in prima persona nella comunità ebraica portando avanti le sue battaglie di libertà e tolleranza.

Stefano Delle Cave