Un anno fa l’Iran precipitava in una spirale di proteste di massa in seguito alla morte di Mahsa Amini una ragazza di soli 22 anni uccisa dalla polizia religiosa iraniana. La giovane era stata fermata per non aver indossato il velo in maniera appropriata.
La ragazza fu arrestata il 13 settembre di un anno fa e morì dopo tre giorni di coma, il 16 settembre 2022.
La famiglia di Amini smentisce dal primo momento la tesi dell’infarto della figlia, sostiene invece che Mahsa sia stata picchiata duramente in carcere, talmente duramente da non essere riuscita a sopravvivere a causa dei danni cerebrali riportati. Amnesty International Iran denuncia da subito, lo stesso 16 settembre, che la ragazza “è stata arrestata in modo arbitrario dalla cosiddetta polizia della moralità” e secondo testimoni oculari è stata picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza nel centro di detenzione di Vozara a Teheran. Il 22 settembre il presidente iraniano Ebrahim Raisi dichiara che la morte di Amini sarà oggetto di indagine. A inizio ottobre 2022 il referto del medico legale incaricato dell’autopsia sul corpo indica che sarebbe morta per una malattia al cervello, e che quindi soffrisse di problemi di salute pregressi. “La morte di Mahsa Amini non è stata causata da colpi alla testa e agli organi vitali”, ma sarebbe stata correlata a “un intervento chirurgico per un tumore al cervello all’età di otto anni”. Una tesi sempre smentita a gran voce dalla famiglia: “Riteniamo le autorità iraniane responsabili dell’uccisione di Mahsa per mano delle forze di sicurezza”.
Mahsa Amini, le proteste dell’Iran e non solo
Le proteste si diffusero dalla sua città, Saqez, in tutto il paese e hanno dato vita a un movimento anti-governativo che è stato duramente represso (500 morti e circa 20mila persone arrestate) ma ha continuato a farsi sentire fino a oggi. In Iran si temono disordini, dopo che le proteste sono andate scemando negli ultimi mesi sotto il peso della repressione che è stata durissima.
A oggi, sono 7 gli uomini arrestati durante le proteste per cui è stata eseguita una condanna a morte. Tra le persone interrogate e detenute ci sono anche lo zio di Mahsa e l’avvocato della famiglia, Saleh Nikbakht, che dovrà affrontare un processo con l’accusa di aver diffuso ’propaganda’ durante le sue interviste con i media stranieri. Vista la giovane età dei partecipanti, il regime iraniano ha stretto la morsa soprattutto attorno alle università. Nell’ultimo anno centinaia di studenti hanno dovuto affrontare procedimenti disciplinari a causa del loro coinvolgimento nelle proteste e oltre cento professori universitari sono stati licenziati o sospesi.
Una morte che ha scatenato imponenti manifestazioni andate avanti per mesi mettendo a nudo le profonde crepe della società iraniana. Se all’inizio le manifestazioni e le marce avevano come principale obiettivo la legge che rende obbligatorio l’utilizzo del velo per le donne, è evidente che la protesta sia poi evoluta, fino a mettere in discussione le basi della Repubblica Islamica sorta dopo la rivoluzione del 1979.
Il sostegno dei movimenti riformisti alle proteste di piazza ha creato una crepa istituzionale e un dibattito che ruota attorno non solo all’abolizione dell’obbligo di indossare il velo, ma anche all’eliminazione del Consiglio dei Guardiani dall’architettura istituzionale iraniana. Si tratta di un’istituzione i cui membri sono nominati direttamente dalla Guida Suprema Ali Khamenei e hanno il potere di veto sulle candidature presentate in occasione delle elezioni.
Il raggio d’azione e l’influenza del Consiglio dei Guardiani sono ritenuti uno dei principali ostacoli allo svolgimento di elezioni democratiche in Iran. Non si tratta tuttavia dell’unico caso, peraltro recente, in cui la società iraniana si è ritrovata faccia a faccia con le proprie spaccature e contraddizioni.
Gli Stati Uniti denunciano le “continue intimidazioni” alla famiglia Amini. “È la quarta volta nelle ultime due settimane che il regime iraniano convoca il padre di Mahsa per interrogarlo – ha denunciato il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller – Il regime continua a intimidire senza sosta la sua famiglia e le famiglie dei manifestanti uccisi”. “Il regime non può intimidire il popolo iraniano e costringerlo al silenzio – ha affermato ancora Miller – Il mondo sta osservando il trattamento riservato a queste famiglie, così come le continue intimidazioni nei confronti dei giornalisti e gli abusi contro i manifestanti pacifici, e noi continueremo a seguire da vicino e a intraprendere azioni appropriate in risposta”.
Mahsa Amini, per non dimenticare: le manifestazioni in tutta Italia
Sabato 16 settembre il Comune di Milano metterà la foto di Mahsa Amini sulla facciata di Palazzo Marino. Ha scelto questa forma di ricordo per il primo anniversario della morte della ventiduenne iraniana arrestata per non aver indossato correttamente il velo e morta per le percosse subite dopo tre giorni di agonia. La foto di Mahsa Amini, divenuta un simbolo della condizione femminile nella Repubblica islamica, è accompagnata dalla scritta «Donne, vita, libertà. Solidarietà alle donne iraniane».
Non è il solo segno in Italia di ricordo della ragazza uccisa, ma anche di sostegno alle proteste delle donne iraniane. La Comunità iraniana di Roma ha organizzato un corteo che partirà alle 15 da Piazza dell’Esquilino per terminare poi su Via dei Fori Imperiali prima di Piazza Venezia. Aderisce anche la Cgil. #donnavitalibertà è l’hashtag delle manifestazioni e lo è stato fin dalle proteste iraniane dello scorso anno. Oltre 150 città iraniane hanno visto migliaia di persone scendere in strada.
Tutto il mondo ha sostenuto il movimento Donna Vita Libertà che a Roma, il 15 settembre, organizza una Passeggiata notturna con partenza alle 19 da Campo de’ Fiori. Il secondo appuntamento è il 16 settembre, sempre a Roma, alle 11 davanti all’Ambasciata della Repubblica Islamica, Via Nomentana 361, per una manifestazione organizzata in coordinamento con vari collettivi iraniani socialisti, femministi e ambientalisti di diverse città del mondo.
Queste manifestazioni sono sostenute da Arci che sarà il 16 settembre anche in piazza a Milano per il corteo in programma alle 16 con partenza da Corso Venezia, ingresso Planetario. Sempre sabato Amnesty International tornerà in piazza nelle manifestazioni di Roma e Milano. A Cuneo l’appuntamento è in via Roma 41 (area Presidio per la Pace e il Disarmo), alle 18, con una performance artistica.