L’appuntamento di oggi con il Metropolitan Today è dedicato oggi alla strage di Ustica. Erano le ore 20.59 del 27 giugno 1980 quando nei cieli italiani si consumava una delle stragi più dolorose del nostro paese. A quell’ora il Dc-9 I-Tigi Itavia, in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870, scomparve dagli schermi del radar del centro di controllo aereo di Roma. Il volo IH870 partito dall’aeroporto “Marconi” di Bologna in ritardo era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi. Il volo procedeva regolarmente a una quota di circa 7.500 metri senza irregolarità segnalate dal pilota. Alle 21.21 il centro di Marsala avvertì il centro operazioni della Difesa aerea di Martinafranca del mancato arrivo a Palermo dell’aereo. Trascorsero solo alcuni minuti e il “Rescue Coordination Centre” di Martinafranca diede avvio alle operazioni di soccorso. L’allerta interessò i vari centri dell’aeronautica, della Marina militare e delle forze Usa.
Alle 21.55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche ai quali si aggiunsero anche navi passeggeri e pescherecci. L’aereo era precipitato nel mar Tirreno, tra le isole di Ponza e Ustica. Dall’aereo non partì mai nessun S.o.s. L’alba del 28 giugno portò con se tutto lo sgomento e il dolore di un dramma che ancora oggi aspetta giustizia. Alle 7.05 del 28 giugno infatti vennero avvistati i resti del DC-9 e iniziarono le operazioni di recupero dei corpi degli 81 passeggeri. Ci vollero esattamente 11 anni e ben due campagne di recupero per riportare alla luce le varie parti del Dc-9 inabissatesi ad una profondità di 3700 metri.
Strage di Ustica, una giustizia ancora attesa
Il relitto ricomposto in un hangar dell’aeroporto di Pratica di Mare, rimase a disposizione della magistratura per le indagini fino al 5 giugno 2006. Dopodiché grazie al contributo dei Vigili del Fuoco di Roma, trovò posto nel Museo della Memoria, approntato appositamente a Bologna. Dal quel 28 giugno 1980 sono passati 41 anni eppure una versione unanime su cosa realmente sia accaduto ancora non c’è. Nell’arco degli anni varie sono state le ipotesi che si sono susseguite aggiungendo al dolore, l’amarezza di una verità nascosta e macchiata da numerosi depistaggi. Il cedimento strutturale, una bomba a bordo, un missile terra-aria, una collisione, e una battaglia aerea tra jet militari culminata con il Dc-9 colpito per errore da un missile.
Quest’ultima versione, la più accreditata e sostenuta anche da alcune sentenze civili, è da sempre però contestata dall’Aeronautica militare. Le autorità militari italiane, francesi e statunitensi hanno spesso negato informazioni e documenti. Il processo sulle cause e sugli autori della strage in realtà non si è mai tenuto in quanto l’istruttoria relativa definì “ignoti gli autori della strage” e concluse con un “Non luogo a procedere” nel 1999. Il processo complementare sulla strage di Ustica, per la parte riguardante i reati di depistaggio, imputati a carico di alti ufficiali dell’aeronautica militare italiana, è stato invece definitivamente concluso in Cassazione nel gennaio del 2007, con una sentenza assolutoria che ha negato si siano verificati depistaggi.
di Loretta Meloni
Immagine di copertina (Resti del Dc-9 coinvolto nella strage di Ustica) photo credit: cronaca-nera.it