Vampiri: boomers vs millennials

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Di Redazione Metropolitan

Vampiri: demoni? Non morti? Tenebrosi sogni erotici? Molte definizioni, come molti sono gli autori che nel corso del tempo hanno cercato di dargli un volto e un carattere, qualcuno restando fedele ai vari miti, altri reinventandolo completamente. Diverse sono infatti le culture che contemplano entità considerabili come tali.

Il primo a parlarne ufficialmente fu probabilmente l’abate Augustin Calmet, che nel 1746 scrisse un trattato specifico dove raccolse ricostruzioni di casi avvenuti nei decenni precedenti associabili al vampirismo. Ovviamente parliamo di un’epoca nella quale la morte, soprattutto senza spiegazione plausibile, era all’ordine del giorno a causa soprattutto di una limitata conoscenza della medicina. Quest’opera tuttavia potrebbe rappresentare effettivamente il primo tassello di tutta una serie di opere e messe in scena che avrebbero continuato a mantenersi attive, dall’Ottocento in poi, plasmando l’immaginario collettivo in divenire.

Interpretazione di un vampiro – Photo Credits: nonapritequestoblog.it

I tratti ricorrenti 

  1. Ogni vampiro è un essere diametralmente opposto ad un vivente, avendo oltrepassato la soglia della morte, ma tuttavia anche un qualcosa di altrettanto differente da un defunto, infatti continua “frequentare” il mondo de vivi e mantiene moltissime caratteristiche “terrene” della persona che era in precedenza. 
  2. Il vampiro ha un forte legame con la notte. Alcuni studiosi associano ciò a paure ancestrali, infatti l’uomo primitivo temeva che il sole potesse non sorgere più l’indomani e anche se nel corso dei secoli questa paura ha poi indubbiamente trovato “consolazione”, la morte è tuttavia rimasta un mistero, una soglia oltre la quale non ci è permesso guardare, una notte buia appunto, priva della certezza di una nuova alba. Pertanto, se vale l’equazione “morte = notte”, allora vale anche “morte = dubbio” ed è proprio dal dubbio che spesso si generano i mostri e non è un caso questi attacchino sempre di notte.
  3. Un vampiro è sempre e comunque un revenant, una figura che ritorna e tale caratteristica non può essere separata, da un punto di vista antropologico, da quella paura del ritorno dei defunti che contraddistingue la quasi totalità delle società cosiddette arcaiche e/o tradizionali.

Ogni generazione ha il suo vampiro

Non si vuole in questo contesto ricostruire un’epopea del vampirismo, piuttosto far intendere come in epoca moderna ogni generazione abbia il suo vampiro e come esso si presenti allo stesso tempo in risonanza e in armonia con le mode e le simbologie dell’epoca nel quale si manifesta. A tal proposito ci serviremo di alcune delle terminologie consegnate ormai al mainstream del dibattito generazionale degli ultimi anni, individuando: il Vampiro Boomer, il Millennial e il Vampiro Z.

Vampiri boomers:

I più iconici, ossia quelli di The Vampyre di J. W. Polidori e di Dracula di Bram Stoker, incarnato poi nei vari Lestat e Louise di Anne Rice. Si tratta di vampiri tormentati, sia malvagi che innamorati, al contempo artisti e seduttori. Melanconici e imperscrutabili proprio come la notte nel quale si celano. Perché Boomers? Perché imprevedibili come l’intervallo temporale a essi associato; proiettato in avanti ma tormentato dal proprio passato, contenitore di una società innamorata di sé stessa, forse egoista, ma perennemente pronta a promettere l’immortalità senza tuttavia mai rivelarne il costo futuro.

Vampiri millennials:

Sono quelli che rompono col passato, innovativi e che perdono quel contatto coi sentimenti. Sono vampiri pragmatici e funzionali, ultramoderni, fantascientifici, che traggono linfa vitale soprattutto dalla Pop Culture. Sono tali ad esempio Blade, i vampiri di Underworld o i Ragazzi perduti di Joel Shumacher. Il vampirismo non è più una maledizione ma una malattia, curabile spesso senza ricorrere a un paletto; è un’infezione ma anche una diversità con la quale poter convivere che non porti necessariamente al tormento. Lo status di vampiro viene gestito con la razionalità e in molti casi perde la sua diretta associazione col male, infatti spesso i vampiri sono eroi che combattono altri mostri servendosi della loro stessa natura.

Vampiri Z:

I più contemporanei, vampiri si “reinventati”, ma che recuperano molti aspetti del vampiro “tradizionale”, come ad esempio l’aspetto magico della propria essenza, ma che sono anche in grado di approcciarsi alla realtà post-moderna con grande facilità; sono “liquidi” e riescono infatti a immedesimarsi nei drammi di un adolescente e a trasformarsi in cacciatori spietato all’interno di una stessa opera. Tali sono i vampiri di Twiligth o di Vampire’s Diary, soggetti alla luce della ribalta che non a caso non temono più il sole, ma non solo, essi sono inseriti in un mondo che anche se non crede alla loro esistenza li conosce, perché già facenti parte del tessuto sociale e culturale. All’interno della finzione narrativa infatti non mancano metariferimenti al fatto che i vampiri esistano in un mondo che li considera una leggenda, ma che non si sorprenderebbe più di tanto qualora scoprisse che essi siano reali. L’esperto di vampiri non è più un misterioso studioso di esoterismo, ma un qualsiasi ragazzo che ha letto Dracula e visto la serie di Buffy l’ammazzavampiriIl vampiro Z è complesso, sfaccettato, frenetico e metaletterario, proprio come lo è la realtà odierna, ossia complessa, sfaccettata, frenetica e multimediale.

Dettaglio canini – Photo Credits: ilsuperuovo.it

Quindi…

Il vampiro è sempre stato metafora di aspetti e momenti della società. Prendiamo ancora una figura come esempio, Lilith, demone donna a cui risale, secondo alcune leggende, l’origine stessa dei vampiri; essa era divenuta l’incarnazione della donna che non si sottometteva all’uomo e non a caso la figura di Lilith connessa al mondo dei vampiri è ritornata in auge in tempi molto recenti (vedi True Blood), in un contesto sociale dove i movimenti femministi e il girlpower sono più che mi attivi e in continuo fervore. 

Concludendo, non importa molto “il dove” o “il quando” si avvisti un vampiro, perché esso sembra avere sempre la capacità di mantenersi presente all’interno delle dinamiche narrative di una società.

Dario Bettati

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