Cultura

Van Gogh – Tra il cielo e il grano

Non è sicuramente facile ricostruire, capire e trasmettere al pubblico la vita di uno degli artisti più sensibili del 1800, soprattutto perché sarebbe difficile capire il vero senso di un’opera, immaginiamoci dell’artista. Tuttavia questo meraviglioso Docufilm prova, attraverso la sublime narrazione di Valeria Bruni Tedeschi, a ridar vita a Vincent Van Gogh con la testimonianza artistica di Helene Kröller Müller, la più grande collezionista privata del pittore olandese.

Il racconto di questa storia inizia nella chiesa di Auvers-sur-Oise, volutamente scelta perché fu il luogo che Van Gogh dipinse poco tempo prima di suicidarsi in un campo poco distante con una rivoltella. Qui infatti l’attrice Valeria Bruni Tedeschi ci descrive il genio dell’artista e la stima che Helene aveva per lui.

Figlia di industriali, Helene sposò un socio del padre, Anton, ed insieme si trasferirono in Olanda. Fu così che scoprì l’arte, anche abbastanza tardi all’età di trentasei anni grazie alle lezioni del maestro d’arte di sua figlia, Bremmer, pittore e divulgatore culturale. Possiamo dire che nel 1909, anno in cui  acquista il suo primo quadro, per la donna inizia un nuovo ciclo. Un percorso che la porterà ad avvicinarsi sempre di più all’artista per via delle affinità di pensiero che aveva, come la passione per la natura e tutto ciò che non riguardava la città perché ci rivedeva Dio, la tensione verso l’infinito e la spiritualità.

‘Van Gogh desiderò l’amore, ma visse e morì da solo‘, è così che inizia il nostro racconto sull’artista, ripercorrere la vita del pittore significa inseguire il suo tormento e le sue angosce. Nei quadri raffigurava persone che avevano fatto parte della sua vita, anche marginalmente, questi quadri sono tutti molto delicati e difficilmente vengono trasportati per delle esposizioni, sono esposti al museo Kröller- Müller di Otterlo.

In questa città dell’Olanda sud-orientale sorge il museo, nei territori comprati dalla famiglia. Helene scelse questo posto perché era immerso nella natura, convinta che lì, molto più che in città, la gente poteva apprezzare l’arte di Vincent. La sua passione era così sfrenata tanto da sostenere che esistessero nella storia dell’arte due correnti, una classica e una che seguiva Van Gogh. Il suo museo è ispirato agli edifici, specialmente alle chiese che Helene vide in una vacanza con suo marito a Roma, Milano e Firenze.

La sua idea era quella di costruire un museo in larga scala con delle sale al centro che sarebbero state riservate alle opere di Vincent. Per via di investimenti sbagliati del marito il suo desiderio fu realizzabile solo in parte, costruendo un museo più modesto a patto che divenisse pubblico.

A guidarci al suo interno è Lisette Pelsers, direttrice della struttura, costruita dall’architetto belga Henry van de Velden in stile modernista e razionale.

Da qui passiamo alla descrizione di un Van Gogh sempre turbato, forse per la consapevolezza di essere stato un „figlio di rimpiazzo“ in quanto i genitori gli diedero il nome del fratello morto un anno prima. L’artista ha un ardente desiderio di significare qualcosa nella sua vita, comincia a dipingere rifiutando il mondo. Nel frattempo rifiuta l’accademia andando a Parigi, il suo stile cambia, dal dipingere lavoratori che erano espressione del dogma, abbandona i colori della terra come il marrone per passare a colori vivaci e fortemente espressivi. Sono anni che possiamo chiamare „di muta“, è qui che il pittore diventa Van Gogh come lo conosciamo tutti, ed è qui, dall’arte parigina, che „saccheggia“ le tecniche del colore e le trasforma in tratti non mischiati ma accostati.

Per apprezzare al meglio questo cambiamento basta soffermarci sulla sua opera „Interno di un ristorante“ e notare quello che possiamo decisamente definire un ringraziamento al movimento neo impressionista.

Oltre all’opera magnifica di tutela delle opere da parte di Helene, molto importante è la mostra, da cui prende il nome anche la nostra storia, Van Gogh – Tra il grano e il cielo, curata da Marco Goldin, storico dell’arte, il quale ha allestito l’esposizione nella Basilica Palladiana di Vicenza. La mostra ebbe un risultato sensazionale e raccoglieva molti lavori delicati, molto rari da vedere esposti.

Il racconto, accompagnato dalle bellissime musiche della colonna sonora di Remo Anzovino, prosegue con un nuovo capitolo, Provenza, terra del periodo più produttivo e bello dell’artista, che durerà un anno fino all’inizio della sua follia.

In questo periodo Van Gogh dipingerà molte opere e in particolar modo ritratti, che rappresentano per lui allo stesso tempo sia la descrizione della persona sia lo stravolgimento di questa per esprimere la sua anima.

Molto amico dell’artista Paul Gauguin, passò un periodo di conoscenza e stima reciproca con lui che sfociò, durante una serata passata a bere assenzio, in una litigata che si concluse con un Vincent in preda alla follia che decise di tagliarsi il lobo dell’orecchio, per poi regalarlo ad una prostituta. Gauguin non volle più sapere del suo amico.

Un periodo di grande depressione pervase Van Gogh, nonostante ciò dipinse sempre per amore del suo lavoro in ogni luogo si trovasse, parliamo di trentasette residenze in trentasette anni, finché un giorno decise di prendere una rivoltella, recarsi in un campo e spararsi.

La storia di un uomo il quale talento non fu mai riconosciuto in vita, mai amato dalle donne che amava, rivive paradossalmente proprio grazie ad una donna, Helene, che lo fece apprezzare al mondo.

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