Vemodalen, parole dal mondo: la frustrazione di fotografare qualcosa quando esistono già foto identiche

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Di Stella Grillo

Nel nuovo appuntamento della rubrica Parole dal Mondo il termine Vemodalen; una parola molto attuale che indica la frustrazione provata nel fotografare qualcosa che, di primo impatto, sembra unico ma che poi si scopre essere uguale a centinaia di altre immagini in circolazione, per il mondo.

Vemodalen, la falsa unicità di un’immagine

Vemodalen
Credits – Flickr ”The Dictionary of Obscure Sorrows”

Il termine Vemodalen è una parola molto interessante in quanto descrive una sensazione più che mai attuale, oggi. Attraverso i social, che nel tempo hanno puntato molto su foto e video, ogni utente, per professione o per diletto, si trova intento a scattare delle foto. Un’azione che, nell’era social, è sempre più curata nelle minuzie e che, a volte, suscita anche una certa sensazione sgradevole. Questa parola è di origine svedese e la sua l’etimologia proviene da un ulteriore vocabolo di lingua svedese, vemod: significa “tenera tristezza, pensosa malinconia”.

In seguito, il lemma vemod si è poi combinato con il nome di una città svedese, Vemdalen . Il Dictionary of Obscure Sorrows Dizionario dei dolori oscuri – dell’autore John Koenig si pone l’intento di creare parole nuove che mirano a identificare delle emozioni, o dei dolori, senza una voce ufficiale colmando, così, delle lacune linguistiche. Nel dizionario di John Koenig alla voce Vemodalen si legge:

 La frustrazione di fotografare qualcosa di straordinario quando esistono già migliaia di foto identiche – lo stesso tramonto, la stessa cascata, la stessa curva di un fianco, lo stesso primo piano di un occhio – che può trasformare un soggetto unico in qualcosa di vuoto, carnoso e scadente, come un mobile prodotto in serie che ti capita di assemblare da solo.

Creatività e presa di coscienza

La prima cosa che dovrebbe esprimere una fotografia è la creatività; una persona creativa desidera distinguersi dalla massa e, a tal proposito, ha la stessa brama chi si accinge a fotografare un soggetto o un paesaggio che sia. Un fotografo esperto, o semplicemente un appassionato, dopo aver compiuto il suo scatto si accorge che ciò che ha immortalato, condito dal desiderio di essere unico nella sua produzione artistica, non rappresenta una rarità ma anzi si va ad aggiungere alla massa di ”unicità” di molti creativi con la macchina fotografica.

Questo sviluppa un sentimento di immensa tristezza che, spesso, si traduce in una presa di coscienza che genera una frustrazione. Così, in autunno sono migliaia le foto scattate al foliage del momento; stessa cosa durante l’estate, quando le immagini che ritraggono luoghi bucolici e salmastri diventano copiose. Tuttavia, ognuno a proprio modo contribuisce a dare un’immagine alla bellezza, investendo quella foto dei propri ricordi: diversi, gli uni dagli altri.

Stella Grillo

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