Il primo film in concorso presentato oggi alla Mostra del Cinema di Venezia è TÁR di Todd Field con protagonista Cate Blanchett. Il regista è tornato, dopo quindici anni di silenzio, con il suo terzo lungometraggio e un cast prevalentemente femminile che è saltato subito all’occhio anche in sala stampa.

Perchè TÁR è un film musicale

cate blanchett © best movie

L’universo in cui entriamo con TÁR è quello spesso poco frequentato della musica classica. Le vicende che si narrano hanno come protagonista Lydia Tár, musicista, compositrice e direttrore d’orchestra, la prima a svolgere questo ruolo per una delle più importanti orchestre tedesche, la Berlin Orchestra.

Il film racconta un periodo breve della vita dell’artista – interpretata dall’artista, a sua volta, Cate Blanchett -, soltanto tre settimane. Un tempo breve in cui la protagonista vive, però, importanti eventi e cruciali cambiamenti: c’è la pubblicazione del libro e ci sono le questioni burocratiche che la impegnano, ma anche la sua professione e la direzione di un’orchestra che non è inizialmente all’altezza della sua bravura. Inoltre, si trova a doversi confrontare con dinamiche di potere ed ingiustizie che non sembrano farle sconti in un mondo ancora a prevalenza maschile.

Cate Blanchett: l’importanza di sfuggire alla monotonia

Lydia Tár è un personaggio inventato, frutto dell’immaginazione del regista, che si trova a dover fare i conti con forze esterne che agiscono sulla sua vita e su di lei, portandola inevitabilmente a cambiare. Cate Blanchett, nella conferenza di presentazione del film, ha sottolineato proprio la dinamicità del suo personaggio che ci restituisce un’umanità che ci accomuna tutti, nessuno escluso. La monotonia, ha ripetuto, è la morte dell’arte.

Todd Field ci ha abituato, con i suoi film, a personaggi profondamente umani, pieni di provocazioni e su cui agiscono dinamiche importanti. Lydia Tár non poteva essere da meno: anche lei non è soltanto una, ma è contemporaneamente molte donne in una, e la sua trasformazione è così totale e totalizzante da portare il personaggio a non riconoscersi più. E tutto ciò, secondo la diva australiana che ha dato volto, anima, carne ed ossa a questo personaggio immaginario, non può che suscitare la nostra empatia, semplicemente perchè tutti cambiamo.

TÁR. É anche una questione di genere?

Significativo il titolo del film: TÁR, ovvero il cognome di un direttore di orchestra, che è una donna. Significativo anche questo. Non avrebbe avuto lo stesso significato se fosse stato un uomo. Perchè? Perchè ciò che manca spesso alle donne, nel racconto dei media, indipendentemente dal contesto, è proprio il cognome. E questo contribuisce a non storicizzarci, a non farci rimanere nella storia. Con questo film invece, e per fortuna, a contare è anche il nome.

Non meno decisivo, inoltre, il ruolo che Lydia Tár ha nel film: direttore d’orchestra. Un ruolo di potere in un mondo, quello della musica classica, ancora a struttura patriarcale, a prevalenza maschile, e che appare alquanto lontano dal colmare questo gender gap.
Todd ha detto e ripetuto che se Cate Blanchett avesse rifiutato il copione, il film non ci sarebbe mai stato. Quindi, per questo, grazie Cate.

Giorgia Lanciotti

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