Vigilia di Natale, tradizioni e cibo

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Di Marco Pozzato

Alla vigilia di Natale, da nord a Sud, i piatti della nostra penisola legati alla tradizione natalizia sono tanti e fortemente simbolici. Le consuetudini sono diverse, come i piatti presenti in tavola, e non solo tra una regione e l’altra d’Italia, ma persino nello stesso paese. Eppure, nonostante le differenze, c’è sempre qualcosa che accomuna un po’ tutti.

Se non in tutta Italia si festeggia la Vigilia di Natale con lauta cena, la tombola con i fagioli o le bucce di mandarino sembrano essere appannaggio di molti. Se il pesce (vero, conservato o finto che sia) è il principe della cena o cenone del 24, il brodo, soprattutto di gallina, regna sovrano in molti pranzi di Natale. Quasi ovunque è presente la frutta secca, come le verdure di stagione, preparate nei modi più variegati. I dolci non si contano, ogni paese ha il suo mentre i piatti più popolari, senza i quali non sarebbe Natale, provengono da una “cucina povera”, ricca di proteine.

Cibi natalizi da Nord e centro Italia

In Piemonte non è Natale senza agnolotti; in Valtellina non può mancare il cappone in brodo o la faraona arrosto e il panettone valtellinese (un concentrato di calorie con poca pasta e molta; a Verona e nel gardese il cenone della Vigilia si imbandisce solo nella case con una giusta percentuale di meridionali, ma per il pranzo di Natale non mancherà il lesso con la pearà, salsa realizzata con pane grattugiato, parmigiano, midollo di bue, burro e brodo di carne. E come dimenticare il tradizionale nadalìn, antenato del pandoro e del panettone.

Roma, dove la Vigilia è sacra come la messa di mezzanotte e la tombola con i fagioli, non può mancare la minestra di pesce. Spesso presenti gli spaghetti “co’ l’alice”, il capitone, l’anguilla fritta o in carpione e l’insalata di puntarelle; a Napoli, per il cenone della Vigilia, protagonista assoluto è il pesce: frittelle di baccalà e baccalà frittospaghetti “a vongole”frittura mistapesce al forno e capitone; in Sardegna si consumano un numero consistente di antipasti: carciofi con la bottarga, coratella di agnellola cordula (intestino di agnello avvolto su se stesso e cotto in tegame) e tanti altri. Ma tra tutti, il piatto più popolare rimangono i malloreddus piccoli gnocchi di semola, molto ruvidi al tatto e dalle varie forme, lunghi, larghi e con mille nomi a seconda del paese.

Vigilia di Natale al Sud

In Puglia non mancheranno le pettole, frittelle di pasta lievitata, arricchite di pomodoro, capperi, olive o ricotta, salame, baccalà e lampascioni; In Calabria, in alcuni paesi pare che le pietanze in tavola debbano essere tredici. Il peperoncino, ovviamente, non manca mai, come sugli spaghetti con mollica di pane e alici. I dolci, tanti, sono solitamente i turdilli o cannaricoli, e le scaliddre. A Palermo, lo sfincione (pizza tipica a base di cipolla) si mangia anche a Natale insieme ai cardi in pastella e alla gallina in brodo, l’insalata di arance con aringa e, naturalmente, i mille dolci, buccellaticassate cannoli, mustazzoli con mandorle e cannella e la cubbaita, un torrone di miele con nocciole e mandorle o pistacchi.

Insomma, che l’Italia vanti una cultura e una tradizione culinarie tra le più variegate al mondo non è un certo un segreto. Il Natale però, insieme forse alla Pasqua e al Capodanno è la festa che riempie le tavole, fa rimboccare le maniche a tutti gli italiani, che da Nord a Sud, si mettono ai fornelli e danno il meglio di sé. E voi, che vi mangiate a Natale?

Marco Pozzato

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