Vikings: Valhalla 2, la svolta intimista

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Di Eleonora Quarchioni

La serie storica, sequel di Vikings, torna con una seconda stagione diversa da quello che ci si sarebbe aspettati. I vichinghi iniziano a trascurare il campo di battaglia per approdare verso nuovi orizzonti. Perché la loro natura è questa: reinventarsi.

Vikings: Valhalla 2 – cos’è cambiato

Tutti ci aspettavamo una grande battaglia finale, come sia Vikings che la prima stagione di questo sequel ci hanno insegnato. Alcuni di noi avranno persino sperato che si creassero le condizioni tali per uno scontro tra i regnanti inglesi e gli abitanti della Norvegia. Ed invece, più ci si approssima al finale e più si capisce che questa stagione è diversa, dato che compie uno scarto rispetto alla struttura narrativa a cui le saghe norrene ci avevano abituato.

Le arene in gioco restano molteplici, spaziando da Londra a Kattegat, dalla Novgorod dei ‘Rus fino a Costantinopoli. E poi c’è Jomsborg, l’ultimo avamposto del vecchio credo pagano. Le linee narrative principali sono minori rispetto alla stagione precedente, ma in questo modo la serie si dà l’occasione di approfondire temi e rapporti come non si era ancora visto.

Vikings: Valhalla 2, i suoi protagonisti non deludono

Se i personaggi principali di Vikings ci sono rimasti impressi nel cuore, con le loro gesta eroiche o anche solo per la loro bizzarria, quelli di Vikings: Valhalla appaiono più canonici, ma non per questo meno interessanti. In loro non si scorge quell’asincronia rispetto al tempo storico che si intravedeva in un Ragnar, un Floki o un Ivar Senz’Ossa. Loro, infatti, erano individui eccezionali, e, come tutti gli individui eccezionali, fuori dal tempo. Questi, invece, sono personaggi comuni, uomini e donne della loro epoca, ma altrettanto coraggiosi e in grado di emozionarci.

Uno su tutti: Leif (Sam Corlett), che in questa seconda stagione emerge chiaramente come il protagonista principale. Leif prende l’eredità di Ragnar quanto a curiosità nei confronti del mondo, di ciò che è diverso da sé e che è necessario imparare per sopravvivere, o meglio, per vivere non più come animali. Ma, allo stesso tempo, è distante dall’ideale classico dell’uomo vichingo, così riservato e poco propenso a far parlare di sé. Il suo legame affettivo con Mariam (Hayat Kamille) sarà un punto di svolta fondamentale perché gli darà l’occasione di conoscere altre culture e linguaggi (anche matematici!).

Leif Eriksson (Sam Corlett)

Emma di Normandia e Godwin, chi la dura la vince

Una delle tre linee narrative principali è proprio quella che esplora il gioco di potere tra Emma di Normandia (Laura Berlin), regina d’Inghilterra, e il consigliere reale Godwin (David Oakes). Il loro rapporto non è mai stato dei migliori, ma in questa stagione si va esacerbando a causa di un tentato avvelenamento ai danni della regina. Emma sospetta che dietro vi sia lo zampino scivoloso del gentile Godwin, a cui tutti vogliono bene, tranne lei. Spietata e al tempo stesso razionale nel suo agire in difesa di se stessa e del trono, Emma tortura l’amante di lui fino alla morte per ottenere la sua confessione. Quel che ne ricava, è il sogno di Godwin: avere un figlio sul trono inglese. E per Emma conoscere il sogno più grande del proprio nemico è la chiave per sconfiggerlo.

La serie ha il merito di esplorare le dinamiche di corte e in particolare il rapporto tra Emma e Godwin senza privilegiare il punto di vista di un personaggio rispetto all’altro. Se Godwin ci era parso sin dall’inizio un individuo mellifluo, qui veniamo spinti quasi a compatirlo, per poi essere di nuovo convinti della sua malignità. Nel frattempo, quella che era stata la nostra paladina nella prima stagione, l’astuta e saggia regina Emma, ora ci appare a tratti pazza e a tratti spietata, ma non per questo meno affascinante…

Emma, regina d’Inghilterra (Laura Berlin)

Freydis, la custode del tempio

Se in questa seconda stagione avremmo voluto vedere approfondito il rapporto tra Freydis (Frida Gustavsson) e Harald (Leo Suter) le nostre speranze saranno deluse. I due prenderanno strade diverse, perché Freydis deve inseguire il suo destino di protettrice dell’antico credo mentre Harald, che ha mire molto più terrene, è intento a riconquistare la sua Norvegia. Freydis parte così insieme a un gruppo di marinai pagani e approda a Jomsborg, una cittadina che ha radunato intorno a sé tutti i fedeli di Odino.

A Jomsborg Freydis viene trattata come una vera e propria regina, ma capiamo sin da subito che qualcosa non torna. Lei, infatti, viene sfruttata come specchio per le allodole dal capo del villaggio, Harekr (Bradley James). Il suo coraggio e la sua forza, però, non la abbandoneranno e la guerriera groenlandese riuscirà a sollevare il popolo contro il suo famigerato tiranno e a difenderlo dall’attacco di Olaf (Johannes Haukur Johannesson), recatosi fino a Jomsborg per ucciderla.

Freydis (Frida Gustavsson)

Vikings: Valhalla 2, un momento di passaggio

Date le novità evidenziate, è innegabile come la serie si stia rivolgendo verso nuovi orizzonti sia per quanto riguarda gli schemi narrativi che per i suoi contenuti. Vengono meno le battaglie e i grandi scontri tra schieramenti avversari, e si fanno avanti le dinamiche più intime e i contrasti di palazzo. I vichinghi non guardano più soltanto a ovest, ma esplorano il medio-oriente e si fronteggiano con popoli stranieri mai conosciuti prima.

Questa seconda stagione sembra voler definire un momento di passaggio, la chiusura di un capitolo e l’apertura di un altro. La serie, da qui in poi, forse sarà sempre meno incentrata sul mondo dei vichinghi e si aprirà verso un racconto più ampio di quello che resta il periodo più affascinante della storia: il Medioevo.

Di Eleonora Quarchioni

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