Vladimir Horowitz, la reinterpretazione lambisce il romanticismo

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Di Redazione Metropolitan

Vladimir Samojlovič Horovic poi Horowitz è stato letteralmente l’ultimo pianista romantico. Con un repertorio vasto ma frammentato, il musicista russo naturalizzato statunitense più che a programmi integrali amava interessarsi ai compositori che gli manifestavano una fatale e magnetica attrazione. Dal Barocco con Domenico Scarlatti, ai romantici con Chopin, Liszt e Schumann fino alla Prima Scuola di Vienna con le celebri esecuzioni di Beethoven, Mozart e Haydn. Inoltre Horowitz era anche un sublime divulgatore dei musicisti classici dell’allora contemporaneità come Skrjabin e Barber o con gli studi su Debussy e i moderni russi come Rachmaninov; sul quale si diplomò al Conservatorio con l’esecuzione del celebre terzo concerto e con cui strinse una forte amicizia.

Horowitz nacque a Kiev il 1 ottobre 1903 da una famiglia di origine ebraica. Sebbene per anni ci furono disquisizioni sia sulla data che sul luogo di nascita, alcuni parlavano di Berdyčiv. Dopo il famoso esame nel quale eseguì Rachmaninov ed ottenne una standing ovation da parte dei membri della commissione; Horowitz raggiunse i più prestigiosi palcoscenici della musica classica al mondo. Carniege Hall, Musikverein e La Scala su tutti.

Horowitz

Il leggendario episodio di Vladimir Horowitz nel Čajkovskij di Beecham

Nel 1928 Vladimir Horowitz esordisce a New York con il primo concerto di Pëtr Il’ič Čajkovskij diretto da Thomas Beecham. Beecham decise di eseguire senza lo spartito davanti, nonostante poi non lo conoscesse appieno e non potendoselo di fatti permettere. Inoltre impose al solista una struttura ritmica estremamente lenta. Horowitz che intuì immediatamente l’estrema veridicità del pericolo che avrebbe compromesso la sua carriera; decise autonomamente di rivoluzionare il terzo movimento con un ritmo eccezionalmente mosso mostrando consequenzialmente le sue eccezionali doti tecniche e d’improvvisazione (le ottave). Il successo dello spettacolo fu clamoroso e diede fragorosamente iniziò a quella che sarebbe poi diventata la leggenda-Horowitz. Inoltre tra il pubblico sedeva lo stesso Rachmaninov, che dapprima accusò Horowitz di esibizionismo ma poi ne ammirò la personalità e le qualità in un sodalizio che durò fino alla sua morte.

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Il successo planetario, il matrimonio, i problemi di salute e il ritorno

Nel 1932 Horowitz era uno dei musicisti classici più famosi e pagati al mondo. Collaborava in monumentali opere con autori come Ormàndy-Blau, Mehta e soprattutto Arturo Toscanini. Con Toscanini, Horowitz eseguì al Carniege Hall di New York il concerto “Imperatore” di L.V Beethoven, sposandone la figlia Wanda l’anno seguente. Da questi anni in avanti iniziò per Vladimir Horowitz una successione di infauste peripezie di salute e psicologiche che portarono sia la sua attività concertistica che le sue abilità tecniche al progressivo deterioramento. Da un’appendicite fino ad un abuso di psicofarmaci e antidepressivi e attraversando un estemporaneo ed occasionale ritorno sulle scene a metà anni sessanta, Horowitz toccò il fondo in un concerto in Giappone del 1983 in condizioni di ipnotico torpore.

Ma dal 1985 il compositore tornò con ritrovato vigore alle esibizioni dimostrando di aver riscoperto la vena ispirata e la sua peculiarità ritmica che lo aveva contraddistinto da sempre. Rimasto celebre un suo concerto a Milano alla Scala, in cui i critici parlarono addirittura di una forma migliore persino degli anni giovanili. Ma su tutti, gli eventi a Mosca e Leningrado dove in un nuovo clima distensivo tra USA e URSS, Horowitz deliziò gli occhi del mondo con un concerto – Horowitz In Moscow – del quale venne realizzato un compact disc che raggiunse la prima posizione Billboard per oltre un anno. Il concerto assunse un importante significato politico, che ebbe inoltre una contorta distorsione visto che i biglietti furono riservati alla sola elitè sovietica e non agli studenti, i quali di fatti si possono percepire nella seconda traccia nel tentativo di disturbare lo spettacolo.

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Lo stile della reinterpretazione di Vladimir Horowitz

Dopo essersi riscattato con una nuova esibizione in Giappone ed un ultimo concerto ad Amburgo il 21 giugno 1987; Horowitz morì per un infarto il 5 novembre 1989 venendo poi tumulato nell’edicola funeraria dei Toscanini al Cimitero Monumentale di Milano. Vladimir Horowitz è stato senza dubbio uno dei più grandi virtuosi della storia dello strumento. Possessore di una tecnica mastodontica e d’una facoltà combinatoria di agilità, potenza e leggerezza oltre che di una profonda varietà trimbrica; Horowitz aveva nella reinterpretazione attraverso raffinatezze stilistiche come le ottave ripetute, i trilli con quarto e quinto dito, la propria cifra artistica. Le dinamiche con il pedale e i fraseggi erano protagoniste di esecuzioni dionisiache e frenetiche e da una direzionalità ritmica implacabile oltre il pericolo.

Horowitz credeva nella grandezza dell’unicità dell’atto creativo, mediante un raro istinto musicale il pianista non privò mai le composizioni affrontate del loro aspetto emotivo. Rovesciava il finito con infinite nuove reinterpretazioni delle sue pagine predilette, con altrettanti nuovi particolari donava loro una sempre verde potenza espressiva. Giungendo negli anni ad uno stile più rilassato e crepuscolare, Vladimir Horowitz è stato simbolo e capostipite di un discorso sulla possibilità di intervento sul testo originale e di riscrittura, il quale ancora oggi accende aperte battaglie irrisolte tra musicisti di tutto il mondo. Determinando che l’inclinazione naturale che Horowitz ha sempre avuto alla reinterpretazione lambisca l’inesorabilità del suo romanticismo sempre aperto alla possibilità di rinnovare la verginità del classico.

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