Oggi ricorre l’anniversario della morte di Voltaire: uno dei principali esponenti dell’Illuminismo. Tra le tematiche affrontate nella sua vasta produzione emergono il disincanto verso il mondo, la libertà di pensiero e l’anticlericalismo.

Tratto distintivo del suo modo di affrontarle rimane l’ironia: uno strumento potente che si affianca a quello della ragione. Nasce a Parigi nel 1694 da una famiglia della ricca borghesia. Coltivò i suoi studi presso il collegio gesuitico Louis-Le-Grand dove fin da subito si dedicò ad approfondire le letture in latino di Virgilio, Cicerone e Orazio. Il percorso dell’adolescenza e della giovane età si fonda su rapporti contrastanti. Questi emergono sia nel collegio, in cui mal sopporta i riti vuoti della Chiesa che contro le pretese del padre che lo vuole studente di diritto. A causa dei suoi versi di mordente satira politica verrà imprigionato alla Bastiglia e successivamente esiliato in Inghilterra. Qui vestirà i panni di divulgatore scientifico dopo essersi confrontato con le opere di Bacone, Locke e Newton.

Voltaire sulla sinistra. Sulla destra: copertina del "Trattato sulla tolleranza". Photocredit: libriantichionline.com
Voltaire sulla sinistra. Sulla destra: copertina del “Trattato sulla tolleranza”. Photocredit: libriantichionline.com

Il Trattato sulla tolleranza

Quest’opera, nata nel 1763, può considerarsi la più rappresentativa del pensiero del filosofo. Al suo interno sono affrontati temi filosofici e di polemica civile. Il trattato si apre con il celebre caso del suicidio di Marc-Antoine Calois. La famiglia protestante fu accusata di aver ucciso il ragazzo poiché sul punto di convertirsi al cristianesimo. Un altro episodio chiamato in causa come emblema della crudeltà religiosa è il massacro di San Bartolomeo in cui più di 5000 persone, tra donne e bambini, furono massacrati in nome del credo cattolico. Voltaire spiega attraverso il suo pessimismo filosofico come non tutto sia bene e come la storia e il progresso non vadano di pari passo.

Voltaire dialoga con Dio

Pur essendo ateo e appartenente al “culto della razionalità”, Voltaire, nell’ultima parte del Trattato, si rivolge direttamente a Dio attraverso una richiesta. Lo prega affinché l’uomo non affondi nell’odio o generi guerre per le differenze sociali, culturali e religiose. In quanto uomini siamo uguali e fratelli: per questo il filosofo spiega come la religione non debba imporsi con odio ma aprirsi all’ascolto. Il discorso finale accusa dunque l’intolleranza come causa di ipocrisia e sofferenze. La libertà di pensiero, la tolleranza e la fratellanza sono le soluzioni.

Silvia Morgagni

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