William Turner: “il pittore della luce” che pose le basi dell’impressionismo e dell’astrattismo

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Di Elisa Adamo

William Turner, noto pittore inglese, nasce a Londra il 23 Aprile 1775 e muore a Chelsea il 19 Dicembre 1851. Oggi approfittiamo dell’anniversario della sua nascita per conoscere più da vicino il pittore romantico che ha posto le basi per la nascita dell’impressionismo e ha anticipato l’astrattismo. A William Turner va riconosciuto il merito di aver elevato la pittura paesaggistica nella gerarchia di generi e di aver posto la luce come elemento centrale nei suoi quadri, al punto tale da guadagnarsi il soprannome di pittore della luce.

Il principio di William Turner

William Turner autoritratto
William Turner- Autoritratto Ph Credits Wikipedia

William Turner nasce a Londra, figlio di William Gayone Turner e di Mary Marshall, donna instabile con turbe psichiche, che la costringono al ricovero in manicomio fino alla morte. Pertanto, in assenza della madre, il piccolo William viene allevato dal padre. Costui subito si rende conto dello straordinario talento artistico del figlio che non ostacola, ma incoraggia e sostiene, essendo assolutamente convinto che diventerà un pittore. Infatti, espone con orgoglio i primi disegni e acquarelli di William nella vetrina della sua bottega e quando riesce li vende.

Alcuni zii materni nel 1780 lo invitano nella loro tenuta nel Kent. Proprio i paesaggi di questa località fanno emergere in Turner emozioni e ispirazioni, che rappresenta magistralmente nei suoi disegni. Nel 1786 soggiorna presso l’abitazione di un altro zio materno presso Brentford, nel Middlesex: qui firma i primi disegni più conosciuti. Successivamente soggiorna a Sunningwell dove realizza il suo primo album di schizzi.

L’ingresso nella Royal Academy e i viaggi formativi

Fin dal principio la vocazione artistica di William Turner si manifesta in tutta la sua grandezza. Nel 1789 entra alla Royal Academy of arts di Londra. Presso l’accademia si impegna nello studio della pittura e della riproduzione grafica sotto la guida dell’acquarellista Thomas Malton. Nel 1790 Turner, a soli 15 anni, espone il suo primo acquarello alla mostra annuale della Royal Academy. Viaggia molto, va a Bristol, Malmesbury, Bath. Da questo momento in poi inizia ogni anno una lunga serie di viaggi formativi: si reca in Galles, nelle Midlands, nell’isola di Wight, in Inghilterra del nord e in Cumbria. Nel 1801 giunge per la prima volta in Scozia e l’anno successivo si reca in Francia e in Svizzera. In parallelo al binario dei numerosi viaggi si muove anche la sua attività pittorica.

I primi riconoscimenti e il cenacolo di Thomas Monro

Nel 1793 William Turner con un disegno di paesaggio viene premiato presso la Royal Academy e l’originalità delle sue opere attira l’attenzione della critica. È proprio alla Royal Academy che presenta nel 1796 il suo primo dipinto ad olio Pescatori in mare, che ottiene un moderato consenso. Importante è stato il rapporto di amicizia con il dottore e collezionista d’arte Thomas Monro, che ha in cura l’acquarellista inglese affetto da disturbi psichici John Robert Cozens. Così Monro accumula molte opere d’arte e riunisce ogni settimana giovani artisti con lo scopo di farli lavorare a confronto diretto con le grandi opere degli illustri maestri del tempo. In questi incontri Turner ha la possibilità di apprendere e approfondire la tecnica pittorica degli acquarellisti inglesi.

La virata in senso romantico di William Turner

In occasione dell’esposizione annuale alla Royal Academy nel 1801 Turner presenta il suo quadro Pescatori che cercano di tirare a bordo il pesce. L’opera viene elogiata da Benjiami West e da Füssli, ma non apprezzata dai critici per l’assenza delle linee di contorno. Infatti Turner prende le distanze dalla scuola tradizionale del paesaggio inglese e compie una virata in senso romantico, ponendo l’attenzione sui riflessi luminosi presenti sullo specchio d’acqua e sul colorismo.

Nel 1802 Turner espone alcuni quadri: Pescatori a costa di sottovento, con tempo di burrasca e navi che accostano per l’ancoraggio, e opere a soggetto biblico, come Giasone e La decima piaga d’Egitto. Nello stesso anno si reca in Svizzera e a Parigi, dove studia Tiziano, Rembrandt, Correggio, Rubens, Domenichino. Il quadro La festa per l’inizio della vendemmia a Mâcon viene lodata con entusiasmo da Füssli e criticata da un giornalista del True Briton.

L’allontanamento dalla Royal Academy

Date le opinione controverse che le sue opere ricevono, Turner decide di prendere le distanze dalla Royal Academy e di aprire uno studio privato nella sua casa, dove inizia ad esporre le proprie opere dal 1804. La sua decisione viene accolta con favore dai suoi ammiratori, in quanto da adesso possono comprare le tele direttamente da lui. Da questo momento diventa il protégé di rinomati architetti e aristocratici dell’epoca. Con lo scoppio delle guerre napoleoniche i committenti europei diminuiscono e Turner ritorna in Inghilterra. Nel 1806 soggiorna nel Kent e l’amico William Wells lo esorta a realizzare il Liber Studiorum: una raccolta di disegni che raffigurano le varie categorie di paesaggio. L’opera contribuisce ad elevare il ruolo della pittura di paesaggio nella gerarchia dei generi.

Nel 1805 realizza il quadro La battaglia di Trafalgar vista dalle sartie dell’albero di mezzana di tribordo della “Victory”, eseguito sulla base di schizzi fatti nello stesso anno quando Turner assiste al ritorno della nave di Nelson, la Victory appunto, dopo la battaglia di Trafalgar, anch’essa criticata per l’assenza di contorni. Dal 1811 Turner, come professore di prospettiva, inizia a tenere delle conferenze alla Royal Academy. Emerge, così, chiaramente la divergenza tra l’attività accademica e la sua posizione in campo artistico poggiata principalmente sullo studio del colore e della luce.

Il viaggio in Italia

Turner nel 1818 ottiene l’incarico di illustrare The picturesque tour of Italy di James Hakewill, che lo spinge ad andare in Italia. Parte l’anno successivo e si reca a Torino, Milano, Como, Verona, Venezia, Roma, Napoli, Paestum e Lerici. In Italia ha la possibilità di approfondire la propria ricerca artistica sull’utilizzo del colore e della luce e può confrontarsi con i capolavori degli illustri maestri italiani. In particolare a Roma conosce tanti artisti stranieri e ottiene la nomina a membro onorario dell’Accademia di San Luca con il patrocinio di Antonio Canova.

Il viaggio in Italia esercita su Turner un’influenza positiva per la sua arte. Infatti, in questo periodo è molto produttivo essendo ispirato dalla luce mediterranea e dalle sue sfumature. Ritorna a Londra nel 1820 e realizza il quadro Roma vista dal Vaticano, come testamento pittorico dei posti visitati. La sua popolarità cresce sempre più presso gli ambienti aristocratici londinesi. Nel 1826 si dedica ai bozzetti per la serie delle Picturesque Views in England and Wales.

Attratto dalle straordinarie bellezze dell’Italia Turner decide di ritornare e si stabilizza al palazzo Trulli a Roma. Qui si pone al servizio della pittura e lavora senza sosta usando principalmente i colori ad olio. Il suo stile pittorico muta e le tracce di questo cambiamento sono presenti in 2 tele Regolo e Visione di Medea, avversate dalla critica che non giudica positivamente i nuovi metodi considerati scandalosi e audaci.

Gli ultimi passi

Turner non si ferma mai, appare come preso da una furia pittorica che gli impedisce di posare il pennello. Nel 1834, colpito dall’incendio della Camera dei Lord, traspone l’episodio su tela dando vita a L’incendio delle Camere dei Lord e dei Comuni. Nel 1836 realizza Giulietta e la balia, ispirato al dramma shakesperiano trasposto su uno scenario veneziano. L’opera suscita dubbi dalla critica e viene accolta con fervore da John Ruskin, che si dichiara difensore e sostenitore di Turner.

Nel 1839 crea il suo capolavoro La valorosa Téméraire: opera che ottiene consensi e valutazioni positive. Dal 1844 Turner non viaggia più a causa delle sue precarie condizioni di salute, diventa molto schivo e ombroso. Va a vivere a Chelsea dove non rivela a nessuno la sua identità. Turner triste e demoralizzato si abbandona all’alcol. Si ammala di colera e muore nella sua casa a Chelsea nel 1851 a 76 anni.

Lo stile di William Turner

Turner nella storia dell’arte è considerato come il più importante paesaggista e il principale interprete della poetica del sublime. Inizialmente si muove sulla scia della tradizione accademica, ma piano piano ne prende le distanze e la sua attenzione al paesaggio cresce sempre più. I paesaggi sulle sue tele si distinguono per le qualità cromatiche e luministiche uniche nel suo genere al punto tale da divenire un punto di riferimento centrale per le future generazioni di artisti, soprattutto per gli impressionisti. Turner è stato un autore molto prolifico e fondamentale nel suo percorso è stato lo studio dei pittori più celebri con cui si pone a confronto cercando analogie e differenze. Nonostante ciò puntava sull’originalità, condannando le sbiadite imitazioni.

L’elemento centrale nelle sue opere resta il paesaggio anche quando affronta i tempi biblici, storici e mitologici. Esso non assurge il mero ruolo di fondale bensì il ruolo di soggetto artistico indipendente dal dramma raffigurato. Turner rappresenta la natura nella sua forma più violenta e vitale, mettendo in scena spettacoli terribili come naufragi, tempeste e incendi, in uno scenario in cui uomo e natura sono in armonia tra loro. Questi avvenimenti fanno emergere nello spettatore una commistione di piacere e paura.

L’importanza della luce

L’altro elemento costante nei suoi quadri è la dirompente energia della luce, seguendo la teoria di Goethe secondo la quale il colore esiste solo in funzione della luce. Turner utilizza la luce come un’entità atmosferica autonoma che attraverso la sua intensità dissolve i volumi e le forme sulle tele. In questo modo procede verso l’astrazione, allontanandosi dai confini della forma, dando vita a immagini che si dilatano nel colore e nella luce. Le pennellate sono vorticose, mosse leggere, evanescenti e imprecise dando vita ad una dimensione surreale lontana dalla realtà. Turner è solito dipingere un evento o un paesaggio molto tempo dopo averlo visto, in modo tale da trasporre su tela non solo ciò che ha visto, ma che ricorda avvalendosi della potenza creativa della memoria.

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Elisa Adamo