Accadde oggi. Era il 5 gennaio 1968 quando, a Praga, salì al potere il riformista slovacco Alexander Dubček. Da quel momento, un periodo, seppur breve, di riforme e rivolte pacifiche avrebbe coinvolto il paese; periodo che oggi viene identificato come la Primavera di Praga, segno di un tentativo di rinascita e di libertà dall’URSS.

Tra rivolte e riforme, verso una Praga più liberale

Le riforme della Primavera di Praga furono un tentativo da parte di Dubček di concedere ulteriori diritti ai cittadini grazie ad un decentramento parziale dell’economia e alla democratizzazione. Le libertà concesse inclusero inoltre un allentamento delle restrizioni alla libertà di stampa e di movimento. L’obiettivo era, infatti, quello di raggiungere una politica più liberale, in forte e decisa opposizione al duro dominio dell’Unione Sovietica, da cui la Cecoslovacchia dipendeva a partire dalla fine della guerra. Le riforme, tra cui il decentramento delle autorità amministrative, non furono tollerate dai sovietici che intervennero prestissimo.

Era il 20 agosto dell’anno successivo, quando l’URSS inviò migliaia di soldati e carri armati del Patto di Varsavia ad occupare il paese. Si verificò una grande ondata di emigrazione, soprattutto verso i paesi dell’Europa occidentale; non mancarono tuttavia le rivolte pacifiche interne. Una di queste, in particolare, rimase tristemente celebre. Fu quella della protesta-suicidio di uno studente, Jan Palach, 21 anni. Nel pomeriggio del 16 gennaio del 1969 il giovane si recò nella centrale piazza San Venceslao, ai piedi della scalinata del Museo Nazionale, si cosparse il corpo di benzina e si diede fuoco con un accendino.

La fine della Primavera di Praga e cosa ne resta

Vladimir Lammer, 21 Agosto 1968, Praga, Piazza Venceslao. PhotoCredit: Arte.it
Vladimir Lammer, 21 Agosto 1968, Praga, Piazza Venceslao. PhotoCredit: Arte.it

Dopo l’invasione, il Paese entrò in un periodo di normalizzazione: i leader successivi tentarono di ripristinare i valori politici ed economici che avevano prevalso prima di DubčekHusak, che lo sostituì e diventò anche presidente, annullò quasi tutte le riforme.  Ma qualcosa, di quella Primavera era sopravvissuta. La decisione del riformista di dividere la Cecoslovacchia in due nazioni distinte, la Repubblica Ceca e la Repubblica Slovacca, fu ciò che rimase di un momento che fece la storia: una ribellione pacifica contro l’oppressione sovietica che si tramutò in violenza e dolore. L’occupazione sovietica sarebbe durata, infatti, più di 30 anni, fino al 1990.

I tempi per la nascita di un socialismo dal volto umano, dopotutto, non erano ancora maturi e il tentativo fu frenato dalla forza dei carri armati. Ma la lotta per un paese libero lasciò le sue tracce e già nel 1956 seguirono le rivolte in Ungheria a cui, ancora, l’URSS rispose con la violenza.

5 gennaio, gli eventi storici

E’ il 5 gennaio 2005, viene scoperto il pianeta nano Eris, secondo per grandezza fra i pianeti nani nel sistema solare; nel 1997, le forze russe si ritirano dalla Cecenia; nel 1993, la petroliera MV Braer si incaglia sulla costa delle Isole Shetland, versando in mare 84.700 tonnellate di petrolio. Lo stato di Washington giustizia Westley Allan Dodd per impiccagione (è la prima impiccagione legale negli USA dal 1965); il 5 gennaio 1948, nasceva Peppino Impastato, giornalista ed attivista italiano, vittima di mafia.

Martina Pipitone