Nella giornata sulla violenza contro le donne, l’Europa si è riunita per discutere circa i temi di maggior calibro. La seduta plenaria europea è iniziata con parole di sostegno per le donne vittime di violenze. Ha fatto poi da eco il diritto all’aborto delle stesse.

L’Europa lotta per l’eliminazione della violenza contro le donne- Photo credits:europarl.europa.eu

“Ne dobbiamo parlare per tanti motivi. Dobbiamo parlarne per liberare le voci delle vittime e aiutarle a rompere il silenzio. Dobbiamo parlarne per aumentare la consapevolezza e per esprimere il nostro impegno verso la non violenza e l’uguaglianza. Soprattutto, dobbiamo parlarne per trovare soluzioni e porre fine a questa piaga che colpisce la nostra società.”

Così ha iniziato il suo discorso del Presidente il Parlamento europeo, David Sassoli, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ha evidenziato inoltre come quest’anno la crisi del Covid-19, ha messo in luce un altro tipo di violenza, forse passata per troppo tempo in secondo piano, quale quella domestica. Spesso infatti queste barbarie sono avvenute in casa, a porte chiuse, precludendo alla vittima ogni possibilità di fuga. Sassoli ha poi sottolineato un altro aspetto rilevante, cioè la carenza e il non sufficiente finanziamento in molti Stati membri di rifugi e linee di assistenza.

“Questo è inaccettabile. Il Parlamento europeo continuerà ad insistere affinché tutti gli Stati membri dell’Unione Europea ratifichino la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e lavoreremo per presentare una direttiva sulla lotta alla violenza di genere”, ha concluso il presidente.

Helena Dalli, commissaria europea- Photo credits: European Parliament- EuropaEU

Il sostegno dell’Europa

In merito alla questione circa la violenza contro le donne, è emersa anche la voce francese dell’eurodeputata di sinistra, Manon Aubry. L’eurodeputata ha elencato i nomi di 86 donne vittime del loro partner o ex in Francia, all’interno delle mura delle rispettive abitazioni.

Durante la seduta plenaria grande risonanza ha avuto poi la promessa della commissaria europea all’uguaglianza Helena Dalli. Ha preannunciato che esporrà  “un’iniziativa legale, per raggiungere gli stessi obiettivi della Convenzione di Istanbul”. Questo nel caso in cui entro la fine del 2021, l’Europa dovesse mostrare ancora fratture in questo ambito.

Cos’è la Convenzione di Istanbul

La Convenzione di Istanbul è il primo strumento giuridicamente vincolante a livello internazionale per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. E’ incentrata sulla prevenzione della violenza domestica, proteggere le vittime e perseguire i trasgressori. Caratterizza inoltre la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. Tutti i paesi dell’Unione Europea l’hanno firmata, ma non tutti l’hanno ratificata. Il governo di destra della Polonia, all’inizio di quest’anno, ha detto che potrebbe uscire dall’accordo.

I diritti delle donne sono diritti umani- Photo credits: Dianova International

Europa: Women’s rights are human rights

“Women’s rights are human rights”, ovvero i diritti delle donne sono diritti umani. Questa frase è l’essenza di quella che è stata l’altra faccia della medaglia del dibattito, nonché il tema dell’aborto.

“La protezione dei diritti delle donne è la mia missione e anche la mia battaglia personale, lo sapete”, ha esordito Helena Dalli, accennando ai recenti sviluppi in Polonia legati all’aborto. La Dalli ha mostrato la propria speranza circa il fatto che le voci delle cittadine e cittadini polacchi, scesi in strada nelle ultime settimane, siano sentite e ascoltate. “Fare un passo indietro non è un’opzione”, ha concluso.

La posizione della Polonia

Il tema dell’aborto in un Paese estremamente cattolico come la Polonia, è ancora un nodo dolente. Lo ha mostrato la sentenza della Corte Costituzionale polacca, finalizzata a limitare l’accesso all’aborto, rendendolo illegale anche nel caso di malattie e gravi malformazioni del feto. La Corte si è espressa sulla legge in oggetto definendola “incostituzionale”, poiché violerebbe la disposizione che protegge il diritto alla vita.  A questa sentenza sono seguite manifestazioni di massa che hanno avuto un forte eco mondiale e che hanno sospeso gli effetti di tale sentenza.

Jarosław Kaczyński, volto noto del governo polacco, ha definito queste manifestazioni “un atto nichilista nei confronti della chiesa”. Non è infatti una novità che la Polonia sia un paese fortemente cattolico, ma come ha affermato a gran voce la eurodeputata verde polacca Spurek, in rappresentanza di tutte le donne polacche, “noi non vogliamo continuare a soffrire a causa di un partito e di una religione”.

Le voci femminili dell’Europa

A mostrare poi il proprio sostegno è stata Terry Reintke, europarlamentare tedesca, dichiarando che “la resistenza delle donne polacche ci rende fieri di essere europei e incarna lo spirito dell’Unione intera”, parole dietro le quali si cela un incentivo a resistere, lottare.

L’Europa vicina alle donne- Photo credits: Inside Over

Le ultime parole a sostegno delle donne polacche sono state pronunciate dalla stessa Helena Dalli. La commissaria ha voluto ricordare Simone Veil,” la prima donna presidente di questo Parlamento”, la quale immaginò un’ Europa in cui i diritti delle donne non fossero messi in discussione, né limitati.  “Sono i suoi insegnamenti, quelli da cui prendiamo ispirazione ogni giorno per riaffermare i valori, che ci rendono europei”. Così ha concluso il suo discorso la Dalli.

In una società in cui le discriminazioni, le violenze, sono all’ordine del giorno, vedere radicarsi una grande rete di solidarietà femminile, forte e coesa, è un monito a persistere incessantemente nella lotta contro il conservatorismo. L’Europa sceglie le donne.